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La stagione di Dzeko: molte ombre e poche luci con la prospettiva dell'addio

Il bosniaco segna con il contagocce e il suo digiuno all'Olimpico dura quasi un anno. Un'annata vissuta a nervi tesi è il preludio del divorzio

Edin Dzeko durante Roma-Parma, di Mancini

Edin Dzeko durante Roma-Parma, di Mancini

26 Giugno 2019 - 13:01

A prova di bomber. Il rapporto fra Edin Dzeko e la Roma all'alba della stagione 2018-19 appariva più saldo che mai. A rivederlo oggi che risulta ormai agli sgoccioli, sembra passato un secolo. Eppure è trascorso meno di un anno da allora. Nell'estate che introduce alla seconda annata difranceschiana il bosniaco si presenta come uno dei leader indiscussi della squadra. Reduce da un'avventura straordinaria nella Champions dei sogni, quella conclusa a un passo dalla finale e nella quale lui ha messo il timbro decisivo in ogni gara dopo i gironi, finendo per essere protagonista assoluto della cavalcata europea.

E la stagione successiva ricomincia ancora nel segno di Edin, che nella trasferta d'esordio a Torino firma una rete strepitosa al fotofinish simile a quella dell'anno prima a Stamford Bridge. Il gol regala non solo tre punti, ma anche un'esultanza sfrenata di gruppo sotto il settore occupato dai romanisti che lascia presagire una rinnovata unità d'intenti. Qualche giorno dopo però cambia tutto: la cessione di Strootman sul gong finale di mercato viene mal digerita dallo spogliatoio. La Roma che scende in campo nel turno successivo contro l'Atalanta è irriconoscibile. Dzeko fornisce l'assist a Florenzi per la rete che innesca la (mezza) rimonta, ma per il resto è evanescente e poco incisivo sotto porta. Una costante nelle prime giornate, in particolar modo nelle gare casalinghe.

All'Olimpico il numero 9 segna soltanto in Champions. In campionato il secondo timbro arriva a Empoli all'8ª, sempre nei minuti conclusivi. Poi però comincia un lungo digiuno sotto porta, che viene acuito da un fastidioso stop muscolare. Il centravanti resta fuori per buona parte del mese di dicembre, rientrando per scampoli di gara contro Juventus e Sassuolo. La maglia da titolare la indossa soltanto a Parma, nell'ultimo impegno dell'anno solare, ma la prestazione si rivela senza squilli. Nel frattempo però la stella di Schick ha illuminato solo a intermittenza. Dopo la lunga sosta invernale Dzeko ritrova il suo posto al centro dell'attacco proprio nella prima di ritorno contro il Torino, e la settimana successiva torna al gol. Sotto la neve di Bergamo il bosniaco ne fa due con la fascia di Capitano al braccio, nel primo tempo più illusorio e al tempo stesso premonitore del 2019. Ancora a secco in casa, ancora in gol nelle due trasferte successive, con Chievo e soprattutto Frosinone, dove un'altra firma last minute regala la vittoria e rappresenta l'ennesimo tabù abbattuto da Dzeko, cui resta solo il Parma da punire in Serie A.

Ma il secondo derby regionale va malissimo per la squadra e anche per lui, che finisce con un giallo che gli costa la squalifica nella prima di Ranieri in panchina. Rientra a Ferrara, ma la partita con la Spal segna un'altra tappa da dimenticare e il bosniaco finisce anche per litigare con El Shaarawy. I nervi tesi sono una costante della stagione di Edin, che si è già scontrato con altri compagni. Le prestazioni successive sono deludenti, tanto che a Genova contro la Sampdoria finisce in panchina, ma quando subentra nella ripresa lo fa con piglio diverso, contribuendo in modo determinante al successo. Tre giorni dopo torna al gol all'Olimpico dopo un anno, con l'Udinese, nella sfida che sembra riaprire la corsa alla Champions. Qualche pareggio di troppo spegne subito le speranze e a Dzeko non rimane che chiudere il cerchio, realizzando l'ultima rete stagionale contro la Juve, proprio la sua prima vittima italiana. All'addio di De Rossi viene sostituito e non la prende bene: ulteriore segnale di un addio imminente.

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