Quando le strade si sfiorano soltanto: Gimenez, la Roma e quell'intreccio con Dovbyk
Obbligato a sgomitare per non restare "il figlio del Chaco Gimenez"; poi le sliding doors di una vita e di mercato. La storia del messicano e dell'amore mai sbocciato coi giallorossi
C'è chi dice che il destino te lo crei, non te lo scrivono; chi si sente una piccola pedina in un disegno ben al di sopra delle proprie possibilità. In ogni caso, il destino ha voluto che le strade di Santiago Gimenez e della Roma si incrociassero più volte, senza mai però convergere nella stessa direzione. Anche quando sembrava essere arrivato il momento, in un possibile scambio con Artem Dovbyk agli sgoccioli dell'ultima sessione di calciomercato. Poi la voglia di rimanere al Milan, il club di cui è dichiaratamente tifoso fin da bambino, prevale sul resto. E meglio così, evidentemente.
El Bebote y El Chaco: la crescita di un figlio d'arte
Ma la storia di Santiago, El Bebote, Gimenez comincia ben prima dell'arrivo in rossonero. Le radici in Argentina, a Buenos Aires, dove nasce il 18 aprile del 2001, ma l'identità è messicana, visto l'arrivo in Messico a soli 3 anni. Il motivo? Sempre il calcio. Santiago Gimenez è infatti figlio di uno dei calciatori "stranieri" più amati in Messico, Christian El Chaco Gimenez: classe 1981, cresce nelle giovanili del Boca Juniors dove poi esordisce a 17 anni. Quattro stagioni con i colori degli Xeneizes, poi Unión de Santa Fe e Independiente prima di trasferirsi in Messico. In terra messicana veste le maglie di Veracruz, América, Pachuca e soprattutto Cruz Azul (dal 2009 al 2018, realizzando 62 gol in 257 presenze). A casa Gimenez, il sangue è argentino, ma Santiago cresce e si forma in Messico come uomo e come calciatore. Anche se la stampa locale, fin dagli albori della sua carriera, lo pone davanti al mito del padre. A 15 anni, Gimenez arriva proprio al Cruz Azul, dove suo padre ha lasciato il segno, cercando di coronare il suo percorso con una vittoria del campionato messicano che, tuttavia, in 9 anni non è mai arrivata. El Bebote (soprannome prima scelto proprio dalla famiglia, dovuto alla corporatura dell'allora piccolo Santi, apparentemente molto più grande dei suoi coetanei, poi battezzato dal telecronista Tito Villa durante una gara), accusa il colpo ma lo incassa segretamente. Davanti agli occhi di tifosi e stampa è una furia: capocannoniere delle varie giovanili fino a quello che, però, rappresenta il momento più difficile della sua carriera.
Il bivio di una vita e l'avvicinamento alla fede religiosa
A 17 anni la sliding door, una situazione quasi impossibile da controllare: tutto nasce da due operazioni chirurgiche (una avvenuta a 13 anni, la seconda a 15) alla clavicola, che hanno richiesto l'installazione di due perni. Dopo dei segnali fortunatamente non sottovalutati, viene diagnosticato a Gimenez un coagulo di sangue nella vena clavicolare: il rischio è troppo alto e bisogna intervenire in maniera tempestiva sulla trombosi. A quel punto, il futuro dell'attaccante è appeso ai test post operatori: il rischio è quello di dover assumere anticoagulanti a vita e quindi smettere di giocare a calcio. Il medico indica che, per continuare a inseguire il suo sogno, la vena sarebbe dovuta guarire oltre il 95%: è in questo periodo che Gimenez si rifugia nella preghiera e sviluppa un rapporto importante con la religione. E questo si incrementa quando, il giorno dei risultati dei test, la vena è guarita oltre il 95%. Per Santiago è un segno. Sei mesi completamente a riposo, dunque, senza poter fare sforzi fisici. Poi il percorso del messicano riprende, fino alla vittoria de la Liga MX con la maglia del Cruz Azul: il trionfo mancava dal 1997. Un evento storico per la società, una soddisfazione enorme per il ragazzo, quella che il padre non era mai riuscito a raggiungere. È lo stesso periodo in cui arriva anche la chiamata dalla nazionale messicana, mentre un anno dopo l'opportunità chiamata Europa. O meglio, Feyenoord. In Olanda 105 presenze e 65 gol, fino ad arrivare al Milan.
Un matrimonio che non s'ha da fare
Tante le aspettative al suo arrivo a Milano. Tra prestazioni non altisonanti e una stagione decisamente complicata, l'attaccante messicano non è riuscito a incidere. Con l'arrivo di Massimiliano Allegri il suo destino sembrava segnato, lontano dal Milan. Parte dunque la telenovela che lo vede protagonista, insieme a Dovbyk, di un possibile scambio tra i rossoneri e la Roma. Proprio quella Roma con cui Gimenez ha sempre avuto un rapporto controverso: le 3 sconfitte incassate e i due cartellini rossi tra Feyenoord e Milan, entrambi all'Olimpico, con gli "olé" dei Romanisti, il duello sempre molto acceso con Gianluca Mancini. Le strade si potevano incontrare, questa volta, sullo stesso percorso. Poi il ripensamento dell'ultimo minuto, un intreccio solo sfiorato. Forse il giusto epilogo di una storia che non sembra essere destinata ad incrociarsi. La voglia di Roma è intrinseca, non trattabile.
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