Corto muso è la misura di Gasperini: altra vittoria per la Roma, è 2-1 col Parma
Si torna a vincere allo Stadio Olimpico. Brutto primo tempo, poi ci pensano Hermoso e Dovbyk a battere i ducali
(GETTY IMAGES)
Ci fa addannare, come spesso capita nei primi pezzi di ogni partita, poi ci fa appassionare, poi ci fa sognare: è la Roma di Gasperini che tra vari aggiustamenti tattici regala un altro tempo all’avversaria, nello specifico il Parma, segna un gol forse immeritato al tramonto della prima frazione che Crezzini annulla onorando le più recenti indicazioni di Rocchi (ma contraddicendo ciò che si è visto a Milan-Pisa), poi nella ripresa (dopo un altro cambio inatteso, Bailey, che era entrato al 7’ in sostituzione dell’infortunato Ferguson) alza i ritmi e travolge tutto, si ritrova in doppio vantaggio grazie a Hermoso e a Dovbyk (appena entrato) e quando deve gestire il finale si fa infilare malamente (da Circati) e fa vivere in apprensione gli ultimi minuti al suo pubblico appassionato, altri 61043 presenti in mezzo alla settimana e prima di cena, tutti insieme alla fine a festeggiare la conferma del primato al fianco del Napoli, alla vigilia di un confronto che si fa molto interessante, domenica a San Siro col Milan, attuale terza forza del campionato con l’Inter (mentre il Napoli affronterà sabato il Como al Maradona). Certo, chi non avesse visto il primo tempo della partita, magari per impegni professionali comprensibili considerando l’orario pomeridiano infrasettimanale di questa nona giornata di campionato, si consoli presto: non si è perso niente. Riassunto in due concetti, per 45 minuti la Roma è andata alla ricerca delle marcature migliori per prendere alti i suoi avversari senza riuscirci, poi alla fine ha trovato due mezzi gol: il primo, vero, di Soulé è stato annullato per un’improvvida posizione di fuorigioco attivo di Celik (e poi spiegheremo come e perché), il secondo, la classica conclusione a botta sicura, è stata invece una capocciata di Dybala ben indirizzata sotto la traversa a cui Suzuki ha risposto da campione. Ma fino alle emozioni vissute tutte nel finale c’era stata solo tanta confusione per un piano gara che l’infortunio di Ferguson aveva subito complicato. L’ariete irlandese era stato infatti il colpo a sorpresa sparato da Gasperini in preparazione di questa partita, terminale offensivo di un 3421 con Soulé e Dybala alle sue spalle, Celik, Cristante, Koné e Wesley a centrocampo da destra a sinistra, mentre dietro era stato schierato Mancini inusualmente nel centrodestra, Ndicka centrale ed Hermoso restituito alla sua posizione più naturale, a sinistra. Cuesta, il giovanissimo allenatore del Parma aveva sfidato invece il più anziano (37 anni di differenza tra i due) con un 442 un po’ a sorpresa (ma neanche troppo, visto che era stato annunciato dai giornali), con Delprato, Circati, Valenti e Britschgi davanti al giapponese Suzuki, Bernabé, Estevez, Sorensen e Ordoñez in seconda linea a metà a campo, con le punte Pellegrino e Cutrone a dividersi gli spazi davanti. Difficile andare a prendere così gli uomini nelle marcature individuali per i romanisti, salvo mettersi a specchio, ma in maniera assai poco sincronizzata: per cui inizialmente Dybala e Ferguson avrebbero dovuto prendersi cura dei due centrali, con Soulé presto spostato sul terzino mancino, con Wesley e a volte Koné ad uscire sul terzino destro, ed Hermoso a caccia di un avversario (ora Bernabé, ora Estevez).
Il fatto è che dopo 15 secondi Ferguson è stato colpito durissimo da Valenti (con tanto di check del Var per un possibile grave fallo di gioco, poi non valutato tale) e dopo 7 minuti ha dovuto lasciare il campo: Gasp aveva subito mandato a scaldare tre giocatori e tra Dovbyk (stessa struttura fisica), El Aynaoui (per la riproposizione della filosofia di Reggio Emilia, con Cristante sulla trequarti e due punte leggere) e Bailey (per un tridente senza punti di riferimento), ha scelto proprio il giamaicano, salvo pentirsene dopo pochi minuti, riscontrata la poca verve messa in campo dall’ex attaccante dell’Aston Villa. Proprio la prestazione di Bailey è stata un po’ la cartina di tornasole della prova della Roma nel primo tempo: tante corse a vuoto, pochi punti di riferimento da prendere sugli avversari molto mobili, troppi errori tecnici. In tutto il tempo la Roma ha tirato verso la porta appena 4 volte di cui solo due pericolosamente, quelle nel finale. Al 36’ il Parma ha avuto due occasioni nella stessa azione: Pellegrino sulla sinistra aveva lasciato sul posto Ndicka, sul cross respinto corto e male da Wesley aveva provato a segnare prima Ordoñez (con respinta di piede di Svilar), poi Bernabé che però ha perso l’attimo per aggiustarsi il pallone e poi ha calciato addosso a Ndicka. Al 38’ Mancini aveva servito Bailey in un bel taglio offensivo, ma la goffa conclusione del giamaicano terminata malamente fuori è stata attenuata dalla posizione di fuorigioco rilevata dall’assistente. Poi le due occasioni già accennate: prima il gol, bellissimo, di Soulé, a mandare in porta una respinta della difesa del Parma su cross di Wesley, bel sinistro e angolino trovato con precisione, non fosse stato per la cervellotica scelta di Celik che in posizione di fuorigioco invece di restare bello coperto dietro Circati, si è mosso in direzione della conclusione fermandosi pure per lasciarla passare, ingannando così Suzuki. Pavlovic col Milan, contro il Pisa, aveva fatto di peggio, ma proprio in revisione di quell’episodio Rocchi aveva richiamato tutti in settimana, invitando i suoi arbitri a considerare la vicinanza tra l’attore in fuorigioco e il portiere e l’incidenza sulla traiettoria: da qui la decisione del Var Aureliano di richiamare l’arbitro all’Ofr e, dunque, di procedere all’annullamento. Prima dell’intervallo, c’è stato spazio per un’altra occasione, con cross lungo di Wesley ripreso da Mancini, controcross da trequartista per Dybala, gran testata dell’argentino, gran volo di Suzuki in calcio d’angolo.
Nella ripresa, ecco il cambio che non ti aspetti, anzi, cominciando a conoscere Gasperini forse è proprio quello che andava atteso: fuori Bailey dopo 38 minuti di niente, dentro El Aynaoui, per rimettere Cristante nella stessa fruttuosa posizione di Reggio Emilia, più alto dietro due punte, Dybala e Soulé. Anche se il primo squillo della ripresa è di Bernabè, e dopo appena 13 secondi, si è percepito subito che la Roma è entrata in campo con un piglio diverso. La conclusione pericolosa di Sørensen al 4’ dopo una bella transizione è l’ultimo squillo pericoloso del Parma prima di un lungo monologo giallorosso che è cominciato proprio con un duetto tra Dybala e Cristante, colleghi trequartisti, fino alla conclusione di destro dell’argentino neutralizzata facilmente da Suzuki. All’11’ c’è un’altra bella ripartenza della Roma con percussione sulla fascia di Cristante ben servito da Soulé, ma stavolta Bryan si è fatto ingolosire dalla conclusione, sparata alta, invece di servire proprio Dybala a centro area libero da marcature. Al 15’ ancora Cristante, particolarmente a suo agio nella posizione in cui è probabile che venga riproposto anche a Milano, magari per occuparsi di Modric, ha scaricato per Ndicka per una conclusione senza fortuna. Cuesta ha poi dato vita nuova al suo attacco: dentro Benedyczak per Cutrone. Ma subito dopo la Roma è andata in vantaggio, grazie ad Hermoso, ma soprattutto all’ispirazione di Mancini che ha chiamato il compagno in area un attimo prima della perfetta parabola calciata da Dybala dalla bandierina: e non solo Bernabé ha marcato malissimo l’avversario, ma Delprato ha penalizzato Suzuki colpendolo nel tentativo di marcare Ndicka, così il giapponese si è ritrovato a terra e non ha potuto neanche provare a respingere il tiro.
L’odore nel sangue ha scatenato i lupi, adesso famelici come nel primo tempo non erano mai stati. Al 21’ Dybala da destra ha visto dalla parte opposta Wesley libero da marcature e lo ha servito con un pallone preciso che il brasiliano ha stoppato e scaraventato verso la porta, trovando l’opposizione della tibia di un avversario. Subito dopo Mancini in libera uscita dentro l’area avversaria ha chiesto all’arbitro conto di una trattenuta di Britschgi, ma l’arbitro, e nel controllo anche il Var, hanno ritenuto troppo morbido l’impatto per sanzionarlo con la massima punizione. Al 27’ Soulé si è fatto fermare in area troppo facilmente da un avversario e Gasperini ne ha subito ordinato il cambio, mandando in campo Dovbyk al fianco di Dybala. Cambi anche per Cuesta, con Almqvist, Djuric e Cremaschi a rinforzare l’attacco. Svilar ha fatto l’ultimo miracolo, alzando sopra la traversa una velenosa conclusione di Sorensen. Nell’azione successiva è stato proprio Dovbyk ad indirizzare definitivamente la serata prima offrendosi da sponda per Cristante e poi, sul rimpallo, controllando con la coscia e poi girando di sinistro all’angolo opposto un tiro secco e preciso che ha superato Suzuki. Gasperini si è rilassato e ha deciso di risparmiare almeno gli ultimi cinque minuti della partita a Mancini e Wesley, dando loro il cambio con Ghilardi e Rensch: un azzardo che per poco non è costato caro. Su un fallo laterale immediatamente successivo, infatti, Benedyczak ha spizzato di testa in aria verso Circati che sottoporta ha accorciato le distanze facendo infuriare Gasperini: entrambi hanno colpito senza essere marcati. Con Mancini non sarebbe accaduto. Cuesta ha mandato in campo anche Begic, per l’assalto finale. Ma non c’è stato tempo: un po’ perché l’arbitro ha concesso solo tre minuti di recupero (due per i cambi, uno per il tempo perso, effettivamente poco), un po’ perché Dybala ha provveduto con la sua verve e la sua tecnica a tenere lontani gli avversari dalla metà campo giallorossa. E adesso sotto con il Milan.
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