La Roma mette la 5ª e allunga: 1-0 col Sassuolo, decide Dybala
Ancora una vittoria in trasferta. Fondamentale la rete della Joya nel primo tempo, festa per i 10.000 al Mapei Stadium
(GETTY IMAGES)
Vola alto la Roma con la quinta vittoria consecutiva in trasferta (una in coppa), vola e tiene il passo del Napoli, affiancando in vetta di nuovo i campioni d’Italia e per la Roma, all’ottava giornata, è una cosa che non accadeva da dodici anni, dalla stagione 2013-14. Vola e batte anche il Sassuolo, ancora con un solo gol di scarto perché il corto muso è diventato una specialità della casa (sesta vittoria di misura, compresa quella in Europa League a Nizza) e con un gol di Paulo Dybala (non segnava in campionato dal 9 febbraio scorso a Venezia), simbolo di quell’attacco leggero schierato dall’inizio da Gasperini, con Cristante sulla trequarti come ai vecchi tempi dell’Atalanta. Ha funzionato (quasi) tutto nelle letture del tecnico e ora la Roma si appresta ad affrontare il Parma per rompere il tabù Olimpico (inspiegabile la differenza di rendimento tra trasferta e casa) mentre il Napoli renderà visita al Lecce di Di Francesco e il Milan (terzo) andrà invece a Bergamo. Altre giornate radiose sembrano arrivare.
A cercare il pelo nell’uovo, anche stavolta la Roma ha concesso i primi minuti all’avversario, sia nel primo sia nel secondo tempo. Come se ogni volta prima di trovare le misure a campo e uomini ci fosse bisogno di un minimo periodo di adattamento, che non trascorre mai senza patimenti. Anche ieri, all’alba della partita, Svilar ha avuto le sue principali preoccupazioni, prima con un’incursione di Berardi, poi resa vana dalla segnalazione del fuorigioco, poi con un rimpallo sbadatamente perso da Ndicka su Fadera, e sul susseguente cross di Pinamonti per Thorstvedt, colpevolmente dimenticato da Koné, è arrivato il colpo di testa storto del norvegese, a tranquillizzare i circa 10.000 romanisti presenti al Mapei di cui 6000 nel settore ospiti, tra i quali Valerio Mastandrea beccato dalle telecamere nella curva alle spalle di Svilar. E ancora, al 7’, Thorstvedt è sfilato di nuovo alle spalle di Koné a ricevere il suggerimento e a servire Fadera, pronto a lasciar partire un bel destro, peraltro deviato da Celik, con Svilar a volare per spostare la traiettoria dalla porta. Più o meno dopo dieci minuti la Roma si è assestata tatticamente sul campo. Nel piano studiato da Gasperini, Cristante era la mossa a sorpresa, alzato da trequartista per schermare la prima impostazione di Matic, con i due attaccanti Bailey e Dybala a spartirsi la zona più offensiva e dunque le marcature dei centrali, Idzes e Romagna (sostituito prima della fine del tempo da Candé). Recuperato Manu Koné, Gasp gli ha affiancato El Aynaoui per controllare rispettivamente Thorstved e Ismail Koné, mentre alti sulle fasce a prendere i terzini del Sassuolo Walukiewicz e il velocissimo Doig sono stati messi da Gasperini Tsimikas (tecnicamente ancora troppo incerto per somigliare al giocatore apprezzato a Liverpool) e Wesley, riproposto a destra (e, al contrario della sfida di coppa con il Viktoria Plzen, più apprezzato stavolta nel secondo tempo a sinistra che nel primo a destra). Dietro sono tornati i tre dell’Ave Maria, Celik, Mancini e Ndicka, mentre Grosso ha dato un turno di riposo a Laurienté e ha inserito l’ex Como Fadera accanto a Berardi e Pinamonti.
Dopo gli impacci iniziali per la Roma è uscito il sole, e in quattro e quattr’otto è arrivato il vantaggio. Il primo segnale è stato un inserimento di Cristante al 12’ premiato da Wesley, ma Bryan aveva potuto solo uncinare il suggerimento mandando la palla alta oltre la traversa. Al 16’ invece è stato Ndicka a suonare la carica, intercettando in pressione alta una trasmissione su Berardi, passando a Dybala che ha colto l’immediata aggressione dello spazio di Cristante servendolo sul piede, il destro del centrocampista è stato respinto in volo da Muric che poi niente ha potuto sull’acrobatico tap-in (di destro) ancora di Dybala, pronto poi a festeggiare con un saluto in camera alla sua promessa sposa e futura mamma Oriana il suo ritorno al gol anche in campionato, dopo il rigore realizzato giovedì contro i cechi di Plzen. Al 27’ il Sassuolo ha avuto l’occasione di pareggiare subito dopo un tiro di Walukiewicz deviato in angolo da Koné: sul corner battuto corto, Berardi ha tagliato un cross in area mentre la linea romanista usciva disordinatamente (con Ndicka e Wesley attardati) a favorire così la conclusione di testa di ben due giocatori neroverdi, con Thorstvedt che ha di fatto deviato largo togliendo però la palla dalla testa di Romagna, sicuramente piazzato meglio del compagno. Scampato il pericolo, la Roma ha continuato a gestire il gioco (alla fine sarà del 60% il dato del possesso palla giallorosso) e ha impensierire Muric, prima con El Aynaoui (destro moscio al 32’) e poi con un altro splendido inserimento verticale in solitaria di Cristante ancora una volta assecondato in maniera geniale da Dybala, ma stavolta Muric è stato bravo a disinnescare il pericolo in tuffo. Al 39’ Candé ha preso il posto dell’infortunato Romagna, al 40’ Dybala su punizione ha fatto gridare al gol i tifosi romanisti, ma la palla in realtà ha accarezzata l’esterno della rete.
Al rientro in campo, Gasperini si è presentato con Hermoso a completare il terzetto difensivo, con Celik spostato più alto, Wesley portato da destra a sinistra (sempre davanti alla panchina di Gasperini, sarà un caso, ma ha fatto così anche in Europa League) e Tsimikas trattenuto negli spogliatoi. Non una mossa particolarmente illuminata, stante la velocità sulla fascia sinistra del Sassuolo della coppia Doig-Fadera: e infatti dopo neanche due minuti Hermoso è stato costretto a fermare con le maniere forti proprio Doig, rimediando subito un cartellino giallo. Al 5’ (e anche questa è un’abitudine per Gasp, che “spreca” spesso uno slot per un cambio subito all’inizio della ripresa) Bailey è stato richiamato in panchina per far posto a Dovbyk, per il ritorno all’attacco pesante, a due, con l’ucraino chiamato (e richiamato spesso per questo dal tecnico) a dividersi gli spazi con Dybala. Al 9’ un’altra risalita fatta male da un corner ha regalato un’altra occasione al Sassuolo, con Pinamonti che in diagonale ha allargato troppo la mira. Al 13’ invece è stato Celik a cercare la via della rete, ma Muric è stato attento. Al 15’ Berardi è rimasto tramortito per un colpo in testa rimediato da uno scontro fortuito con Cristante e Grosso l’ha cambiato inserendo al suo posto l’ex romanista Volpato e, per non sprecare lo slot, ha messo anche Vranckx al posto di Thorstvedt. E Volpato si è reso subito pericoloso, sfuggendo a Wesley, assecondando la sovrapposizione di Walukiewicz che a sua volta ha servito Pinamonti, marcato troppo largo da Hermoso, ma per fortuna la deviazione è terminata fuori. Subito dopo, nell’altalena di emozioni e di azioni, è stato Cristante a pescare in area Dovbyk, il cui colpo di testa però non è stato preciso. Per evitare di abbassare la tensione agonistica, Gasp ha così inserito Pellegrini e Soulé, richiamando in panchina Cristante e Dybala, lasciando inalterate le funzioni.
E la Roma ha così preso decisamente il sopravvento. Già al 23’ uno scambio ravvicinato Dovbyk-Pellegrini ha portato l’ex capitano al cospetto di Muric e a saltarlo con uno scavetto geniale che però è stato respinto dal palo, poi ancora Dovbyk ha innescato Koné che ha chiamato al tiro Wesley in sovrapposizione interna, bravo ancora Muric a deviare e sul corner ancora il brasiliano, decisamente più attivo nella ripresa, ha avuto sul destro la palla buona dopo una respinta della difesa, ma la palla è stata intercettata. Ancora Wesley ha servito da sinistra con un (inatteso) sinistro morbido Celik, il cui colpo di testa a portiere battuto è terminato alto e ancora Wesley, ben servito da Dovbyk, ha avuto al 38’ la palla per chiudere la gara, ma di destro ha allargato troppo il piattone mandandola fuori. Poi, stremato, ha lasciato il posto a Rensch. L’ultimo sospiro di sollievo i 10000 romanisti del Mapei l’hanno tirato con Mancini, bravo in scivolata a respingere l’ultima incursione del Sassuolo, stavolta con Cheddira, subentrato a Ismail Koné. E nel finale Pellegrini ha avuto altre due occasioni, prima che dalla bandierina i giallorossi non addormentassero la gara con un paio di minuti d’anticipo, come faceva Totti ai tempi di un’altra Roma capolista.
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