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Alla scoperta di Gasperini: la Dea dei miracoli

Partenza difficile a Bergamo, poi Gian Piero chiude 4° e va in Europa League. La sua Atalanta dà spettacolo e diventa un modello a cui rifarsi. E nel 2019 vola in Champions

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
13 Giugno 2025 - 07:00

«Adesso è davvero crisi: Nestorovski inguaia Gasperini»: è la sintesi dei titoli dei giornali del 22 settembre 2016, all’indomani della sconfitta casalinga dell’Atalanta di Gasp contro il Palermo di De Zerbi. Il ko coi rosanero è il quarto nelle prime cinque di campionato: in mezzo, soltanto una vittoria per 2-1 contro il Torino. Quando, il 26 settembre, Gian Piero torna nella “sua” Crotone, la sfida tra i bergamaschi e i calabresi (ultimi con un punto) ha già il sapore di uno spareggio-salvezza, nonostante il campionato sia appena cominciato. A Bergamo già si chiede la testa del tecnico piemontese, arrivato quell’estate per sostituire Reja.

Ma è proprio allo Scida, lo stadio che lo ha lanciato come allenatore, che Gasp e i suoi risorgono dalle proprie ceneri come una Fenice: la Dea vince 3-1 grazie alle reti di Petagna, Kurtic e il “Papu” Gomez. La settimana dopo viene battuto anche il Napoli di Sarri (1-0): la magia ha avuto ufficialmente inizio. Entro fine novembre l’Atalanta mette in fila dieci risultati utili consecutivi, quindi ha una lieve flessione, ma nel girone di ritorno perde soltanto due partite (una per 7-1 con l’Inter). Il 3-4-3 gasperiniano so è evoluto in un 3-4-1-2 o 3-4-2-1 in cui spiccano gli esterni Conti e Spinazzola, ma anche il talento di Gomez, le geometrie di Kjurtic, la sostanza di Freuler, la strapotere di Kessié e la solidità difensiva di Caldara e Toloi.

Quando è in palla - e lo si capisce fin dai primissimi minuti, il più delle volte - la Dea pare una macchina perfetta, capace di travolgere chiunque grazie a un ritmo insostenibile per la maggior parte degli avversari. Gli arrivi a gennaio di Hateboer e Cristante, poi, danno una marcia in più alla squadra, che chiude con il record di punti in Serie A della sua storia: 72, che le valgono il quarto posto e la qualificazione in Europa League. Nel giro di pochi mesi, Gasp si ritrova a passare da bersaglio a idolo dei tifosi, ma neppure i più ottimisti possono immaginare ciò che succederà di lì a poco. 

Nell’estate 2017 torna de Roon, destinato a diventare una colonna della Dea nel prossimo futuro. Non solo: arrivano anche Gianluca Mancini (acquistato a gennaio, ma lasciato a Perugia fino a fine stagione), Palomino, Gosens, Castagne e Ilicic. In campionato l’andamento è altalenante, e il settimo posto finale con 60 punti non basta a bissare la qualificazione diretta in Europa. Ma è proprio in Europa League che Gasp si toglie belle soddisfazioni quell’anno: il girone, che vede la presenza di due big come Olympique Lione ed Everton, è dominato dai nerazzurri, che battono 3-0 gli inglesi a Bergamo e addirittura 5-1 a Goodison Park.

Vinto il gruppo E con 14 punti, però, il nuovo tecnico giallorosso si arrende al Borussia Dortmund di Schurrle e Batshuayi ai sedicesimi di finale. 
Il 2018-19 si apre nel peggiore dei modi: il Copenaghen si aggiudica ai rigori lo spareggio per la fase a gironi dell’Europa League. Ma in campionato (dopo un’altra partenza lenta, tratto abbastanza frequente delle squadre gasperiniane) i nerazzurri danno spettacolo, trascinati dai gol di Duvan Zapata, Ilicic e Gomez. La coppia di esterni Hateboer-Gosens si rivela la migliore della Serie A, Mancini dimostra di avere personalità nonostante la giovanissima età, Freuler, Castagne e Pasalic si rivelano armi preziosissime.

In Coppa Italia la Dea si sbarazza di Cagliari, Juventus e Fiorentina e raggiunge la finale con la Lazio: il 15 maggio 2019 è una data che Gian Piero ricorderà per sempre con amarezza, perché un fallo di mano in area del laziale Bastos non viene sanzionato, e alla fine i biancocelesti passano 2-0. «Questa è una cosa folle - lo sfogo del tecnico atalantino - e gravissima. Non capisco perché non l’abbiano vista al Var. Oggi è una brutta giornata per il calcio». È invece una bellissima giornata, per lui, il 26 maggio: battendo 3-1 il Sassuolo all’ultima di campionato, l’Atalanta centra la sua prima, storica qualificazione in Champions League, chiudendo al terzo posto

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