AS Roma

Un angelo custode: il racconto della stagione di Angeliño

Da braccetto a esterno, dalle limitazioni alla “libertà”: il numero 3 cresce col tempo. Poche prestazioni dubbie, anche con DDR e Juric. Ranieri lo riporta in avanti e lui dà il meglio di sé

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Sergio Carloni
13 Giugno 2025 - 07:29

Quel ruolo di braccetto, di certo, non gli si addiceva. Doti da angelo custode indiscutibili, eppure poche smanie offensive e una limitazione di troppo. Poi è arrivato Claudio Ranieri e da quel 24 novembre, prima apparizione in panchina del Sir, Angeliño non è più tornato nei tre dietro e ha dipinto un quadro con pochi difetti. Una tela composta prevalentemente da cross, accelerazioni e contrasti nella porzione di campo più avanzata; variopinta, di là e di qua, da gare come terzino sinistro. E forse, il cambio di passo del terzino è dovuto proprio a chi, da bordo campo, ha capito i problemi della squadra. Risistemando gli undici, comprendendone le fatiche e ristabilendo l’ordine. Con la semplicità necessaria. La stessa di Angeliño. Tra gli attori principali della cavalcata quasi perfetta condotta dalla Roma.

Riavvolgendo il nastro: l’angelo custode, José Ángel Esmorís Tasende, lo ha fatto anche più avanti. A modo suo, pennellando, sporcando, pulendo. Una costante nelle sfide del 2024-25: 51 presenze (quindi 4.349 minuti) tra tutte le competizioni, 4 reti e 6 assist. Più la cornice, che racconta di un inizio non pregevolissimo. Evidente, nel processo, la risalita in concomitanza col cambio di ruolo. Che inizialmente, lo prevede più basso: colleziona prestazioni sufficienti con Cagliari e Juve, mentre con l’Empoli risulta alquanto debole sulla sinistra. Poi un 6,5 a Genova e l’addio a De Rossi. Dentro Juric e ottimi voti con Udinese e Athletic, fino a una fase di stallo. Quella delle cadute rovinose con Elfsborg, Fiorentina (4,5, dopo la sostituzione nel primo tempo) e Bologna. A quel punto, la ribalta.
Ranieri entra e lo riporta “a casa”. Ovvero, la fascia, da quarto o quinto di centrocampo, dopo aver giocato perlopiù come centrale di sinistra nella difesa a tre.

Eppure, il binomio parte con un 5 a Napoli. Poco importa, perché le cifre si alzano col passare delle giornate. E, piano piano, arrivano anche i gol. Ma andando con ordine: Angeliño si mostra tenace ed efficace, in entrambe le fasi. Gioca con semplicità, mostra il suo lato migliore e la Roma cresce con lui. Rimedia sufficienze e qualche prestazione di spicco; dopodiché, raccatta un 8 da Il Romanista nel derby. 2-0, condito da astuzia e core. Anche per il “piccoletto”. È un periodo d’oro che non smette di esistere. Così, segna a Eintracht, Napoli, Monza, Athletic. L’uscita di scena dalla Coppa Italia è già realtà, quella dall’Europa lo sarà a breve. E non pregiudicherà l’irriducibilità del numero 3.

Col Porto e i biancorossi, l’ex Galatasaray e Lipsia sforna tutto il meglio del suo repertorio, ma fa fatica al ritorno con gli spagnoli, quando si becca un 5 da Il Romanista. Insufficiente, un po’ come tutto il resto della squadra. L’evento lascia qualche scoria, da cui il classe 1997 si riprende subito. Tornando a fare quel che meglio sa fare: ovvero, farsi valere. Nel mezzo del tempestoso finale di stagione giallorosso, rincorrendo un tanto desiderato ritorno in Champions League. Lo dimostrano i voti alti con Inter (7), Fiorentina (7,5), Milan (7), Torino (7,5). In mezzo, il ko di Bergamo. Avrebbe potuto essere la nostra luce. Il destino ha scelto un futuro diverso. Le emozioni provate durante il cammino, però, non si cancellano. Un po’ come la garra di Angeliño. Innegabilmente centrale. E, ora, a tratti lontano dalla Capitale. L’Al-Hilal si è fatto vivo, poi ha rinunciato e la permanenza è realtà. Almeno per ora. Ci sarà un’estate per comprendere, dare forma, concretizzare. Resterà, in ogni caso, la maglia sudata. Quel che più di ogni altra cosa i tifosi romanisti chiedono.

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