Alla scoperta di Gasperini: un biennio difficile
Chiamato ad allenare un’Inter a fine ciclo e demotivata, il tecnico viene esonerato dopo 5 gare. Poi la Sicilia, ma anche lì l’avventura è tormentata e dura assai poco

(GETTY IMAGES)
Potrebbe sembrare un paradosso che sia l’Inter la prima, vera grande chance nella carriera da allenatore di Gian Piero Gasperini: lui, piemontese cresciuto nella Juventus prima da calciatore e poi da tecnico, viene chiamato alla guida dei nerazzurri nell’estate del 2011. Ad Appiano Gentile non tira però aria piacevole: la squadra è reduce da un secondo posto e dalle vittorie di Mondiale per Club e Coppa Italia, ma già nella stagione precedente ha visto un avvicendamento in panchina, con Rafa Benitez sostituito da Leonardo. È l’Inter post-Mou, quella con la pancia ancora piena dal triplete, demotivata e ormai a fine ciclo: Materazzi dà l’addio al calcio, Samuel, Zanetti e Stankovic non sono più giovanissimi, Sneijder e Maicon non viaggiano ai soliti ritmi e il ricambio generazionale non va come previsto.
Eppure Gasperini, a 53 anni, sente di essere pronto al grande salto e crede fortemente di poter (ri)costruire un’Inter competitiva per il vertice: a Moratti chiede innanzitutto di trattenere Eto’o, di prendere un attaccante (Palacio), un difensore e un centrocampista. Risultato? Eto’o viene sedotto dall’offerta faraonica dell’Anzhi, Palacio non arriva, Pandev va in prestito al Napoli e alla Pinetina approdano l’esterno destro brasiliano Jonathan, gli argentini Zarate e Ricardo Alvarez, l’uruguagio Forlan e il giovane attaccante olandese Castaignos. Non esattamente il mercato dei sogni, insomma. Già in estate, insomma, si percepisce qualche scricchiolio. «Il problema vero - dirà Gasperini anni dopo - è che non ci siamo trovati con la società, né sulle idee di gioco, né sulla valutazione di alcuni singoli». Il tecnico sogna Arturo Vidal, chiede un giovane Radja Nainggolan e alla fine ottiene Andrea Poli, in prestito dalla Samp. Le premesse sono già calde, ma la miccia si accende il 6 agosto, quando a Pechino l’Inter di Gasp perde il derby valevole per la Supercoppa italiana (2-1 in rimonta del Milan). Pure l’esordio in campionato è da incubo: sconfitta per 4-3 al Barbera contro il Palermo. Aver ritrovato i suoi “pupilli” Thiago Motta e Milito non basta: la squadra mal digerisce la difesa a tre, i nuovi faticano a inserirsi e i senatori sembrano avere le batterie a terra dopo il triplete del 2010. Il 17 settembre, alla seconda giornata, arriva l’unico punto per Gasp: lo 0-0 a San Siro con la Roma è la sola partita in cui i nerazzurri fanno risultato. Il ko casalingo con il Trabzonspor (0-1) in Champions e quello col neopromosso Novara (1-3) portano Moratti alla decisione drastica: l’allenatore piemontese è esonerato, 78 giorni dopo la sua presentazione alla stampa. Fiorello, nella sua imitazione, dipinge Gasperini come uno sprovveduto che si fa le canne; Gian Piero, che aveva sempre stimato il comico, non la prende benissimo.
Per dodici mesi resta fermo, quindi a settembre del 2012 arriva la chiamata di Zamparini, che lo ingaggia per sostituire Giuseppe Sannino, esonerato dopo tre giornate. Gasp trova un mix tra calciatori esperti (Miccoli, Donati e Migliaccio) e giovani di belle speranze: di questo secondo gruppo fanno parte il talentuoso 19enne argentino Paulo Dybala, appena prelevato dall’Instituto per la bellezza di 12 milioni di euro, e lo sloveno Josip Ilicic, che in futuro l’allenatore vorrà con sé anche a Bergamo. Al di là di un pari col Milan e della vittoria per 3-1 nel derby contro il Catania, i risultati sono deludenti: la squadra fatica a lasciarsi alle spalle la zona calda della classifica ed è una sconfitta proprio con l’Atalanta, il 3 febbraio 2013, a costare cara a Gian Piero. Zamparini lo esonera e chiama Malesani, che ottiene tre pari e viene a sua volta cacciato: torna Gasp, che pareggia con il Toro e perde in casa con il Siena, quindi rescinde consensualmente il contratto che lo lega ai rosanero. Dopo quest’esperienza turbolenta, qualcuno pensa che il tecnico di Grugliasco sia uno solamente uno dei tanti, destinato a girare le provincie italiane lottando per la salvezza. Ma ecco che, nell’autunno 2013, arriva la chiamata del vecchio amore, il Genoa, e Gasp risponde presente.
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