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L’incubo Leao: si gioca tutto su una fascia

De Rossi studia il modo per fermarli sulla corsia di destra

Rafa Leao in azione contro la Roma: Celik in marcatura

Rafa Leao in azione contro la Roma: Celik in marcatura (GETTY IMAGES)

10 Aprile 2024 - 08:54

Tra i 1000 vantaggi di schierare Paulo Dybala in una formazione c’è pure qualche controindicazione e riguarda la fase di non possesso: nelle pressioni offensive, infatti, non gli si può chiedere, come si farebbe con un qualsiasi altro esterno destro alto, di seguire il terzino sinistro di un’ipotetica difesa a quattro, che nel caso non più ipotetico del Milan si chiama peraltro Theo Hernandez. Questo “errore” Daniele De Rossi l’ha commesso nella sua prima uscita da allenatore della Roma, contro il Verona: Dybala si è impegnato per provare a tenere il passo di Cabal, ma ha ovviamente faticato e ha lasciato il campo al 12’ del secondo tempo. Nell’analisi di quella partita De Rossi ha considerato che chiedere a Dybala quel tipo di sacrificio non sarebbe stato più opportuno e dunque, per non dover rinunciare a schierare l’argentino con altri due attaccanti (il centravanti, Lukaku quasi sempre, e un altro esterno offensivo, quasi sempre El Shaarawy) ha semplicemente deciso di dare una forma diversa alle pressioni offensive, altro elemento imprescindibile del suo modo di intendere il calcio. Così, nelle partite successive, Dybala si è quasi sempre occupato, contro le difese a quattro, del centrale di sinistra, con Lukaku dedito alla prima opposizione al centrale di destra e, per lo schermo al terzino sinistro, si è passati attraverso due diverse interpretazioni: l’uscita altissima del proprio terzino o l’uscita esterna di una delle mezzali, quella di destra. Lo hanno fatto con alterne fortune Bove e Cristante, e gli esterni che si sono alternati Kristensen, Karsdorp e Celik, forse quello che ha dato maggiori risposte positive. Logico pensare che contro il Milan il problema debba rimandare ad una accuratissima riflessione da parte dell’allenatore e del suo staff vista la forza della catena di sinistra del Milan che punta su due elementi dirompenti come Theo Hernandez e Leão e a rotazione il contributo di un centrocampista (Reijnders o Bennacer). Ma che cosa può significare nel tentativo di costruzione dal basso del Milan quando la palla arriva a Theo Hernandez andare a marcare il francese con il terzino o la mezzala di riferimento? Proviamo a vedere la doppia opzione sfruttando in qualche modo il campo che vedete pubblicato qui a fianco.

Piano A: Celik altissimo

L’uscita profonda di Celik obbligherebbe il centrale di destra della Roma (nell’esempio Smalling) a spostarsi in marcatura su Leao senza ulteriore protezione, con tutti i rischi connessi. A centrocampo, infatti, dovrebbero accoppiarsi i due centrocampisti di impostazione del Milan (nell’esempio Cristante con Reijnders e Pellegrini con Adli, mentre Paredes dovrebbe occuparsi di Loftus-Cheek). L’elemento che potrebbe garantire maggiore equilibrio sarebbe come al solito El Shaarawy, chiamato magari a stringere verso il centro a supporto dei tre centrocampisti per consentire un raddoppio magari proprio dai mediani, sempre tenendo però presente che né Paredes né Cristante hanno il passo per poter seriamente impensierire Leao in una delle sue corse verso la porta. Sarebbe questa comunque la soluzione più coraggiosa, a patto di garantire pressioni vere, immediate e vigorose per non lasciare il tempo ad Hernandez nell’impostazione di girarsi verso la porta avversaria e partire in corsa. Una pressione non convinta sortirebbe l’effetto opposto: darebbe la possibilità ai giocatori molto tecnici del Milan di muovere velocemente il pallone cadenzando le giocate proprio sulle uscite in ritardo delle pressioni romaniste. Ove invece le pressioni venissero fatte nella giusta tempistica, si potrebbe inibire il palleggio ai milanisti e potrebbe capitare anche di riconquistare il pallone per riattaccare immediatamente la fragile retroguardia rossonera.

Piano B: l’uscita di Cristante

Un’alternativa potrebbe invece essere rappresentata da una diversa disposizione difensiva, lasciando ad Hernandez lo spazio per la prima impostazione per poi mandargli in seconda battuta Cristante, tenendo Celik su Leao e i centrali Smalling e Mancini ad occuparsi di Giroud e Loftus-Cheek per consentire a Paredes di stringere su Reijnders e pareggiare così le marcature in mezzo al campo. Anche in questo caso sarebbe fondamentale il contributo di El Shaarawy a sinistra che potrebbe sia stringere verso il centro oppure abbassarsi come quinto della linea difensiva per rinforzare il pacchetto arretrato. Questa soluzione tiene sicuramente più basso il baricentro della Roma rispetto a quello del Milan e a lungo andare potrebbe rinforzare la mentalità offensiva degli avversari e contemporaneamente togliere consapevolezze ai romanisti. Lasciare troppo campo al Milan è pericoloso e inevitabilmente questa mossa consentirebbe loro di arrivare facilmente a palleggiare almeno fino a metà campo.

Piano C: la difesa a 3

Ci sarebbe poi un piano C che passa però attraverso un’altra sostanziale variazione tattica con l’inserimento di un terzo difensore centrale ai danni magari di El Shaarawy, un po’ come nel finale del derby: in questo caso i tre centrali potrebbero restare in superiorità numerica di un uomo sul lato e sull’altro e in mezzo mantenere la parità numerica nei contrasti. Tra tutte è la soluzione più difensiva che c’è perché non solo si terrebbe basso il baricentro e si consentirebbe al Milan il palleggio fino a metà campo senza troppe opposizioni, ma si ridurrebbero anche di molto le possibilità di uscita della Roma in transizione, rubando magari il pallone agli avversari per efficacia nei contrasti o per errori tecnici dei portatori di palla. Si vedrebbe, insomma, una Roma in stile Mourinho. Potrebbe essere comunque una soluzione efficace dal punto di vista del risultato, ma di sicuro tradirebbe un po’ le premesse che hanno fin qui animato la Roma di Daniele De Rossi. Non sappiamo, ovviamente, quale sarà la soluzione adottata dal talentuoso allenatore della Roma, di sicuro dopo aver dedicato la giusta attenzione alla fase di non possesso sarà una sua precisa premura quella di immaginare anche il modo migliore per attaccare la difesa del Milan, forse il punto di maggior fragilità della squadra avversaria. Comunque vada, sarà una bellissima sfida anche dal punto di vista tattico.

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