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Pallotta: "Sullo stadio siamo in ritardo di tre anni. Per costruirlo ci vogliono 28 mesi"

"A volte è molto più facile non prendere alcuna decisione. La cosa frustrante è che stiamo pagando per questo. Guardi il progetto e pensi: ok, quando iniziamo a scavare?"

James Pallotta, presidente della Roma, di LaPresse

James Pallotta, presidente della Roma, di LaPresse

La Redazione
28 Marzo 2019 - 07:53

«Lo stadio? Speriamo di averlo fra tre anni o giù di lì. Inizieremo a costruirlo alla fine di quest'anno e non sarà pronto prima di 28 mesi». Questo ha detto Pallotta circa un mese fa, in un'intervista lunga oltre un'ora pubblicata ieri da Real Vision, una web-tv dedicata al mondo del business e della finanza. Tra il giorno della registrazione e quello della pubblicazione è successo il finimondo: l'inchiesta "Congiunzione astrale", l'arresto di De Vito, l'accostamento del progetto di Tor di Valle all'indagine da parte di molti suoi detrattori, la ferma smentita della Procura e, in ultimo, la guerra interna al M5S. Intanto Roma attende. Pallotta però ha mantenuto il cauto ottimismo, visto che in settimana ha ribadito il suo «entro l'anno» per la posa della prima pietra.

L'intervista, intitolata Boston's billion-dollar man, è interessante perché permette di ascoltare alcune opinioni del presidente giallorosso sulla vicenda di Tor di Valle: «Molte volte in Italia guardi al modo in cui le cose sono gestite dalla politica in certe aree e capisci perché in tanti provano a trovare modi di evadere le tasse e altre scorciatoie. Un esempio perfetto è il nostro stadio. Abbiamo circa tre anni di ritardo rispetto a dove avrei voluto essere adesso. Alcuni problemi sono stati probabilmente un po' autoinflitti dal costruttore che possedeva il terreno, ma altri provengono dalle istituzioni. A volte è molto più facile non prendere alcuna decisione, altre volte c'è una transizione da una giunta all'altra e pensano di dover ricominciare tutto da capo. La cosa frustrante è che stiamo pagando per questo. E non è come negli Stati Uniti, non è che vai a Milwaukee e ti danno milioni di dollari di crediti d'imposta o agevolazioni fiscali o persino denaro per l'infrastruttura (il riferimento è al Fiserv Forum di Milwaukee, finanziato in parte con denaro pubblico, ndr)".

"Quando pensi che lo Stadio della Roma è un'operazione finanziata privatamente, quando pensi che sarà l'impianto più utilizzato in tutta l'Europa meridionale, quando pensi che potrebbe essere come il L.A. Live on steroids (il nuovo progetto infrastrutturale con cui la città di Los Angeles vuole convincere la squadra di baseball degli Angels a non lasciare la città, ndr), guardi tutte queste cose e logicamente ti chiedi: ok, quando possiamo iniziare a scavare? Si spera che tutto sia fatto entro la fine di maggio, che auspicabilmente il mondo rimanga intatto e che avremo i finanziamenti per poter andare a rompere il suolo entro la fine di quest'anno».

E sull'Olimpico, in particolare sul fatto di pagare l'affitto al Coni: «Non è un grosso problema. Il problema vero con lo stadio attuale è che non lo possiedi. Non hai alcuna concessione. Noi cerchiamo di fare il miglior lavoro possibile, ad esempio abbiamo una grossa area Vip. Facciamo molte cose buone con lo stadio e col Coni, ma ci sono così tante limitazioni. Un esempio? Non c'è trasporto pubblico e non ci sono taxi. Non c'è nemmeno un vero parcheggio. Perciò è davvero difficile farlo riempire di persone, sia al suo interno, sia per attività esterne».

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