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Carattere Mourinhiano: per questa Roma non esistono amichevoli

Grintosi. Come già la scorsa estate, anche nelle sgambate delle amichevoli estive i giallorossi lottano. E non si arrendono fino al triplice fischio

José Mourinho che segue la squadra

José Mourinho che segue la squadra (As Roma via Getty Images)

20 Luglio 2022 - 11:48

Alzi la mano chi, guardando la partita di ieri sera contro lo Sporting, non è tornato con la mente all’amichevole del 28 luglio 2021. Anche in quel caso la Roma affrontava una squadra portoghese, il Porto: finiva 1-1, con i giallorossi raggiunti nel finale, e un parapiglia scatenato da un faccia a faccia piuttosto duro tra Mkhitaryan e Pepe. Si giocava, anche in quel caso, nella patria di Mourinho, e gli obiettivi e le telecamere pescavano lo “Special One” che - seduto a bordocampo mentre tutti erano in campo per evitare la rissa - si godeva la scena con un sorriso soddisfatto. Qualche giorno più tardi, il 7 agosto, i giallorossi incassavano una sonora sconfitta (5-2) con il Betis Siviglia, concludendo la gara in otto per le espulsioni di Pellegrini, Mancini e Karsdorp. E Mourinho, una volta terminato il ritiro tra Portogallo e Spagna, scriveva sui suoi social: «Habemus squadra».

Ieri nessun cartellino rosso: meglio così, non intendiamo certo fare un elogio alle espulsioni, ma al carattere sì. Perché il fatto, visto anche ieri all’Estadio Algarve, che questa squadra faccia di tutto per evitare una sconfitta, che non la accetti fino a che l’arbitro non decreta la fine dell’incontro, che si discuta animatamente con gli avversari e che non si tiri mai indietro la gamba, ebbene tutte queste cose sono sintomi di carattere. Come già un anno fa, José Mourinho sta plasmando una squadra a sua immagine e somiglianza. Brutta, sporca e cattiva? Non necessariamente. Ma che sappia esserlo. Questa è la grande differenza con il passato: la non-arrendevolezza, l’agonismo, la ferma intenzione di essere sempre in piedi e mai in ginocchio. L’empatia con i tifosi si crea - si è creata - anche così: dimostrando di essere sempre pronti a lottare, anche nelle amichevoli precampionato che in teoria non offrono punti o qualificazioni al turno successivo. È così che squadra, staff tecnico e romanisti sono diventati un tutt’uno nella passata stagione; perché questi splendidi tifosi danno sempre tutto, sostenendo ovunque e comunque giocatori e tecnico, e chiedono di essere ripagati con la stessa moneta.

“Rosicare” - in senso positivo - per una sconfitta non è solo sacrosanto: è vitale. È ciò che ti porta a non contemplare il ko come possibilità, è ciò che ti porta a volerti migliorare sempre e comunque. Anche all’indomani di un trionfo europeo che mancava da 61 anni, come nel nostro caso.

Quindi sì, ben vengano i parapiglia e le corse per difendere un compagno spintonato senza motivo; ben vengano anche i confronti a brutto muso con gli avversari; ben vengano i tackle, persino qualche spintone (fa parte del gioco del calcio: l’arbitro esiste per questo), se tutto questo serve a costruire una squadra tosta, mai doma, che vende cara la pelle.

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