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Per la Roma

Scende in campo la Roma, si ferma la città

Domani, già dal primissimo mattino, un'intera città si sveglierà dentro una bolla atemporale, in sospeso tra tensione e speranza, convinzione e paura

13 Aprile 2022 - 08:35

Guardati intorno, ROMA. «Guarda questa gente che ti segue e si innamora. Devi esserne orgogliosa» perché questo è il tuo patrimonio: un popolo che, quotidianamente, ti rende viva. Centinaia di migliaia di persone che, nominandoti, ti portano con loro nei ristoranti, al lavoro, per le strade, nei bar, negli ospedali, nelle scuole: dappertutto. Perché non c'è un solo angolo di questa città dove non si non parla di te. Io non te lo so spiegare come un pallone possa legare così tanta gente alla stessa bandiera ma una cosa te la so dire: quella bandiera sei te. E, credimi, non c'entra nulla la letteratura sul Colosseo, i gladiatori e l'Impero… perché una partita di calcio non si vince guardando indietro ma avanti. C'entri te, allora. E noi.

C'entra questa città alla quale appartieni per tradizione, simbolo, colori. Lessico. Aspirazioni. Questa città piena di problemi e per la quale, qualche volta, sei stata la soluzione. Lo sai cosa m'ha detto, una volta, un mio amico? «Per me la ROMA è una esigenza». A lui sono bastate solamente sette parole per dirti tutto, per raccontarti fin dove arrivi, in che modo. Guarda che non è retorica, con te non avrebbe senso fingere. È la realtà: se andiamo allo stadio, se intrecciamo gli impegni della nostra vita sul tuo calendario, se ti dedichiamo le ferie, qualche sogno e parecchie inquietudini non è perché siamo appassionati di tattica ma perché non potremmo fare altrimenti. L'amore non segue un canovaccio ma i suoi istinti, proprio come accade con tutte le persone alle quali, ognuno di noi, vuole bene: non ci facciamo domande… tanto già conosciamo le risposte.

Per questo, domani, già dal primissimo mattino, un'intera città si sveglierà dentro una bolla atemporale che la farà vivere in sospeso tra la tensione e la speranza, la convinzione e la paura, la voglia di gustarsi l'attesa ma pure l'eccitazione dell'andare, dell'esserci: tifare. E mentre per strada i clacson delle macchine scandiranno il passare delle ore ognuno di noi, dentro i suoi obblighi, si ritroverà - senza nemmeno rendersene conto - a canticchiare che «Se i tuoi colori sventolo, i brividi mi vengono…». Già… Non mi stanco mai di te, ROMA mia.

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