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Ludogorets-Roma, Huvepharma Arena: parte l'avventura in Europa League

Si gioca in Bulgaria, a Razgrad. Di fronte una squadra molto abituata ai trionfi: undici titoli negli ultimi undici campionati disputati

Mancini, Dybala e Karsdorp nella rifinitura di Trigoria

Mancini, Dybala e Karsdorp nella rifinitura di Trigoria ((As Roma via Getty Images))

08 Settembre 2022 - 07:00

Eravamo rimasti alla pazza gioia, al trofeo della Conference League alzato nel cielo di Tirana, idealmente nel cielo dell’Olimpico, e di Roma, e di tutta Italia e di ogni romanista ebbro di felicità per quel trofeo che la patch rappresentativa ufficiale dell’Uefa ricorderà per tutto l’anno sulla maglia della Coppa che la Roma giocherà quest’anno. Ma oggi è un altro giorno, si riparte dall’Europa League e dal Ludogorets. Chi? Ludogorets, sì. E c’è poco da scherzare. E per tutti gli spiritosoni che si approcciano alle partite europee confidando solo sulla propria conoscenza personale, spesso limitatissima, basti dire che la squadra con cui la Roma debutterà nel tardo pomeriggio di oggi (calcio d’inizio ore 18.45, telecronaca su Sky e su DAZN) ha un record in corso che non ha eguali al mondo e che difficilmente potrà mai essere superato, almeno in una lega calcistica professionistica di un certo livello.

Il Ludogorets, club fondato appena 21 anni fa, come ha raccontato Vitale sul Romanista ieri, ha conquistato la massima serie del campionato bulgaro al termine della stagione 2010/2011, e l’anno dopo, al debutto nella Lega, ha vinto addirittura il triplete. E non solo: da allora ha vinto sempre il titolo nazionale, oltre ad altri sette trofei tra coppe nazionali e supercoppe. Sì, altro che i titoli di Mourinho. Dici vincente e in bulgaro lo traducono con Ludogorets: sono 11 anni di seguito, da quando si sono affacciati per la prima volta nella massima serie, che i verdi di Razgrad vincono consecutivamente il campionato. 11 anni di serie A, 11 titoli. L’ultimo trofeo vinto è di una settimana fa, la Supercoppa bulgara, contro il Levski Sofia, ai calci di rigore. Questo non è tutto quello che sappiamo su questa squadra, ma dà una minima idea di quanto da queste parti siano abituati a vincere. Sono 11 anni che in Bulgaria non esiste una squadra più forte

La rosa di quest’anno è piena di brasiliani, spesso naturalizzati bulgari. Ci sono nomi di spicco come Cicinho e Jorginho, ma non sono i più famosi connazionali (anche perché il primo ha smesso di giocare a certi livelli proprio quando è arrivato alla Roma), solo buoni giocatori che si autoesaltano con il soprannome evocativo. Giocano un 4231 molto dinamico con frequenti inserimenti in area dei centrocampisti. Non sarà, insomma, una passeggiata al fresco quella che faranno gli uomini di Mourinho (anche perché in Bulgaria le temperature sono simili rispetto alle nostre).

Che qualcuno pensi di poter sottovalutare gli avversari è questione che tendiamo ad escludere, o quanto meno sarebbe delittuoso dopo quello che è successo l’anno scorso con i campioni norvegesi del Bodø. Quest’anno poi il meccanismo dell’Europa League costringe a non sottovalutare neanche una partita. L’accesso al turno successivo se lo guadagna di diritto solo la squadra che vince il gruppo, per la seconda c’è la fastidiosa appendice dello spareggio che potrebbe anche portare ad una clamorosa esclusione. Meglio evitare e mettere subito le cose in chiaro, giocando con serietà, con sacrificio e con determinazione. E proponendo calcio proattivo: in Europa, come dimostra anche la Champions League, non c’è spazio per tattiche troppo speculative.

La Roma resta comunque una delle tre detentrici di un titolo europeo scesa in campo in questa tre giorni europea. Certo, i quattro schiaffi rimediati a Udine rischiano di pesare sull’umore generale del gruppo, non su Mourinho che avendole viste tutte (anche se il ko per 4-0 nel campionato italiano gli mancava) sa sempre cosa c’è scritto sul libretto delle istruzioni del bravo allenatore ad ogni voce e, cosa più importante, sa anche come certe ricette si possono applicare con le più ampie garanzie di riuscita della cura. Il breve tour romanista non si esaurirà peraltro stasera, ma finirà lunedì ad Empoli, altro impegno rognoso. Ma chi pensava che sarebbe stato tutto facile?

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