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Dalla prima volta a Firenze al gol di Yanga-Mbiwa: le diciotto volte della Roma di lunedì

All'esordio lo striscione «Siamo tutti parrucchieri». Nel giorno dopo la domenica, striscia di quattro vittorie consecutive: Il successo più bello in un derby

25 Agosto 2018 - 07:45

«Diciotto, diciotto, diciotto». «Scusi, ma perché continua a dire diciotto?». «Eccone un altro che non si fa gli affari (eufemismo) suoi. «Diciannove, diciannove, diciannove...». Ci scuserete per un inizio che può lasciare pure un po' perplessi. Ma la scelta è stata dettata dal piacere di ricordare un cavallo di battaglia di un fuoriclasse come Gigi Proietti e, anche, dal fatto che quella contro l'Atalanta per la Roma sarà la diciannovesima partita che giocherà di lunedì nel terzo millennio. Una storia che è cominciata nella stagione dell'ultimo scudetto. Trasferta di Firenze, posticipata per misteriosi motivi di ordine pubblico, al lunedì. Trasferta che viene ricordata non tanto dal risultato (i giallorossi subirono una delle poche sconfitte di quell'esaltante campionato), quanto per uno striscione che le migliaia di tifosi al seguito esposero nello spicchio di stadio (il formaggino come lo chiamano da quelle parti e che quel giorno fu allargato di parecchio), quel celeberrimo «Siamo tutti parrucchieri» che è entrato di diritto tra i migliori di sempre.

Bilancio positivo

A dar retta ai numeri, lunedì sera si porebbe andare all'Olimpico con un certo ottimismo. Nelle precedenti diciotto occasioni in cui la Roma è scesa in campo nel giorno di chiusura dei parrucchieri, nove, la metà, sono state le vittorie, sei i pareggi, tre le sconfitte, quella già citata di Firenze, un'altra a Siena sotto la neve e l'ultima con la Samp in casa, in una partita in cui Keita fu espulso per aver applaudito l'arbitro. Per il resto sono stati quasi solo sorrisi, ricordando anche che nelle ultime quattro volte in cui la Roma ha giocato in campionato di lunedì, ha ottenuto altrettante vittorie, con l'Atalanta, insomma, si andrà in campo per centrare la cinquina. Ricordando questi diciotto precedenti, vogliamo cominciare dall'ultimo. Una vittoria sul campo di un Pescara che di fatto era già retrocesso e che qualcuno ricorda con il disappunto con cui Dzeko prese la decisione di Spalletti di sostituirlo nel corso del secondo tempo. In realtà quello che ci sembra ancora più importante da ricordare, è che quella partita fu la prima con el senor Monchi ufficialmente direttore sportivo giallorosso. Era il 24 aprile del 2017, in pratica appena diciotto mesi fa, una sottolineatura che ci sembra giusto fare se non altro per far capire a tutti quelli a cui il ds non sta simpatico, che il suo lavoro, di fatto, è appena cominciato. C'è un'altra partita che ci piace ricordare. Era il 24 maggio di due anni fa, la Roma giocava a Marassi contro il Genoa e un ragazzo con la maglia numero dieci, realizzò il suo ennesimo gol di una carriera irripetibile, in una vittoria in rimonta (3-2), gol che va ricordato perché è stato l'ultimo segnato su azione (su punizione per la verità) da quel fenomeno che è stato Francesco Totti. Un'altra gara che va sottolineata è stata la sfida casalinga con la Juventus della stagione 2011-12, finita 1-1 (rete di De Rossi) ma ricordata anche perché quella partita è stata la prima che sui televisori delle nostre case è stata vista con l'innovativa tecnologia del 3D. Un ricordo bisogna farlo anche per la vittoria casalinga della stagione 2013-14 contro l'Udinese per 3-2 (Totti, Destro, Torosidis). Quel giorno i giallorossi entrarono in campo con una maglietta che incitava Kevin Strootman a non mollare, visto che nella gara precedente a Napoli l'olandese si era gravemente infortunato, un infortunio, con tre operazioni, che si è portato dietro per due, infiniti, anni.

E poi quel derby da godere

Ma se proprio ci costringete a scegliere la partita più da ricordare con la Roma in campo di lunedì, la risposta non può che essere una. Correva il giorno venticinque maggio del 2015. All'Olimpico andava in scena il derby e in palio, oltre a tutto il resto che non c'è bisogno di stare qui a sottolineare, metteva in palio la qualificazione diretta alla successiva Champions League. Si giocava in casa della Lazio e l'inerzia mediatica e pratica, sembrava favorire la squadra allenata da Pioli per un sorpasso che sarebbe stato difficile da digerire. La Roma era in vantaggio in classifica, ma la sconfitta avrebbe lanciato i biancocelesti al secondo posto e in quella stagione chi arrivava terzo sarebbe andato ai preliminari della coppa con le grandi orecchie (la Lazio poi nel play-off di qualificazione ai gironi fu poi eliminata dal Bayer Leverkusen). Quel derby si giocò soprattutto sui nervi. Ci pensò Iturbe, pensa te, a spezzare l'equilibrio, mettendo in rete un assist di Ibarbo, e pensa te pure qui. La gioia della Sud durò otto minuti. Pareggio di Djordjevic. Alla Roma poteva bastare il pari per sentirsi in Champions, ma un derby è derby, meglio, assai meglio, vincerlo. E allora ci pensò un giocatore che nessuno avrebbe immaginato potesse essere l'uomo derby. Punizione di Pjanic dalla trequarti, pallone in area, si vide il capoccione nero di Yanga-Mbiwa andare su, colpire il pallone giusto giusto per andare a finire nell'angolino più lontano, lì, sotto la Sud. L'apoteosi dei parrucchieri.

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