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Roma-Chelsea 3-0: la storia siamo noi

Il trionfo di Eusebio. Blues annichiliti dai giallorossi. Prodezze di El Shaarawy (doppietta) e Perotti. Siamo primi nel girone, l’Europa ha un’altra grande

01 Novembre 2017 - 11:00

Dove andiamo con Di Francesco?, si chiedevano finti prostrati i profeti del nulla: ecco, dove ha portato purtroppo anche voi, Eusebio Di Francesco. A respirare un'aria che da decenni ci sognavamo, in vetta al girone di Champions conquistata dopo una vittoria strepitosa sul Chelsea di Conte, campione di Premier, 3-0 e tutti a casa alè, con un primo tempo chiuso in meritato doppio vantaggio e un secondo da dominatori assoluti, proprio mentre si attendeva la reazione dei leoni feriti. E invece dal sigillo definitivo di Perotti dopo la doppietta di El Shaarawy in campo c'è stata solo la Roma, capace di sfiorare più volte il 4-0 e poi bloccando qualsiasi velleità degli inglesi con un inserimento sorprendente (Gerson al posto di El Shaarawy e Manolas al posto di Florenzi, a determinare una strana linea a tre e mezzo, dove i mezzi erano a volte Kolarov e a volte Gerson) ma mantenendo i trecentrocampisti e Perotti al fianco di Dzeko. La partita ormai era vinta, ma così è stata stravinta.

E Di Francesco se l'è giocata con gli uomini più esperti per il campo e negli spogliatoi, quelli che gestiscono gli umori e determinano le atmosfere, e che poi certe partite le sanno gestire e indirizzare. Da subito, com'è accaduto. Perché i dubbi della vigilia l'allenatore li ha risolti lasciando in panchina Manolas e schierando Jesus accanto a Fazio, dando fiducia a De Rossi nonostante le logiche del turnover favorissero Gonalons e mandando in campo tutti e tre gli attaccanti a disposizione, El Shaarawy, Perotti e ovviamente Dzeko. Che si profilasse una partita di grandi emozioni s'è capito anche dalle scelte di Conte, con Pedro e Hazard a supporto di Morata, Bakayoko e Fabregas in mezzo a supplire la persistente assenza di Kanté, neanche in panchina. Subito, si diceva, la Roma si è trovata sopra, con la prima delle prodezze serali di Stefanino El Shaarawy, uno che chiedeva solo fiducia perché lui di questo vive,e Di Francesco gliel'ha data, e lui dopo una quarantina di secondi l'ha già ripagata, con un destro fortissimo di esterno su torre di spalla («di mano», ha provato a pietire vanamente Alonso) di Dzeko pescato da Kolarov da 40 metri. Subito dopo Hazard, approfittando dell'euforia generale e della linea altissima romanista è andato nel vuoto inseguito caparbiamente da Florenzi, e il tiro sporco che ne è uscito è stato respinto dal meraviglioso Alisson. L'arbitro qualcosa si è perso (una spintarella di Alonso su Florenzi, un pestone fuori area di Florenzi a Hazard, una vistosa trattenuta di Rüdiger su De Rossi in area), i 55036 tifosi hanno visto tutto invece e sono andati in delirio quando dopo un destro ancora di El Shaarawy respinto da Courtois l'amico Rüdiger ha fatto passare un traversone di Nainggolan verso l'area pensando che dietro avesse ormai solo il portiere mentre c'era ancora Santo Stefano a incidere di punta un altro splendido graffito. Finale di tempo pauroso per un destro di Alonso deviato da Alisson in corner e per la capocciata di Bakayoko sul relativo angolo fuori di poco.

Ma per la Roma di una sera così ci vuole altro: al 9' del secondo tempo ci ha provato Dzeko con un destro fortissimo ma un po' alto. Brutto il Chelsea, Conte però è riuscito a renderlo ancora più inconsistente, togliendo un difensore e inserendo Willian, arretrando Pedro praticamente sulla linea dei terzini e costringendolo a correre dietro a gente tipo Perotti. Non gli è parso vero, a Dieguito, al 18', su gran recupero di Kolarov, di poter puntare solo lo spagnolo, scavalcarlo rientrando sul destro e scaricando con rabbiosa superiorità tecnica il tiro sul primo palo. È il trionfo assoluto, l'estasi, l'orgasmo dell'Olimpico come da tempo non capitava. Peraltro estasi prolungata lungo tutto l'arco del secondo tempo visto che in campo a quel punto è rimasta solo la Roma, mentre Conte annichilito non provava neanche più ad allargare le braccia ma le teneva conserte ad ammirare un squadrone che non era il suo. C'era persino tempo di maledire ancora un po' la iella (Dzeko a un certo punto si è portato via tre avversari e ha servito Perotti da solo, ma il destro è finito alto) e Courtois (gran testata respinta d'istinto dal belga di Manolas, entrato al posto di Florenzi a garantire la difesa e invece ancora un po' e segnava) in una serata di infinito amore.

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