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A Empoli tre punti ma dei passi indietro: l'analisi tattica della partita

Dati negativi e baricentro basso. Gli Expected Goals condannano i giallorossi: 1,94-0,85. Nei tiri subiti solo tre squadre in Italia hanno fatto peggio

08 Ottobre 2018 - 13:16

Quando la partita di una grande in casa di una neopromossa finisce con 19 tiri contro 10 (per la neopromossa), 10 tiri da dentro l'area contro 5 e il baricentro della grande tenuto così basso (oltre 48 metri), non si può certo sostenere che la grande abbia fatto una partita all'altezza delle premesse. Tanto più se alla fine si scopre che il dato degli Expected Goals, quella voce che trasforma in numero il valore potenziale di ogni conclusione tentata dalle due squadre, assegna un netto vantaggio alla neopromossa: 1,94-0.85. Arrotondando, si può dire che il risultato più giusto della sfida di sabato sera al Castellani sarebbe stato 2-1 per l'Empoli.

Troppi tiri subiti

Così, mentre i "risultatisti" esultano per la striscia positiva di quattro vittorie dopo il ko di Bologna, Di Francesco preferirà concentrarsi sui difetti emersi in maniera probabilmente inattesa, proprio perché le altre vittorie avevano rappresentato un bel crescendo dal punto di vista tattico, tecnico e atletico. È indubbio che l'Empoli sia un avversario complicato però sabato sera la Roma è tornata a prestare il fianco alle iniziative avversarie in maniera preoccupante. In questo senso c'è stato un preoccupante passo indietro della squadra giallorossa sia sul campo sia nella considerazione generale. Date un'occhiata alla classifica generale dei tiri subiti, qui sotto: la Roma è in una desolante diciassettesima posizione (dati aggiornati alle 20 di ieri sera), con 130 tiri subiti in 8 partite, 16,25 a partita. Peggio hanno fatto solo Frosinone, Chievo e Parma. E la Juventus nello stesso periodo ha subito appena 72 tiri, poco più della metà.


Terzo attacco

Se Frosinone, Chievo e Parma, con ordine diverso, occupano anche le ultime tre posizioni della classifica dei tiri a favore, il dato più anomalo è proprio quello della Roma, che invece in questa graduatoria sale fino al terzo posto, con 135 tiri, alle spalle di Juventus (168) e Napoli (145). Il dato che si ricava è che nelle sfide con la Roma protagonista manca completamente l'equilibrio che poi è anche l'ingrediente maggiormente ricercato da Di Francesco nella costruzione della sua squadra ideale. È principalmente su questo aspetto che l'allenatore della Roma dovrà lavorare subito dopo la sosta. E dovrà capire se è una questione legata al sistema di gioco o agli interpreti. La svolta l'ha trovata col 4231 ed è improbabile ora immaginare un futuro, almeno a breve termine, con un sistema diverso.

I limiti della difesa

Dalla sfida del Castellani emerge anche un dato anomalo nella distribuzione del gioco totalmente sbilanciata tra i due centrali: se infatti Manolas, come riportiamo a parte, è il giocatore che ha toccato più palloni (86), Fazio è quello che ne ha giocati di meno tra quelli in campo per 90 minuti (appena 35). Ciò si deve a una precisa scelta strategica dell'Empoli che ha lasciato giocare il greco perché meno "pulito" nell'impostazione rispetto all'argentino. E questo dato evidenzia un problema che ogni tanto si ripropone nelle questioni tattiche della Roma: una squadra che ama costruire il suo gioco dal basso è costretta ad affidarsi sin dalla prima impostazione a giocatori diversi dai centrali (da qui lo smodato utilizzo di Kolarov come regista aggiunto). Contemporaneamente, però, la linea difensiva giallorossa resta la più alta d'Italia (a Empoli 10 fuorigioco fischiati agli avversari) e anche piuttosto valida negli uno contro uno (a Empoli il 75% dei contrasti difensivi vinti). Forse, va solo protetta di più. Un problema che Di Francesco dovrà risolvere.

La scelta conservativa di Eusebio Di Francesco ha ricalcato quel che s'è visto nel finale del derby, con la Roma schierata a 5 per evitare soprattutto le infilate centrali. Si potrà discutere sull'opportunità di una sostituzione così difensiva nella sfida con l'Empoli, quantomeno non si potrà più sostenere che Di Francesco sia un irriducibile offensivista. Nei fotogrammi, il senso tattico della scelta: con Florenzi, esterno destro, che sale ad affrontare Veseli, sono comunque quattro i difensori a coprire la porta, e quando l'albanese si accentra, ignorando il movimento in sovrapposizione esterna di Zajc per servire La Gumina nello spazio centrale, Fazio controllerà la situazione senza problemi, con l'aiuto di Olsen, sempre vigile.

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