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Tatticamente

L'analisi tattica di Roma-Lecce: ora Mourinho deve mettere pressione

Senza Dybala, fermato da un infortunio si potrebbe passare al 352. Contro i salentini partita dominata, l’errore è stato abbassare il baricentro

La squadra esulta dopo il gol di Smalling contro il Lecce

La squadra esulta dopo il gol di Smalling contro il Lecce (As Roma via Getty Images)

11 Ottobre 2022 - 10:30

Quanto c’è di palpitazione “tifosa” nei giudizi che si danno alla fine di una partita e quanto invece di oggettive considerazioni tecnico-tattiche? La partita con il Lecce ha lasciato diverse amare considerazioni tra i tifosi della Roma suggestionati probabilmente in maniera significativa intanto dal risultato di misura («contro il Lecce in 10 per un’ora!») e anche dall’amarezza per l’infortunio che priverà Mourinho di Dybala forse addirittura fino a dopo il mondiale. E forse anche per le durissime parole dell’allenatore a fine partita: "A volte mi sembra di non parlare bene l’italiano perché i ragazzi in campo fanno l’opposto di quello che diciamo loro di fare". A ben guardare, la sfida si è dipanata a senso unico: 16 tiri verso la porta contro 7, 8 occasioni da rete contro una, xGoal 2,12 a 0,62, possesso palla quasi del 70% con punte anche del 75% eppure risultato in bilico fino all’ultimo minuto, in un secondo tempo che abbiamo vissuto con crescente palpitazione nonostante alla fine della gara sul tabellino delle conclusioni nella colonna del Lecce siano stati registrati solo due velleitari tentativi di Di Francesco. Sì, insomma, ci fosse stata maggiore accuratezza nelle conclusioni probabilmente si sarebbe rasserenato l’ambiente prima e si sarebbe alla fine registrato un tasso di delusione meno evidente. Eppure a ben guardare la classifica della serie A non è poi così brutta: 19 punti nelle prime nove giornate la Roma non li faceva da sette campionati, e l’ultima volta alla fine arrivò seconda in classifica. Vuol dire che la Roma in questo primo scorcio di stagione in serie A ha fondamentalmente sbagliato solo una partita, quella di Udine. Le altre sconfitte, e ci mettiamo anche le due in Europa, avrebbero potuto dare benissimo un esito differente, di vittoria (con l’Atalanta e il Ludogorets) almeno di pareggio con il Betis giovedì della scorsa settimana. E questo è il dato più significativo per far capire come nelle difficoltà che derivano essenzialmente dalle prolungate indisposizioni di diversi interpreti della rosa di Mourinho, la Roma abbia saputo comunque garantire un rendimento medio-alto che ha portato a risultati alterni certo, ma decisamente recuperabili. In Europa League la situazione si è complicata parecchio, ma non è compromessa anche se adesso la prospettiva di giocare a Siviglia senza Zaniolo e Dybala non induce ai pensieri più ottimistici. Ma se si guarda alle prestazioni, almeno valutando chi tra le contendenti abbia meritato la vittoria nelle diverse partite giocate, in nessuna delle sfide la Roma è stata sopraffatta, neanche la sera di Udine.

La soluzione per Dybala

Altro discorso, più volte affrontato in questa tribuna, è quello sulla qualità del gioco intesa soprattutto come raffinatezza del palleggio. Se prendiamo a confronto il virtuosissimo Napoli di Spalletti, ad esempio, ci si rende conto come la qualità soprattutto dei palleggiatori di metà campo costituisca un handicap non indifferente per la Roma. Mourinho ha confessato l’altra sera nella pancia dell’Olimpico che l’infortunio di Wijnaldum è stato "drammatico" per come l’allenatore aveva intenzione di concepire la squadra di quest’anno. Il portoghese ha grande stima di Matic, che ha rivoluto con sé dopo l’esperienza di Manchester, e di Cristante, sempre impiegato quest’anno dall’inizio. Ma sa benissimo che i due non rappresentano certo una coppia ideale in un centrocampo così congegnato e si rende conto che fin quando Camara non darà qualche garanzia in più bisognerà insistere a giocare in questa maniera. Certo, si potrebbe cambiare sistema di gioco, ne abbiamo scritto in altre occasioni. Ma per farlo bisognerebbe passare alla difesa a quattro, che evidentemente non offre sufficienti garanzie di solidità all’allenatore (in grafica un esempio del perché), oppure immaginare un 352 sul modello dell’Inter di Inzaghi, con la retrocessione magari di Zaniolo e Pellegrini nel ruolo di intermedio di centrocampo. E questa, in assenza di Dybala, potrebbe essere anche un’ipotesi percorribile.

L’intensità del pressing

Quando gioca in velocità, in ogni caso, la Roma resta una squadra di ottimo livello. I primi 20 minuti con il Lecce, ad esempio, avevano autorizzato grande ottimismo. Di fronte c’era veramente un buon Lecce, una squadra che non deroga dal suo 433 e che si è evidentemente esaltata sotto il profilo agonistico quando l’arbitro li ha costretti a giocare in 10 per il rosso a Hjulmand. Così a determinare il giudizio finale concorre soprattutto il nostro lato tifoso, con la frustrazione del mancato terzo gol che ha alimentato l’ansia per la paura della beffa e la squadra che in campo in qualche modo s’è adeguata alla preoccupazione dilagante, abbassando il proprio raggio d’azione, scendendo nell’ultimo quarto d’ora al 55% di possesso, abbassando drasticamente il dato delle azioni offensive per minuto e facendo crollare l’intensità del pressing (che per la prima volta era stata costante per tutta la partita, con un livello medio di cinque passaggi concessi per azione difensiva, crollato nell’ultimo quarto d’ora a venti). In questo c’è un difetto che l’anno scorso in Conference League ci ha esaltato - la capacità della Roma di addormentare le partite una volta conseguito il vantaggio - ma che a lungo andare rischia di diventare un limite nell’evoluzione della squadra, soprattutto quando cresce il livello delle contendenti in Italia e in Europa. Come abbiamo più volte scritto in questa rubrica, se lo scorso anno si sono poste le basi per costruire una squadra vincente, quest’anno è arrivato il momento di salire un gradino in più, alzando il livello del gioco e della mentalità offensiva.

Che cosa chiede Mourinho

Resta da capire che cosa Mourinho in particolare rimprovera alla squadra quando dice che fanno l’opposto di quello che viene loro chiesto. Non essendo dentro lo spogliatoio non possiamo saperlo, ma a sensazione l’allenatore fa riferimento all’approssimazione nell’applicazione del pressing in certe fasi di non possesso. Supponiamo ad esempio che soprattutto in undici contro dieci con il Lecce in casa nel secondo tempo di una partita in cui si vince la Roma debba avere una modalità aggressiva totalmente differente rispetto a quella che si è vista nel finale della gara. E ci stupiremmo se la scelta di abbassare il baricentro fosse stata dell’allenatore. A lui, però, spetta sicuramente il compito di farsi capire meglio...

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