L’autografo più importante
Quella corsa contro il Feyenoord, iconica e spontanea, non perderà mai valore. Fallo ancora, Mile!

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Tanto tuonò che piovve, disse qualcuno.
E mai come in questo periodo di caldo torrido... la pioggia sa di liberazione, festa. Come in uno di quei film in cui non si aprono gli ombrelli ma sotto l’acqua si balla. Ce lo insegnano i bambini che non si riparano: innamorati fracichi, non a caso, si dice a ROMA.
Qui dove il mancato rinnovo di Mile Svilar l’avremmo vissuto – e prometto che poi esco da questo filone meteorologico – pensando a Napoleone e al suo «Dopo di me, il diluvio» dove me è da leggersi con il nome e il cognome del nostro numero novantanove perché l’uno, per lui, non poteva bastare.
Ah, a proposito: è capitato anche a voi di sentire qualcuno dire che «Sì, il portiere conta... ma non dimentichiamoci che lo scudetto lo abbiamo vinto con Antonioli»? Hanno ragione, come dargli torto. Poi, certo, dimenticano il piccolo-piccolissimo particolare che in quella squadra giocavano anche Totti, Batistuta, Cafu, Emerson, Candela, Montella, Aldair e chissà quanti altri campioni e che in questa, di squadra, i campioni si contano sulle dita di una mano e uno di questi, forse il più assoluto, è proprio Svilar.
Svilar che non segna eppure ti fa fare punti come fosse un centravanti: quello fa gol, lui para. E fa alzare tutto l’Olimpico in piedi dopo ogni suo, avrebbe detto Alberto Mandolesi, miracolo. E di miracoli, anche nella passata stagione, ne ha fatti tanti... uno dopo l’altro fino a quando, contro la Fiorentina, ha mandato in analisi Kean e in estati lo stadio al punto di unirlo tutto in un solo coro celebrativo.
A proposito: quant’è che non si sentivano i Romanisti cantare per un giocatore?
È accaduto. Per lui. Così come gli striscioni in curva o per le strade di questa città. E anche se non abbiamo più quindici anni da troppo tempo e sappiamo bene come funziona il calcio moderno... Non è oggi il giorno per guardare troppo in là dal presente e da questa felicità che circonda la firma del suo rinnovo.
Roba da mettersi a correre attraversando tutto il campo per andare ad esultare sotto Curva Sud: proprio come fece lui, Svilar, dopo che il Feyenoord dal dischetto era andato a sbattere sui suoi guantoni.
Quella corsa, iconica e spontanea, non perderà mai valore.
Fallo ancora, Mile!
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