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Addio Maestro Morricone

Ciao Ennio. Romano. Buono. Creatore

Una volta nella Monument Valley sentii la sua musica e pensai che se la Monument Valley è l'America, Morricone è Roma: una non può spostarsi, l'altro viaggerà per sempre nell'aria in tutto il mondo

Ennio Morricone, di LaPresse

Ennio Morricone, di LaPresse

06 Luglio 2020 - 13:48

Di Ennio Morricone ho tanti ricordi musicali... personali... giallorossi. Li butto giù in maniera disordinata e con la tristezza che viene a veder andare via un gigante di questa levatura. Mi piaceva anzi mi conquistava di Morricone il suo piglio democratico, la capacità di pensare anche a chi non aveva tanti soldi per venire ad ascoltare la sua musica... così una volta andammo a vederlo in una prima esecuzione a 10 mila lire. Faceva concerti in tutto il mondo a cifre esorbitanti, ma per Roma e i romani aveva sempre un occhio di riguardo. Dovevano essere solo prime esecuzioni ma nei bis ci regalò un medley dei suoi grandi successi... gli ho voluto ancora più bene quel giorno quando per mandarci a casa felici attaccò Il Buono il Brutto e il Cattivo, L'estasi dell'oro, L'uomo dell'armonica e noi in piccionaia impazzimmo.

Di Morricone poi mi commuoveva il rigore, la capacità di estraniarsi da tutto e tutti con la sua musica. Gli devo il Capodanno più bello della mia vita .. odio il Capodanno, la corsa al cotechino, il veglione, il tu che fai? (che te frega?) e un anno Morricone sulla piazza del Quirinale diede un concerto a mezzanotte. Ci andai da solo perché gli altri erano impegnati coi veglioni (la mia ragazza, il suocero...). Andai a sentire Morricone e mi incazzai con i botti che disturbavano quella magia struggente che è la sua musica. Ma Morricone i botti sembrava non sentirli ed era lì per noi...

Ho preso anche un caffè con lui. Ero andato a sentire una conferenza alla casa del cinema dove lui era relatore, lo trovai al baretto e mi avvicinai per dirgli quanta gioia mi aveva regalato e Morricone mi offrì il caffè con un produttore americano che lo guardava allibito e non si capacitava (e con me eravamo in due) di come potesse una superstar mondiale essere così alla mano... Ma Morricone era romano dentro e con la sua gente aveva un rapporto di gentilezza e amore ricambiato.

Mi sono trovato poi (ma ero proprio io?) a intervistarlo a casa sua quando Il Romanista mi inviò ad accompagnare Naim Krieziu a casa del Maestro. Dovevo raccontare l'incontro di un tifoso con il suo campione e negli occhi di Morricone ho visto gli occhi di un bambino che a Testaccio tanti anni prima si era innamorato di un campione, della sua velocità, di una squadra e della sua magia.

Morricone è stato presidente di giuria nell'anno in cui feci parte della giuria della Hall of Fame e ne ricordo il tormento nel decidere un ruolo in particolare... Soffriva a lasciare fuori un campione, soffriva perché viveva con assoluto trasporto anche quel ruolo. Ho trascinato a vedere Morricone anche i miei genitori pluriottantenni e per convincere mio padre gli dissi "Sei romano e non lo hai mai visto dirigere? È come non aver visto il Colosseo". E sono andato anche per i concerti di addio a Caracalla... sperando che tutto fosse meno che un addio.

Sarà comunque sempre con noi come quando qualche anno fa con Silvia mi trovai un po' sperduto nella Monument Valley. A non so quanti chilometri da Roma, proprio quando avevo iniziato a guardare quel panorama alieno sentii a due metri da me la musica di Morricone ... un turista si stava riempiendo l'anima con due spettacoli incomparabili messi a confronto: la Monument Valley - pensai - è l'America, Morricone è Roma... Una non può spostarsi, l'altro viaggerà per sempre nell'aria in tutto il mondo. Che la terra ti sia lieve Ennio e grazie ancora.

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