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A bocce ferme

Lo stesso spirito del derby

Quando la Roma vince la fatica quotidiana diventa più sopportabile. La stracittadina è stata stupenda, ora cerchiamo di recuperare la serenità, sempre per il bene della squadra

L'esultanza dopo l'1-0 nel derby, firmato Abraham (Getty Images)

L'esultanza dopo l'1-0 nel derby, firmato Abraham (Getty Images)

03 Aprile 2022 - 09:18

La prima settimana dopo il derby non sono riuscito a fare nulla di costruttivo; troppa gioia, troppe emozioni, troppo tutto. Ho visto finalmente sorridere di nuovo un sacco di amici e fratelli. La vita talvolta è rustica, questo si sa, ma quando la Roma vince, e magari vince il derby, la fatica quotidiana diventa più sopportabile. Diciamo che quando la Roma vince è tutto mejo. Peraltro non si è trattato di una semplice vittoria, il derby stavolta è stato davvero stupendo, uno dei più belli della vita, dominato dall'inizio alla fine, praticamente senza rischi per la porta di Rui Patricio. Solo dopo la punizione per loro all'86', che finisce fuori dal mondo, ho cominciato a comprendere che ormai non c'era più il tempo materiale per perdere la partita. Che dire? Che potevamo vincere con uno scarto ben maggiore, e sarebbe stato il caso di farlo. Ma forse non siamo ancora pronti. La rivoluzione mentale, l'apprendimento della filosofia calcistica di Mister Mourinho è un processo che ancora non si è completato del tutto. Si vede a tratti in certi momenti delle partite, o per intero in alcuni match come quest'ultimo: aggressività pazzesca e determinazione. Meno schemi, più corsa, più contrasto, più intensità. Giocare ad un altro ritmo rispetto agli altri, questo chiede l'Ammiraglio. La Roma comincia la partita a duemila, calcio d'angolo subito (che forse nemmeno c'era), traversa di Pellegrini, gol di Abraham, e siamo ancora dentro al primo minuto. Fra le cose più stupende c'è questo preciso momento filmato con i telefonini sotto la coreografia in curva, coi tifosi che non hanno potuto vedere il vantaggio, e non riescono a crederci. Veramente nemmeno da casa riuscivamo a crederci. Intorno al quarto d'ora l'errore di Zalewski, l'unico del ragazzino in una partita a dir poco sontuosa, ci gela il sangue, e inaugura gli unici quattro o cinque minuti buoni per loro. Fino al secondo gol. Cristante per Mkhitaryan, il quale lascia a Karsdorp che arriva come un missile, cross sul secondo palo, Abraham la mette dentro, e giusto con i mezzi fisici che ha lui sarebbe stato possibile. La partita è su due binari, in campo c'è un padrone, e quel padrone siamo noi. E Zalewski momenti segna. Al 39' punizione di Capitan Pellegrini, di una bellezza disarmante. Gesto tecnico che tra l'altro vendica una punizione di Veron in un derby che perdemmo per 2-1 nell'era Capello. Poi la traversa dell'armeno, ed è solo il primo tempo. Hanno giocato tutti bene, tutti. Grande Karsdorp che nell'azione del secondo gol continua la corsa sotto la curva loro. Zalewski sulla sua fascia ha annullato i diretti avversari, ben più esperti di lui. In teoria. Smalling ha respinto ogni cosa passasse dalle sue parti. Mkhitaryan micidiale quando viene fuori dall'interno del centrocampo. Cristante ordinato, Oliveira giustamente duro in qualche occasione. Grandissimo Abraham nella circostanza dei gol, quando dalla bandierina guarda i tifosi avversari, in silenzio. Sia lui che loro. Questo il suo modo di festeggiare. Fuori luogo invece, a mio avviso, l'esultanza di Pellegrini; il nostro Capitano è stato autore di una partita monumentale, cerchiamo di recuperare tutti quanti la serenità, sempre per il bene della Roma.

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