
Roma-Porto, con lo spirito dello stinco di Peres
Quasi un anno fa,De Rossi e Di Francesco in sala stampa rassicurarono i tifosi alla vigilia della doppia sfida agli ottavi con lo Shakhtar

Lo stinco di Peres contro lo Shakhtar
Trecentocinquantacinque giorni fa, alla vigilia della gara d'andata degli ottavi della scorsa edizione della Champions League, Eusebio Di Francesco e Daniele De Rossi si presentarono in sala stampa - nel gelo di Charkiv, Ucraina, dove la sera dopo i giallorossi avrebbero affrontato i temibili arancioni dello Shakhtar Donetsk - e seppero incarnare alla perfezione il carattere del romanista al cospetto del sogno. «Io non sono al cento per cento - disse il capitano, che era rientrato solo pochi giorni prima da un'assenza che era costata diversi punti in campionato alla Roma - ma la squadra sta crescendo. Non vedo perché dobbiamo pensare ad una stagione come se fosse già sbiadita». E Di Francesco: «Abbiamo lavorato duramente, vedrete che ci aspetta un gran finale di stagione. Con loro non abbiamo una grande tradizione, non so se giocherò col 433 o col 4231 ma magari li alternerò anche nel corso della partita, l'importante è dare continuità di risultati». Incredibile, no? Prendete quelle stesse frasi e riportatele a oggi, sono praticamente su carta carbone. Passa il tempo ma noi no, canterebbe Mannoia. La Roma è sempre uguale a se stessa, sempre sull'orlo del baratro e poi pronta a ritirarsi su, magari poggiandosi un po' su De Rossi e un po' su Di Francesco, due belle facce della stessa medaglia.
A Charkiv, un anno fa, la squadra giallorossa giocò un magnifico primo tempo e andò in vantaggio, poi sparì dal campo e subì la rimonta dei talentuosi brasiliani di Fonseca. Fu salvata all'ultimo secondo da un stinco alzato da terra da un altro brasiliano, Bruno Peres, adesso a svernare al San Paolo. Se lo Shakhtar avesse segnato anche il 3-1 sarebbe stata durissima al ritorno ribaltare il risultato. E invece l'1-0 chirurgico di Dzeko bastò tre settimane dopo a far volare la Roma ai quarti e di lì al sogno vissuto ad aprile che ci portò a un centimetro dalla finale di Kiev. E magicamente, anche in campionato le cose migliorarono, fino alla conquista di quel terzo posto che rasserenò tutti. Roba da metterci la firma oggi che la squadra è passata dentro altre tempeste e oggi guarda con sospetto ad ogni avversario che la sorte le mette davanti.
Il Porto non è un cliente semplice. Con la cura del non simpatico ex laziale Conceiçao si è trasformato da Sassuolo in Atletico Madrid, ha aggiunto Pepe ad un reparto difensivo che aveva due tra i migliori centrali d'Europa (Felipe ed Eder Militao, che ora si è spostato a destra), ha il Nainggolan messicano (Herrera, oggetto del desiderio di molti tifosi romanisti) e sulla trequarti un bel mix di talento ed esplosività. La Roma dovrà attaccare come ha fatto in Europa in questi due anni e difendersi con lo spirito di quello stinco di Bruno Peres. Solo così potrà tornare ai quarti. Facile, vero?
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