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Quando Totti stroncò il chiellismo

Daniele Lo Monaco analizza le dichiarazioni sul Guardiolismo e il passato di Giorgio Chiellini

Foto Sync

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10 Novembre 2017 - 11:34

Ha ragione Giorgione Chiellini. Non esistono più i difensori di una volta. Sono stati tutti stroncati dal Guardiolismo, quella strana malattia infettiva che si sta pericolosamente diffondendo in Italia da quando alcuni allenatori hanno scoperto che, come da modello spagnolo, si possono vincere le partite anche facendo partecipare i difensori alla fase di possesso palla. Nell'intervista rilasciata mercoledì pomeriggio agli inviati di carta stampata a Coverciano, Chiello aveva ammonito severamente: «È vero, c'è un buco generazionale tra i difensori italiani perché il Guardiolismo ha rovinato tanti difensori. Ora i difensori sanno impostare, si allargano tutti per giocare e non c'è un difensore che marca. Quando sono arrivato io nei primi anni si facevano esercitazioni per marcare e sentire l'avversario, ormai sui cross non c'è un difensore italiano che segue l'uomo e lo marca». Dopo di lui, in pratica, il nulla. E che schifo è? Ma dove arriveremo? Ma davvero i difensori devono pensare pure a costruire una manovra offensiva? Quanto (gli) mancano quei tempi preVar e preCalciopoli in cui il nostro poteva liberamente decidere se respingere al mittente i palloni mandati nella metà campo juventina o i peroni. Ci scherzò lui stesso tempo fa alle Iene : «A me hanno insegnato che qualcosa va preso». A Bergessio, per esempio, andò male: in quel caso Chiellini, respinse il perone, che andò in frantumi. Una volta sgomitò il mento di Ibrahimovic (chi mena per primo mena due volte), un'altra strappò i capelli di Cavani, un'altra tirò una bella gomitata a Pjanic, poi lo stese quand'ebbe l'ard ire di saltarlo in dribbling, stesso destino per Bonaventura, a Okaka lo prese a pugni sul braccio, con l'Udinese ne stese due in un'azione, a Djakitè rifilò un colpo col gomito sinistro e un altro col pugno destro. Suarez una volta non resse le continue provocazioni e gli rifilò un morso in diretta tv, un po' come fece Zidane su Materazzi, un altro cresciuto nella limpida scuola italiana dei difensori. Quasi mai, prima della Var, i suoi interventi venivano sanzionati, tanto che sui social prese il volo l'hashtag #chiellopuò. Da quando c'è la Var non si azzarda in più, infatti strepita: «La Var ci penalizza». E te credo. Ai suoi tempi, quando Guardiola non aveva ancora indicato come si poteva vincere semplicemente giocando a pallone (e marcando, certo, ma cercando solo il pallone), solo uno si oppose al Chiellismo: si chiama(va) Francesco Totti. Gli rifiutò persino la mano dopo un contrasto a metà campo cercato proprio dal capitano. Era il segno del suo disprezzo. Il suo. Il nostro.

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