Cogito Ergo Sud

Gaspo Testaccio

In un mondo di Saelemaekers io sono Gianluca Mancini, volto di questa Roma romanista di Gasperini

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
17 Dicembre 2025 - 06:00

«Il 99,99 % dei calciatori non si sarebbero fermati, solo chi è estremamente onesto lo avrebbe fatto». Quindi secondo Fabregas i giocatori della Roma non sono stati onesti (o lo sei o non lo sei). La ritengo un’offesa fatta col bisturi, nascosta dietro un avverbio furbo, con la finta sportività di chi addirittura fa la mossa buonista di assolverti, forse convinto di stare a un livello morale più alto di te.

Contro questo tiki taka dialettico preferisco le spallate all’ipocrisia di Mancini. Sicuramente preferisco Rensch ad Addai che non ha subito alcun fallo e che è rimasto per terra speranzoso di fermare così l’azione pericolosa della Roma. Forse solo lo 0,01 % degli allenatori avrebbe detto a fine partita che è stato estremamente onesto non fermarsi.  In un mondo di Alexis Saelemaekers io sto con Gianluca Mancini. Poi se sono della Roma: sono Gianluca Mancini, degno volto della squadra romanista di Gasperini. Un ascoltatore ieri ha chiamato in radio e ha detto che la Roma al Como ha tolto l’aria: è esattamente così. Una Lupa boa che ti ha costretto alla resa, a indietreggiare, che ti ha frustrato, che ti ha fatto saltare linee e nervi. Una Roma forsennata, inesausta, ossessiva nella ricerca della cosa giusta da fare per se stessa e i suoi tifosi.

La Roma di Gasperini è una Roma romanista, ecco il suo segreto. Una Roma che fa la Roma. Testaccina, un aggettivo che da sempre - almeno dal 3 novembre 1929 - esprime un nostro stato mentale, una categoria dell’anima. Gaspo Testaccio. La cosa bella di questa Roma sono tante cose belle: Rensch che recupera chiunque e toglie persino l’angolo al Como; Wesley che corre e poi corre e poi corre, un Gervinho mezzo biondo sulla fascia che quando segna fa la Dybala mask; Dybala che non gioca, che sui giornali legge che per lui è tutto finito e che invece quando segna la Roma è il primo che entra in campo ad abbracciare i suoi compagni; Koné che sarebbe tutto nel caso scoprisse che nel calcio non è vietato tirare in porta,

Cristante che non so più quante partite ha fatto, Soulè che da funambolo è diventato operaio; Pellegrini che è capitano nei comportamenti e li stringe veramente i denti, Hermoso che per me capitano lo è stato a Cagliari e che col Como è stato tipo il migliore. Celik che pure se non c’era si avvertiva la sua presenza e, questo, è uno dei più grossi risultati di un allenatore che fa giocare i suoi ragazzi solo con un criterio: il lavoro. Pensa te che strano. E noi non lo volevamo... Forse credo che fosse un meccanismo inconscio: si ha paura ad essere felici. Vale per tutti e in ogni ambito. Per questo  Roma mia, fregatene che stai  a + 4 dalla Juve, che se va male le resti sopra pure a Natale, non pensare a questo: corri e va, contro il male. Vai a e sbrana, togligli l’area, al 99,99 onesta, al mille per mille e per sempre romanista. 

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