L'impronta digitale
C’è una spilletta di Foschi conservata nell’archivio storico: c’è la Lupa sopra l’acronimo ASR. È del 1928. Significa che quando qualcuno si è chiesto per la prima volta come rappresentare la Roma ha dato come risposta quello stemma
(GETTY IMAGES)
So che per qualcuno non è importante, so anche che qualcuno preferisce lo stemma che dalla prossima stagione non ci sarà, capisco e registro apposta. Ma so pure che era tutto quello che volevo, e volevano quelli come me sulla maglia della Roma. Uno specchio. Un cuore che prende le forme di una Lupa sopra tre lettere.
L’ASR il nostro DNA. L’acronimo che all’origine e in ogni sua rappresentazione s’incrocia, le tre lettere sono sempre state intrecciate come filamenti di un’identità a spirale che sta a significare l’unione da cui nasce, appunto, l’Associazione Sportiva Roma. Sopra c’è la Lupa che allatta i gemelli: l’assassino e la vittima, il pio e l’empio, il bene e il male. È un Tao sporco di latte e sangue lo stemma. La Lupa, Roma, sta sopra il mondo e quelle tre lettere rappresentano tutto ciò che c’è dentro: le tre squadre da cui è nata, l’Alba che è l’anima popolare, il Roman quella aristocratica, la Fortitudo quella cattolica. S’intrecciano formando il tessuto della città: Roma madre slabbrata, santa e puttana, città aperta, piena di grazia e disgrazia. Oro e sangue, aristocratica e popolare, la Roma è stata e sarà per sempre l’unico simbolo della capitale. È nata apposta.
“Con la Lupa sopra il petto io di amarla non la smetto” è probabilmente quello che canticchiava tra sé e sé chi quella Lupa sopra al petto ce la metteva per la prima volta. C’è una spilletta di Italo Foschi conservata nell’archivio storico di Trigoria regalata dal consiglio direttivo dell’AS Roma: c’è la Lupa sopra l’acronimo ASR. È del primo mese del 1928. Significa che quando qualcuno si è chiesto per la prima volta come rappresentare la Roma ha dato come risposta quello stemma. Quando qualcuno ha voluto regalare a chi l’ha fondata l’immagine di noi l’ha pensata così. La prima immagine della Roma, come compendio di quello che eravamo quando siamo nati, è stata quella. Quello stemma siamo noi, è la nostra impronta digitale. E ce l’abbiamo sul cuore.
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