Cogito Ergo Sud

Giocala

La partita contro l'Inter per la Roma è un'occasione di farsi vedere, soprattutto a se stessa

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
18 Ottobre 2025 - 06:00

Oooh, grazie! Grazie Gasperini e non per il primato in classifica (provvisorio? parzialissimo? immeritato? fate voi), ma perché finalmente c’è un allenatore che non si eccita per il quarto posto. In una quarantina d’anni di stadio, io “Quarto posto sarà!” o “Vinceremo il quarto posto!” non l’ho sentito, né lo vorrei mai sentire. «È un obiettivo economico, non tecnico, io penso a quello» ha detto l’allenatore della Roma Associazione Sportiva (prima che economica, finanziaria, prima ancora che srl e/o spa) rispondendo alla domanda sulle possibilità Champions, su quali siano i traguardi, gli obiettivi, gli orizzonti di questa squadra. 

Gasperini è un indiano da questo punto di vista, non si preclude niente, né si dà per vinto pure davanti alla cavalleria tonante, per lui c’è prima di tutto la sua tribù, e solo l’orizzonte che ha davanti. Quello di questa sera sotto Monte Mario con la Madonnina coperta ma sopra di noi, con Roma che si veste di Roma e riempie la sua arena per celebrare se stessa, il suo nome, con i suoi canti, inni e cori, è un orizzonte che Gasperini vuole guardare fin oltre il tramonto. Non vuol precludersi niente: «Sarà una bella sfida. Nel calcio per fortuna poi non vince sempre chi fa le prestazioni migliori» che un po’ alla lontanissima (come il suo calcio a uomo) assomiglia alla battuta di Rocco a chi gli diceva «Vinca il migliore? Sperem de no». Grazie a Gasperini perché mi ha permesso di non scrivere troppo su questa partita che non è da scrivere, ma da vivere proprio perché è stata già troppo scritta (l’Inter è l’avversaria che dal 1927 abbiamo incontrato di più) e che sembra scritta (troppo forte anche per questa Roma di Gasp).

Così pare, sperando che non sia. Come deve giocare la Roma? Provarci? Sognare? Sbarazzina all’assalto come gli indiani nelle praterie perché tanto, per certi versi, non hai niente da perdere (meno dell’Inter sicuramente)? Oppure alla strenua resistenza della tenda, alla difesa di un punto che significherebbe comunque tanto, fatica e pane quotidiano per i romanisti. A come deve giocare la Roma ci pensa Gasperini, per il resto prendo in eterno prestito la frase calata dall’alto dello spirito Divino di Paulo Roberto Falcao, che questa partita l’ha siglata mille volte e per sempre (con quell’arcobaleno blu d’inverno nell’82): alla nostra radio ha detto una frase che cortocircuita schemi, attese, attitudini di pensiero (categorie stupide e noiose di risultatisti e giochisti) dicendo semplicemente «la Roma si deve far vedere, queste sono le partite in cui si può crescere e fare qualcosa». Così. Semplice. Così come Carmelo Bene riassunse in uno splendido “vivacchio” 500 anni di interpretazioni di Amleto, Falcao ci ha indicato la via: la Roma si deve far vedere. 
E noi ci andiamo apposta, per vederla. Perché è sempre e solo tanto, tanto, tanto bella.

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