Cogito Ergo Sud

Non confondete vittime e carnefici

La cacciata di Vitali non è come quella di De Rossi o di tanti dipendenti. Con la saggezza dei capelli bianchi si costruisca finalmente una Roma all’altezza di chi la rispetta. E di chi la ama

(MANCINI)

PUBBLICATO DA Tonino Cagnucci
17 Giugno 2025 - 18:23

Ieri un amico ha detto «qui scappano tutti dalla Roma, è un casino», preoccupato della cacciata di Ghisolfi e di Vitali. Detto che bisogna distinguere fra un DS portato dalla Souloukou e che fino a poco fa non poteva nemmeno andare a prendere i giocatori all’aeroporto, e un Avvocato che aveva potere di firma e di fatto svolgeva la funzione di AD, al mio amico ho risposto di non confondere soprattutto le vittime coi carnefici (metaforicamente s’intenda)  Non confondere, per esempio, Daniele De Rossi con Lorenzo Vitali, o peggio, il centinaio di dipendenti cacciati in questi mesi con chi è stato veramente responsabile del disastro vissuto tra Tolstoj e Trigoria da dopo Budapest fino all’arrivo di Ranieri (il riferimento qui non è necessariamente a Vitali). 

Non confondete chi sta dalla parte della Roma e lavorava, anche con bassa retribuzione, con chi aveva impostato un piano industriale che come suo picco ha portato non tanto ai 53 giorni di Juric, ma al comunicato con cui si annunciava la sua scelta e ai trofei che avrebbe vinto. Ricordate i dipendenti a cui non è stato rinnovato il contratto in scadenza lo scorso 30 giugno per non confonderli con chi portava loro gli scatoloni o comunicava loro (anzi, alla maggioranza nemmeno veniva notificato) di andarsene via. 

La speranza è che gli ultimi nomi allontanati – si sta tagliando la testa del drago, non più le unghie del lupo - siano una spia di un’illuminazione, non dico un San Paolo sulla via di Damasco di Caravaggio, ma qualcosa che dia spazio a chi sa chi era Agostino Di Bartolomei, o per lo meno che non lo chiami Bartolomeo o D’Agostino. 
Per me è evidente che ci sia stata una Roma fino a Budapest – che a me piaceva – e una dopo, con scelte offensive nei confronti di molti romanisti (la brutta cacciata di Mou, e persino quella peggiore di DDR, bandiera usata come straccio). L’arrivo di Ranieri ha fermato questa emorragia di romanismo, la mia speranza è che questo 17 giugno sia un nuovo inizio e che insieme alla Roma di Ranieri e Gasperini presto ne nasca una con un organigramma. Pensa te. Certo chi è chiamato a farlo è chi ha sbagliato nell’ultimo anno quasi tutte le scelte. La speranza che oltre al vigore americano, fatto di slang, ottimismo, slogan, ci siano soprattutto la cultura del lavoro dei capelli bianchi di un artigiano del calcio, uno Geppetto arrivato da Bergamo che spero possa scolpire la nostra favola, e quello di un Signore che è insieme Sir e Sor e che sarà pure paraculo ma che ci ha regalato una frase eterna. «Io rispetto l’Italia, ma sono della Roma». Sarà ruffiano? Boh. Io me la tatuo. Sperando che in società ci sia posto per chi ama la Roma e per chi la rispetta.

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