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cogito ergo sud

Enjoy the silence

È stato un onore scrivere di Lei. La Roma non è la prima delle cose futili, la Roma è un sentimento e i sentimenti sono una cosa seria. Va bene così. È passata la cometa

08 Marzo 2022 - 08:38

Quando parlate della Roma dovete sta' zitti. È stata la prima riga dell'editoriale da direttore de Il Romanista il 15 settembre 2017, non potendo, non dovendo, non volendo sentirmi rappresentante di nessuno, tantomeno di qualcosa di così intimo, esclusivo e profondo che per ogni tifoso è la Roma. Il sentimento è l'unica cosa che ci accomuna e l'unico lasciapassare per raccontarla. Da oggi lascio la direzione de Il Romanista e in questi anni credo di aver mantenuto fede al "segreto professionale". Mi occuperò ancora dei tifosi della Roma e della Roma, in altre forme e in altri modi che però fanno sì che sia più opportuno ed elegante dimettermi dal ruolo di direttore. Continuerò a scrivere sul Romanista, a nome e a modo mio, perché questo giornale è casa mia: ci ho scritto il giorno della prima pubblicazione il 10 settembre 2004 e poi sempre, fino a riportarlo in edicola a metà settembre quasi cinque anni fa. Nessuno me lo ha chiesto, è una mia scelta anche se rosico a lasciare. Va fatto per riaffermare e rilanciare quello che il Romanista è sempre stato: di nessuno, tranne che di chi lo fa e di chi lo legge. Anche quando parlate del Romanista, da questo punto di vista, dovete sta' zitti. Da parte mia non c'è nessuna grande scelta liberatoria o nessuna pagina da voltare, è una necessità mischiata a coscienza e eleganza. Sono scelte di campo più che di settore, le ho fatte da tempo lasciando nel 2004 un sicuro contratto in un'agenzia di stampa nazionale perché sapevo che stava nascendo questo quotidiano. Era il mio sogno sin da bambino veramente. Poi è stata tutta una prigionia (del sogno, Presidente): essere così "romanista" ti preclude altri posti, anche se ti dicono che sei bravo e che scrivi veramente bene e che potresti scrivere di tutto, però sei troppo connotato, "sei quello che scrive della Roma". In attesa di qualche editore punk che scompagini regole e abitudini e mostri coraggio per fare qualcosa di diverso, io l'ho sempre preso come un complimento.

Col Romanista qualcosa di diverso ho provato a farlo. Rimanendo zitto. Ringrazio chi mi ha aiutato. Ringrazio Francesco Rocca che mi ha onorato della prima intervista fatta 35 anni dopo il suo ritiro. Lo ringrazio perché ha detto che: «io con la Roma ci ho fatto l'amore». Ringrazio Daniele De Rossi che invece al Romanista ha rilasciato la sua ultima esclusiva da calciatore a un quotidiano, e Marisa Di Bartolomei che ha firmato la prima copertina sul volto commosso di Francesco Totti e Francesco Totti che "con questo amore qui" lasciava la Roma. È un dovere, e un dolce sentire, ricordare ogni volta Agostino. Grazie a Damiano Tommasi che è venuto in redazione a presentare la sua candidatura alla presidenza della Figc. Poi grazie a quello che è stato insieme a Pier Paolo Pasolini il più grande pensatore del Novecento: Paulo Roberto Falcao. Non c'entra niente, ma come faccio a non citare Falcao oggi?

Grazie invece a chi ci è entrato: a Giuseppe Manfridi, Lucio Caracciolo, Paolo Franchi, Lorenzo Contucci, Mimmo Ferretti, Giovanni Scipioni, Filippo Thiery, Danilo Serafini, Sandro Bonvissuto,  perché hanno scritto su questo giornale per stima e per amicizia, la stessa che io provo per loro. Un pensiero speciale va a Piero Gratton, alla sua arte e alla sua cortesia: Piero è stato grande perché mi ha dimostrato che non solo si può, ma si deve essere maestri mantenendo la gentilezza d'animo. Un bacio al cielo. Grazie al Commando Ultrà che m'ha fatto romanista. Più degli scoop o presunti tali, dell'essere il giornale di Calciopoli, dell'aver scritto - purtroppo - prima di tutti dell'addio di Totti, dell'arrivo di Ranieri, dell'essere finiti sul New York Times per la battaglia contro il caro prezzi dei biglietti, della lettera di risposta che ci ha spedito il presidente del Barcellona eccetera eccetera, l'aver raccontato il dono fatto dai ragazzi del CUCS alla Roma del loro striscione è stata la cosa più bella che mi sia capitata di firmare in questi anni: a mio giudizio il più grande gesto d'amore fatto verso la Roma dal 1927. E trovo imperdonabile che chi segue la Roma non solo non ne abbia dato notizia, ma non ne abbia fatto una Treccani di questa cosa. Cazzi loro. Un'altra cosa bella è stata quella di aver convinto la precedente proprietà del giornale a regalare abbonamenti dell'edizione digitale per tutto il periodo del lockdown, così come con la nuova (e attuale) proprietà abbiamo distribuito gratis mediamente diecimila copie cartacee nelle edicole il giorno dopo la partita (fate voi i conti, sennò passo per Biscardi). Numeri. In questi casi bisogna farli: dopo quello ufficiale, Il Romanista è il primo canale dedicato alla Roma su Twitter (54.000 follower), su Telegram (5.400), il secondo su Instagram (102.000), il primo su Facebook come interazioni (133.000), oltre all'app, al sito, al canale linkedin e youtube e mi perdo qualcosa. Tutto questo quattro anni e mezzo fa non c'era. Non c'era nemmeno la redazione assemblata in un incubo più che un sogno di tutta una mezza estate… Ma della redazione non parlo perché sennò mi commuovo. Grazie.

Nemmeno della Roma, mi trattengo anche dal raccontarvi della simpatia sperticata per Mourinho, a parte una cosa: ve prego non fateve senti' di' che «io so' disamorato». Ma davero? Se è così significa che non sei mai stato innamorato. Pure se la Roma va in B, pure se je vendono i giocatori, con la proprietà americana, tedesca, eschimese, o qualsiasi frase fatta da appiopparle dopo ogni sconfitta ("non ho mai visto una squadra così brutta", "la peggior Roma della storia") pure quello che vi pare, la Roma è un amore unico, totalizzante, senza scelta, senza opzioni, senza alternativa. Se sei della Roma SEI DELLA ROMA, le appartieni, non ti è dato scegliere niente. Non hai libertà. È uno stracazzo di benedetto privilegio. Puoi esse' incazzato, puoi avecce paura, pure dijene quattro, cinque, mille (però no sui social eh, è come una creatura, non je se strilla davanti agli altri): non è la Roma, è l'amore per la Roma che non si discute.

Per non parlare di chi dice che si vergogna della Roma. Non può mai accadere. Nemmeno dopo un 7-1, nemmeno dopo lo schifo di Bodo: si dovrebbe vergognare chi la disonora, non chi l'ama. Quando è così, anzi, alzi il mento, il petto va in fuori, il cuore batte più forte e spunta persino un sorriso a immaginare la faccia incredula di chi s'aspetta il tuo capo chino. «Ti amo anche se vinci» resta una delle più belle cose dette nel rapporto fra un tifoso e una squadra di calcio. È sempre valso un po' anche per questo giornale. Non è il Corriere della Sera, non è facile farlo ogni giorno, stando attento a tutto, sapendo che una virgola fuori posto in tempi di sputtanamento, screenshot e strumentalizzazioni da social ti può portare alla gogna: Roma ama e non perdona. Non è stato bello, a volte è stato bruttissimo (fatelo voi un giornale dopo gli addii di De Rossi, Totti, Firenze o Bodø) a volte bellissimo (e non è solo Roma-Barcellona, ma l'essere riusciti a raccontare qualcosa di vero e persino di utile). Sempre un onore scrivere di Lei. La Roma non è la prima delle cose futili, la Roma è un sentimento e i sentimenti sono una cosa seria. Va bene così. È passata la cometa. Adesso sarà più facile parlare della Roma rimanendo zitto. Enjoy the silence. Sssst.

Tonino Cagnucci

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