Settore Giovanile

La Lupa sul petto e il pallone nel sangue: la storia di Coletta, golden boy della Primavera

L'inizio alla Vigor Perconti, l'approdo in giallorosso a 9 anni, poi la crescita e le vittorie con le Under di Roma e Italia. Fino alla grande stagione con Falsini

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Sergio Carloni
03 Giugno 2025 - 12:00

Con la Lupa sopra il petto e col pallone nel sangue. Impossibile dire altro. Lo ha evidenziato la stagione in Primavera, due anni sotto età: Federico Coletta è un gamechanger. Uno di quei giocatori che fanno la differenza. Uno di quelli di cui non si può fare a meno. Falsini lo aveva capito già quando era in Under 17, al culmine dei due titoli conquistati insieme al numero 18 dell’U20 (sempre da “più piccolo” della classe). Forse, però, è proprio Coletta a rappresentare il successo del tecnico e, in particolare, del settore giovanile della Roma. Al di là di un esordio in prima squadra che deve ancora arrivare e che aspetterà. Al di là dello Scudetto mancato. Al di là della felicità che avrebbe portato il trionfo. C'è quel vanto perpetuo di essere romanisti. Essere Romanisti, con la “R” maiuscola. Proprio come Coletta.

Esperienza e passione

Il cuore è forgiato dal giallo e dal rosso. Da sempre. Anche se la sua avventura, per dirla tutta, non inizia a Trigoria. Il sogno, comunque, resta lo stesso da quel 29 maggio del 2007, giorno della sua nascita. Supportato dalla costante presenza di papà Alessandro, mamma Fabiana e il fratello Flavio. Passano gli anni, la passione cresce al passo col bambino che è dentro di lui e nel 2012 la Vigor Perconti entra nella sua vita. Lì parte tutto, nel quartiere Collatino. Quello delle sue origini.

"L'ho visto crescere sia a livello calcistico, sia a livello anagrafico", racconta Giuseppe Masella, ex direttore della scuola calcio della società domiciliata in Via di Grotta di Gregna, a Il Romanista. "Tutto è frutto del suo lavoro". Eppure, i momenti di debolezza non mancano nel corso della carriera del classe 2007: "C'è stato un periodo, quello dell'infortunio alla caviglia, qualche anno fa, in cui si pensava che potesse smettere di giocare. Ma la tenacia ha avuto la meglio. Una volta rientrato è stato aggregato ai più grandi, ha iniziato a lavorare e lì è riuscito a tirare fuori il meglio di sé".

Uno dei campi da gioco della Polisportiva Vigor Perconti

"Sin da piccolo, ha sempre giocato in zona offensiva", prosegue Masella nel racconto. "Sia nel calcio a cinque e a sette, sia quando ha iniziato a giocare a Trigoria, si è stabilizzato a trequarti di campo. Qualcuno lo ha adattato anche come esterno di centrocampo, ma si esprime al 100% quando è vicino alla porta".

Un sogno che diventa realtà

Ripeterlo forse non serve. Resta però doveroso: nascere a Roma significa essere e appartenere a quei due colori lì. Il giallo, come il sole; il rosso, come il cuore. E quando arrivano per prenderti e portarti dalla loro parte, con gli scarpini ai piedi, è impossibile dire di no: "Io ero lì quando la famiglia è stata contattata dalla Roma. Il padre ne parlò con noi: e noi, senza ombra di dubbio, consigliammo, nonostante l'età, di portarlo a Trigoria. Per quanto la Vigor sia una delle società più attive sul fronte scuola calcio. E poi lui è un tifoso romanista, come tutta la famiglia. Fu una bella sorpresa per loro. C'erano dubbi, ma andarono via quando il ragazzo si impose lì".

Gli spalti di uno dei campi da gioco della Polisportiva Vigor Perconti

Partitelle, tornei, giocate. Tutto ciò strizza gli occhi del club quando Coletta ha solo 9 anni. "Già allora, tra i più piccoli", spiega Masella, "si vedeva la sua capacità nel muoversi col pallone. Giocava in un campo di calcetto, già dava nell'occhio all'epoca dei pulcini. Anche se lì si può vedere pochissimo, se non la voglia di mettersi in mostra con la palla. Oggi è un calciatore dinamico, veloce. E sotto questo punto di vista, non fa male non ricercare necessariamente la struttura fisica. Coletta ne è la dimostrazione. Si tratta di un calciatore che mette in mostra la tecnica di base, piuttosto che la fisicità. Non credo che troverà difficoltà: anche in Nazionale lo ha dimostrato. La squadra è andata avanti grazie ai suoi gol". 

Dunque: fino al 2016 resta alla Vigor Perconti; dopodiché, la chiamata tanto ambita arriva. E allora, ecco che Coletta, in un batter d'occhio, diventa un giocatore della Roma. Quella Roma tanto amata. Quell'amore sfoggiato a più riprese, anche sui social: "A Roma solo la Roma", scriverà più tardi, nel 2022, dopo un derby vinto in scioltezza. Sotto gli occhi di José Mourinho. Ma questa è un'altra storia. Riavvolgendo il nastro, dal suo approdo cresce e impara nel settore giovanile. Si specializza in più ruoli, prevalentemente a centrocampo; stupisce gli addetti ai lavori, prende parte a competizioni varie. Una di queste è il Torneo Internazionale della Città di Montecatini Terme: siamo nel 2019, la Roma supera tutti, lui vince il Pallone d'Oro della 16ª edizione. Un riconoscimento conferito al migliore. "Orgoglioso di far parte di questo gruppo", si legge sotto il post celebrativo. Umiltà e rispetto. Devozione ai compagni. Valori imprescindibili per un ragazzino di quasi 12 anni.

 
 
 
 
 
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Il primo amore non si scorda mai

Entra dunque nel vivo la carriera di Coletta. Che dalle Under più basse passa all'U16, diventando, di fatto, un soldato di Falsini. Tra la Roma e la Nazionale. Perché prima arriva anche l'esordio in maglia azzurra. Una trafila lunga fino a oggi, dall'Under 15 all'Under 19. Due anni sotto età. Ed è col tecnico attuale della Primavera che il classe 2007 dà il meglio di sé; un rapporto prolifico, fatto di affetto e voglia di migliorarsi. A vicenda. Non è nella targa del primo successo targato Falsini, in U16, nel 2022; fa in tempo appena un anno dopo a esserci, nel 2023, al termine di una combattuta finale con la Fiorentina. Termina 3-2, segna anche Coletta. La festa è tutta giallorossa. Il futuro radioso. Tanto per lui, quanto per la Roma.

 
 
 
 
 
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Il 2023-24, stagione del primo contratto da professionista, sa di novità. In Under 17, dove l'allenatore è stato promosso con Coletta, tutto fila liscio. La squadra domina in lungo e in largo, approda in finale Scudetto e ad Ascoli, il 21 giugno 2024, si sbarazza anche dell'Empoli. Un netto 3-1. Un altro trionfo. Quasi da non crederci. Stavolta il gol non arriva: poco male. Lo aveva già detto quando era più piccolo, impossibile dimenticarlo ora: senza il gruppo non si va da nessuna parte. E la sua crescita procede spedita, insieme a quella dei compagni.

 
 
 
 
 
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Di fatto, in stagione arrivano 17 gol e 6 assist (cinque solo nella fase finale!) in 27 presenze. Numeri da capogiro. Così come ciò che accade prima delle gare decisive in Campionato. Uno dei momenti più iconici, fino a oggi, della sua carriera. Siamo al 5 giugno e la Nazionale Under 17 di Favo affronta il Portogallo nella finale degli Europei di categoria: lì l'Italia è arrivata con tanta fatica, battendo Polonia, Slovacchia e Svezia ai gironi, Inghilterra (dal dischetto) ai quarti, Danimarca nel penultimo atto. Uno, due e tre. Coletta apre la pratica, Camarda la chiude con una doppietta. 3-0, tutti a casa. Anche Federico, con una coppa e diecimila sorrisi in più in maglia azzurra. Il perfetto preludio in vista di una stagione che si concluderà con i fuochi d'artificio. Notti di sogni, di coppe e di campioni.

 
 
 
 
 
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Benedetta Primavera

Europei e Scudetto U17. Di più non si può. Anzi, si può e si deve. Lo capisce, Coletta, quando Falsini scala ancora le gerarchie e in Primavera va a sostituire, in estate, il partente Guidi. C'è da riordinare le idee in un settore ferito dal ko in finale playoff col Sassuolo. E l'allenatore della non più Under 19 (e adesso Under 20) decide di ripartire dai più piccoli; di adattarli già a un tipo di calcio diverso. Tantissimi 2006, tanti 2007. Tra questi, il centrocampista. Che salta l'U18 e brilla già alla prima: al Tre Fontane, il 18 agosto 2024, c'è il Cagliari, messo al tappeto da una tripletta del golden boy in maglia giallorossa. 4-1. Al primo timbro, il ragazzo corre ad abbracciare l'allenatore. Storia di una sintonia dai tratti unici. Chi ben comincia, si dice, è a metà dell'opera

Non può essere diversamente. Coletta viaggia, spedito. A ottobre, addirittura, viene inserito da The Guardian tra i migliori 60 prospetti del calcio Mondiale tra i 2007. Fa la mezzala, l'ala, il trequartista. Quando serve, anche la falsa punta. Dove lo metti, sta e rende. Al massimo delle aspettative. La fotografia perfetta è quel 2-1 in extremis alla Juventus, in una partita sofferta: sempre lì, lì nel mezzo. Dell'azione. Stavolta dell'area. Sottoporta coglie la palla al balzo e sfrutta a dovere l'assist di Levak, portando i tre punti. È la "gara della vetta", da cui la Roma U20 non si stacca più. L'ennesima prova di qualità da parte di un ragazzo neanche diciottenne, da 14 reti e 3 assist in 37 presenze.

Finale amaro, futuro roseo

L'ultima apparizione è quella con la Fiorentina, in semifinale dei playoff Scudetto. Data: 26 maggio 2025. La Roma lotta, suda, segna. Cade. Si rialza. Ma la vittoria non arriva. Coletta gioca 90 minuti, esce dal campo zuppo e sfinito. Senza aver potuto dare alla sua squadra ciò che avrebbe voluto. Una delusione, forse la prima in ambito sportivo. Fa poco o nulla. Una doccia fredda, di tanto in tanto aiuta. Soprattutto un ragazzo giovane, con la strada spianata e tanta esperienza alle spalle.  

 
 
 
 
 
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A dir la verità, una magra consolazione c'è: è la regular season, giocata col cuore e la passione, a portarlo a essere uno dei migliori centrocampisti del Campionato Primavera. Lui, con umiltà, ringrazia e riceve i complimenti di tutti. Anche da parte di chi ha già avuto la possibilità di farsi strada tra i più grandi. Resta impresso l'applauso di Niccolò Pisilli, presente e futuro, legato a Coletta da un bel rapporto di amicizia. Oltre che dal ruolo. E da un'ulteriore connotazione non da poco: l'orizzonte. Roseo, tutto per loro. Giovani grintosi. E con la Roma nel cuore. Quello che il tifo, più di tutto, ama e chiede. Non un'utopia. Che se il sostenitore potesse, scongiurerebbe a priori: "Il destino è nelle tue mani". Anzi, piedi. Forgiati dal giallorosso e da quel Romanismo che ci rende unici.

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