Interviste

Primavera, l'ex tecnico di Mirra: "È un leader elegante. Spero arrivi l'esordio con Gasp"

Gianluca Isgrò racconta il capitano a Il Romanista: "Ci conoscemmo all'Urbetevere, la sua umiltà è la sua forza". Poi l'aneddoto sul numero 14

(MANCINI)

PUBBLICATO DA Sergio Carloni
15 Novembre 2025 - 15:56

Prima che incominci ancora la "routine dei bus", c'è la pausa a scandire il tempo. Almeno per chi vive di calcio. Come a Trigoria. Lì, Gasperini sta lavorando con una Roma "ridotta", avendo modo di aggregare giovani dalla Primavera. Tra questi c'è Jacopo Mirra: difensore classe 2006, capitano e leader silenzioso. Tanto silenzioso quanto prezioso. A Il Romanista, ne ha parlato Gianluca Isgrò, uno dei suoi primi allenatori.


Jacopo Mirra, già in maglia giallorossa, e Gianluca Isgrò durante un torneo

Che rapporto ha con Mirra?

"Il rapporto che ho con Jacopo è uno di quello che porta i ricordi più belli. Per noi allenatori è importante vedere storie come quella di Mirra. Baratterei ogni campionato vinto nel settore giovanile per vedere un ragazzo esordire!".

E a quando risale il primo incontro?

"Ci siamo incontrati all'Urbetevere, quando aveva 7-8 anni. Lui veniva dal Selva Candida. Allenavo i classe 2006, erano quasi 35 ragazzi. E tra noi è nato subito un rapporto molto bello. In quel periodo della crescita ci sono sempre ragazzi più pronti sotto certi aspetti. E per quanto riguarda la sua situazione, mi veniva spesso detto: 'Se lo si mette davanti, viene tutto più facile'. Vedeva la porta facilmente. Lì ho deciso di metterlo difensore centrale. Jacopo ha l'ossessione, in senso positivo, del calcio: è tutto quello di cui c'è bisogno per giocare. Ha avuto una famiglia che gli ha dato la possibilità di essere un ragazzo a modo, in gamba sul piano del lavoro. Non ha mollato mai".

Siamo nel 2013-14...

"Da dietro, aveva la possibilità di esprimersi meglio. Era ed è un giocatore con un cambio di passo e un senso di posizione non indifferenti. Una bellezza da vedere. Il più bravo, a quell'età, fa gol. Ma io riposi fiducia nelle sue caratteristiche difensive. Gli piaceva tanto entrare in scivolata".

Lo ha spostato dietro e lui ha basato la sua seppur breve carriera su quel ruolo. Ma già da piccolo era un leader?

"Spiccava per qualità caratteriali. Era un leader elegante, anche nel modo di porsi coi ragazzi. Non ha mai fatto qualcosa di sbagliato. Entrava sul pallone in maniera dura, ma con rispetto. Dico sempre che ci sono ragazzi più o meno pronti; ecco, lui era già pronto da piccolo! Le prime volte giocavamo a cinque, poi a sei; cercavamo di valorizzarlo, mettendolo in condizione di mostrarsi. E di mostrare caratteristiche diverse".

Ricorda qualche aneddoto di campo che l'ha colpita?

"L'ultima partita che facemmo insieme fu una finale contro la Lazio, a Ciampino. Perdemmo ai rigori, ma giocando. E qualche anno dopo, vederlo giocare contro calciatori di alto livello, di squadre come il Benfica, in tornei, mi ha inorgoglito. Ma non l'ho mai visto 'fomentato'. Anche nei momenti difficili, quando non ha giocato, non si è mai buttato giù. I fallimenti non esistono. Si casca e ci si rialza. Quando andò alla Roma, gli regalai una collanina con il numero 14. Il giorno della mia nascita e, allo stesso tempo, il numero di Cruijff. Lui mi fece la promessa di prendere la maglia numero 14, una volta arrivato in giallorosso. È un numero che ci lega".

Oggi è un difensore che fa il suo.

"Ha un senso di posizione difficile da trovare. Con e senza palla. Ed è scattante nel breve. Delle volte, vederlo è una bellezza. Le sue chiusure, soprattutto. Quando era bambino, queste cose mi colpivano già".

Lui si è allenato con Mourinho, nel 2023. E ha esordito, anche se non ufficialmente, con De Rossi a Perth. Le ha mai parlato di questi momenti?

"Jacopo è un ragazzo con una grande emozione, che non trasmette all'esterno. Si è allenato con Mourinho, ma non ha messo alla luce le sue sensazioni. Questa è la sua forza. E credo che questo carattere lo aiuterà. Quando ha esordito, in quei due giorni tra maggio e giugno 2024, si è comportato con grande umiltà. Sa che deve sempre provarci".

Una sorta di euforia contenuta.

"Sì. È molto riservato. E lo si vede anche dai social. Nel 2022, l'anno dello Scudetto U16, fece un percorso da protagonista, senza giocare in finale. Ma lui era lì. Attaccato alla squadra. Una volta lo incontrai quando io ero al Grifone e lui alla Roma: ci abbracciammo senza dirci nulla. Anche questo mostra chi è. Ancora oggi, ci scambiamo messaggi in occasione dei compleanni... E ancora oggi gli dico: 'Che il 14 sia con te!'. Se Jacopo dovesse in futuro esordire, una lacrima scenderebbe...".

E quando arrivò la Roma, che cosa pensò? Che cosa disse a Mirra?

"Quando se ne andò gli dissi di non preoccuparsi, che ciò che avevamo fatto era stato davvero bello. Gli dissi anche che sarebbe stato difficile: lo stavano prendendo per aggregarlo a un'annata di ragazzi più giovani. Venne Bruno Conti, insieme con alcuni osservatori: mi ringraziarono per averlo spostato in difesa. Io mi aspettavo un cambio di ruolo alla Roma. Invece non accadde. Il nostro abbraccio fu quello di un padre che dice a suo figlio: 'È il tuo momento'. Lo rincontrai in un torneo di Natale, pochi mesi dopo. Fu bellissimo".

Ora c'è Gasperini.

"Sarebbe bello vedere Mirra lì... Mi è capitato di andare a vedere il settore giovanile dell'Atalanta: si lavora in un altro modo, sembra un altro mondo. Un allenatore come Gasperini fa crescere i giocatori. Che devono ovviamente essere fortunati. Io ho visto Jacopo quando faceva il raccattapalle. E ora vorrei vederlo lì, in campo, all'Olimpico. Spero che quel giorno arrivi".

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