Il primo allenatore di Rensch: "A 11 anni aveva smesso per un infortunio, ora è alla Roma"
Parla van der Horst a Il Romanista: "Devyne è un bravo ragazzo. All'Unicum l'ho reso capitano per responsabilizzarlo, con Gasperini può migliorare ancora di più"
Non è trascorso ancora neppure un anno dall'arrivo di Devyne Rensch nella Capitale. Arrivato a gennaio 2025 come primo acquisto della terza gestione di Claudio Ranieri, portando con sé speranze ed esperienza dall'Ajax, anche se la carta d'identità recita "solo" 22 anni. I primi mesi di assestamento, la crescita sotto Sir Claudio e poi l'arrivo di Gasperini. Nonostante la concorrenza con Wesley, le due prestazioni tra derby e Nizza hanno confermato come il calciatore olandese abbia tutte le carte in regola per essere uno dei titolari della squadra: può essere solo un'ottima notizia per allenatore e tifosi. Un viaggio, quello di Devyne, che parte da Lelystad, precisamente nel VV Unicum. Nell'Academy curata da Peter van der Horst, il suo primo allenatore, che ha raccontato in esclusiva a Il Romanista la sua storia, tra aneddoti e retroscena.
Da quanto tempo conosci Rensch? Ha mosso i suoi primi passi nel calcio nell'Unicum.
"Sì, conosco Devyne da quando ha 8 anni. Ha iniziato nella mia Academy proprio a quell'età. Ho avuto modo di allenarlo fino all'Under 13, poi dopo quell'anno sono arrivati i primi interessamenti dei club importanti. Sia l'Ajax che il PSV Eindhoven lo volevano".
Ha giocato sempre e fin da subito come difensore?
"All'Unicum ha iniziato come difensore centrale, ruolo che ha poi proseguito anche nel settore giovanile dell'Ajax e nelle giovanili della nazionale olandese. Quando è arrivato il momento dell'esordio tra i grandi, con ten Hag, il tecnico ha scelto di impiegarlo come terzino".
Che tipo di bambino era Devyne? A Roma ha dato l'impressione di essere un ragazzo davvero tranquillo, ma molto carismatico. È stato capitano nelle giovanili di Ajax e nazionale olandese...
"Ha un carattere stabile, ha sempre avuto un solo obiettivo: diventare un calciatore professionista. All'inizio della sua carriera era un bambino timido, ma quando ho intravisto il suo talento ho scelto di renderlo capitano della squadra per responsabilizzarlo e per sviluppare la sua personalità. Devyne è davvero un bravo ragazzo".
(Un piccolo Rensch ai tempi dell'Unicum, foto gentilmente fornita da Peter van der Horst)
Che tipo di lavoro avete svolto nel corso della sua crescita calcistica? Ora Devyne ha l'opportunità di lavorare con Gasperini, un tecnico importante per i difensori.
"Sì, un allenatore è davvero importante nella crescita di un calciatore. Penso che Devyne abbia davvero un grande potenziale: è ancora giovane ma ha già molta esperienza. Spero che possa seguire lo stesso percorso di crescita dei campioni, penso a Virgil van Dijk. Può farcela, ha il talento per riuscirci. Durante il suo periodo all'Academy abbiamo lavorato insieme sulle sue abilità tecniche. Personalmente lavoro tantissimo su questo. Abbiamo lavorato sull'utilizzo di entrambi i piedi nel giocare la palla: è veloce, flessibile e aperto all'apprendimento dei dettagli. È molto utile lavorare individualmente sulle abilità tecniche, specialmente per un difensore che deve proteggere la palla sotto pressione".
Ha un aneddoto particolare che può raccontarci ai tempi dell'Unicum?
"Quando Devyne aveva 11 anni, ho firmato un contratto di due anni con la nazionale Under 17 dell'Oman. Dopo essere tornato all'Unicum, inizialmente non ho visto Devyne: aveva smesso di giocare a calcio perché aveva un infortunio al piede, il Morbo di Sever (più precisamente, è un'infiammazione del tallone nei bambini e negli adolescenti dovuta a stress ripetuti sul nucleo di crescita del calcagno, il punto di inserzione del tendine d'Achille, ndr). Sono andato immediatamente a casa di sua madre per assicurarmi che ricevesse fisioterapia per il suo infortunio e ho detto loro che il ragazzo non avrebbe mai dovuto smettere di giocare a calcio. L'ho riportato al club e, una volta guarito dall'infortunio, ha iniziato a giocare così bene che l'Ajax, il PSV e la nazionale olandese lo hanno voluto. Siamo così orgogliosi che ora giochi nella Roma, il club di Totti!".
(La maglia dell'Unicum con numero e nome di Rensch. Foto gentilmente fornita dal VV Unicum)
Ha avuto modo di seguire Devyne da quando è arrivato a Roma?
"Sì, se ho tempo, guardo tutto il calcio. Soprattutto quando gioca Devyne, che ha la mentalità giusta per migliorare ed essere una speranza per il futuro, un giocatore importante per la Roma. Mi piacerebbe molto essere a Roma, una città fantastica, e seguire il calcio italiano: amo da sempre i calciatori creativi, i numeri 10 come Totti e Maradona. Cruijff è il mio idolo d'infanzia, così come lo è Totti per i giovani calciatori romani! È rimasto per tutta la vita, sarebbe potuto andare al Real Madrid ma ha fatto una scelta di cuore! Un altro calciatore che ha giocato nella Roma e che apprezzo è Kevin Strootman".
Che tipo di rapporto avete oggi? Avete continuato a sentirvi negli anni?
"Quello che mi piace di Devyne è che sia rimasto la stessa persona di quando ha iniziato a giocare con l'Unicum. Dopo tutti questi anni siamo ancora in contatto, c'è molto rispetto reciproco e lui non mi ha dimenticato. Non è cambiato solo perché è diventato famoso! È un bravo ragazzo, una volta è tornato nella nostra Academy per un torneo che abbiamo organizzato per dei bambini di 12 anni. Devyne ha sorpreso i ragazzi presenti distribuendo loro i premi, li ha resi davvero felici".
E avete parlato del suo trasferimento in giallorosso? Un grande cambiamento non solo per il livello del club: da Lelystad ad Amsterdam, fino ad arrivare a Roma...
"Sì! Gli ho detto di accettare immediatamente, di non pensarci neppure un minuto e di partire direttamente per Roma! Un grande club europeo, in una città che mi ha lasciato davvero dei bei ricordi quando ci sono stato insieme a tutta la mia famiglia".
Che consiglio darebbe a Devyne per il futuro?
"Di godersi il suo periodo alla Roma, migliorare sempre di più sotto la guida di un allenatore come Gasperini e cercare di tornare nel giro della nazionale olandese".
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