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L'intervista

Roma Femminile, Andressa: "Scudetto e gironi di Champions: siamo pronte"

"Voglio che la Roma, finché sarò qui, sia sempre al top. Siamo una grande squadra, dobbiamo accettare questa responsabilità. Contro lo Sparta Praga sarà dura"

Andressa, calciatrice della Roma Femminile

Andressa, calciatrice della Roma Femminile (GETTY IMAGES)

21 Settembre 2022 - 10:34

«Possiamo e dobbiamo vincere». Parola di Andressa, la prima brasiliana della storia della Roma Femminile e una giocatrice chiave nella squadra di Spugna che punta sempre più in alto. Abbiamo intervistato la numero 7 che si è mostrata serena e sorridente, ma concentrata nel voler rialzare la testa dopo il ko in campionato contro la Juventus. 

Nonostante il risultato, vi rendete conto che non c’è nessuna squadra in Italia capace di dominare così la Juve  in casa sua?
«Sicuramente l’avevamo preparata molto bene. Sappiamo di essere forti, più dell’anno scorso, e di poter competere veramente con chiunque. A Torino abbiamo sbagliato tanti gol e il calcio ti punisce, non si possono commettere tanti errori con una Juve così. Poi loro hanno segnato un gol casuale e abbiamo perso la partita. Penso anche che nel secondo tempo, nonostante fossimo una in meno, abbiamo dominato. Se non avessimo sbagliato così tanto sarebbe stata la partita perfetta».

Questo dei gol sbagliati non è un problema nuovo. Come lo vivete in campo e come lo affrontate in allenamento?
«L’unica via è lavorare, come abbiamo sempre fatto. Prima prendevamo tanti gol da corner o da palla inattiva, quest’anno subiamo di meno. Abbiamo migliorato questo aspetto lavorando e ora dobbiamo fare lo stesso con i tiri davanti alla porta. Sappiamo che potevamo batterle ed è pesante. Queste sconfitte ci insegnano tanto e ci fanno capire quanto conta essere più iniche e aggressive».

Qual è stato il momento più importante per te in questo inizio di campionato?
«Penso proprio la partita contro la Juve: per certi versi mi ha reso molto felice. Rivedendola una volta tornata a casa, ho visto ancora di più che facciamo un calcio bellissimo e questo mi piace tanto, perché so quanto lavoriamo qui per far correre la palla, andare veloci, riconquistare subito il possesso: i risultati ci sono e lavorando ne arriveranno degli altri. Comunque per battere la Juve devi essere perfetto al 100% (ride, ndr)».

Capitolo Champions: il tuo ricordo più bello delle serate di Glasgow?
«Per me il modo in cui abbiamo giocato contro il Paris, perché abbiamo saputo adattarci a una forma veramente diversa di giocare rispetto all’Italia.  In Francia sono tanto fisiche: ho giocato nel campionato francese con il Montpellier e lo so, noi davvero abbiamo fatto una grande partita anche da quel punto di vista. Era la nostra seconda gara in Europa e ci ha dato grande fiducia. Credo che nella sfida con lo Sparta Praga possiamo fare davvero bene».

A proposito di Sparta, cosa hai pensato dopo il sorteggio? Perché poteva andare molto peggio…
«Ho pregato tanto la sera prima (ride, ndr). Sappiamo che fra tutte le squadre che potevamo pescare lo Sparta è probabilmente la meno forte, ma credo che anche loro pensino di noi la stessa cosa. Non si può certo credere che sarà una partita facile: sarà difficile, abbiamo alle spalle un viaggio un po’ complicato, giochiamo a casa loro e vogliono passare quanto lo vogliamo noi. Sarà intensa».

Cosa significherebbe per te portare la Roma ai gironi di Champions?
«Significherebbe tantissimo. Quando sono arrivata qui il mio pensiero era quello di far diventare la Roma il più grande possibile, sono qui da quattro anni e siamo arrivate due volte in finale di Coppa Italia, vincendone una, e abbiamo raggiunto la Champions. Il mio obiettivo in questa stagione è vincere lo Scudetto e arrivare alla fase a gironi e credo sia anche l’obiettivo del club. Voglio che la Roma, finché sarò qui, sia sempre al top. Siamo davvero una grande squadra, dobbiamo accettare questa responsabilità e cercare di vincere».

Contro il Glasgow ha brillato Glionna, tu con lei condividi anche un’esultanza particolare. 
«Con Benny siamo molto amiche. L’esultanza è uscita durante un allenamento, stavamo giocando la “partitella” e ci è venuto spontaneo dopo aver fatto un gol. Da quel momento ci siamo dette di farlo sempre  quando una di noi due segna in partita».

C’è anche un lato più difficile della Champions,  la gestione delle forze.
«Penso che la Roma abbia fatto buoni acquisti in questi anni e abbia pianificato per questo di fare una rosa così ampia che ti permetta di cambiare da una partita all’altra. È pesante, sì, ma i preparatori atletici ci stanno preparando sempre bene, prima e dopo le partite per farci arrivare sempre al 100%».

Al primo anno con Spugna in panchina hai fatto la tua migliore stagione a Roma.
«Credo che oltre al suo lavoro anche gli arrivi dal mercato ci abbiano migliorato tanto e diventa anche più semplice capire cosa chiede il mister. A me piace molto il suo modo di giocare, con intensità, pressione e scambi veloci. Questo mi ha aiutato a fare bene».

Cosa ti chiede in campo?
«Mi dice di usare molto la mia tecnica, ma anche di lavorare tanto difensivamente per aiutare la squadra. Io mi sforzo e faccio tutto quello che posso per portare la Roma a fare grandi partite. Conosco la responsabilità che ho, perché sono grande, ho 29 anni e l’importante per me è dare il massimo e lavorare. Anche quando non gioco so che si deve sostenere la squadra e sfruttare ogni occasione per migliorare».

Con te a centrocampo c’è Greggi che è forse quella che è cresciuta di più.
«Mamma mia, è un motorino! Per me è allucinante, gioca bene, corre sempre per 90’, per me che gioco davanti a lei è perfetta perché  fa tutto, ruba palloni e poi me li passa e io devo solo gestirli per le attaccanti. Giocare con Giada e Manu (Giugliano, ndr.) in mezzo al campo è un piacere: noi tre per caratteristiche ci completiamo».

Con Giacinti come ti trovi?
«Bene, l’ultima partita mi è piaciuta tanto. Peccato che non abbia segnato perché ha lavorato con grande sacrificio, correndo tanto e creando pure diverse occasioni per me, Haavi e Glionna. Mi piace com’è lei, penso possa aiutarci veramente tanto e anche crescere con noi».

Per questa stagione ti sei posta obiettivi di gol o assist a livello personale?
«No. Se  ti metti in testa “devo fare 20 gol” alla fine arrivi davanti alla porta e preferisci tirare invece che fare un passaggio perché ti sei fissato quell’obiettivo. Per me la cosa davvero  importante è che la Roma vinca tutte le partite, poi se sono io a segnare o a fare assist ovviamente mi fa piacere, altrimenti va bene lo stesso perché non è assolutamente quella la mia priorità».

Sei mai stata vicina a lasciare la Roma prima del rinnovo?
«No. Di certo non sono stata mai vicina a lasciare la Roma per qualche altra squadra italiana: in Italia gioco solo in giallorosso. Rimarrò qui fino a quando saprò che posso rendere al 100% e credo che altri due anni con la giusta intensità e qualità posso farli. Prima o poi dovrò tornare in Brasile e la società  lo sa perché ne parlo anche spesso. Mi manca la mia famiglia, posso vederla solo per pochi giorni ogni sei mesi ed è difficile per me. Quando andrò via sarà certamente per tornare a giocare vicino casa». 

Magari al Corinthians.
«Sì, la mia squadra in Brasile è il Corinthians da quando avevo tre o quattro anni. Un giorno mi piacerebbe giocare lì».

Com’è Andressa fuori dal campo?
«Tranquilla, anche se faccio tanti scherzi (ride, ndr.). Mi piace ballare, stare a casa con mia moglie che è molto importante per me: lei è la mia famiglia qui e mi aiuta a sopportare la distanza, ma anche dal punto di vista del campo, perché ha giocato nella nazionale brasiliana e mi sa consigliare. Per il resto mi piace fare  cose normali, sono diversa rispetto a quella che sono in campo: lì sono proprio cattiva, quasi arrabbiata; fuori è un’altra cosa».

Sei una persona religiosa? È importante per te?
«Sì, in Brasile quasi tutti lo siamo e per me a livello personale è importante. In campo l’unica cosa su cui la mia fede influisce è per pregare che non ci siano infortuni importanti per me, per le mie compagne o per le avversarie, ma fuori dal campo penso sia al centro della mia vita, le scelte che faccio dipendono anche dalla mia fede. Quattro anni fa avrei potuto non scegliere la Roma e invece sono contenta di essere qui, era  la scelta migliore che potessi fare».

Cosa preferisci di Roma in assoluto?
«I tifosi, ma in generale le persone,  sono gentili con me. Si mangia anche molto bene, questo si deve dire (ride, ndr.). In generale mi piace proprio la città, col caldo, il traffico... mi ricorda San Paolo, è fantastico».

Con i tifosi hai costruito un rapporto speciale.
«Sono così appassionati, innamorati, sono sempre lì per noi, qualsiasi giorno a qualsiasi ora. Scendiamo in campo anche per loro. Io li ringrazio sempre per tutto l’affetto che hanno per me: sono importantissimi e mi spingono a fare sempre meglio».

Quanto conta l’arrivo del professionismo?
«Da quando sono arrivata il calcio italiano è cresciuto tantissimo e quello era l’unico passo che mancava per farlo ancora di più. Il livello del campionato si è alzato, girano più soldi e arrivano anche grandi giocatrici dagli altri paesi europei, cosa che per esempio in Brasile non succede. Per il movimento è la strada giusta, questo è l’importante»

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