Roma Femminile, "harakiri" incredibile col Milan: ora l'Europa è a rischio
La Roma va avanti 3-0 e poi si spegne. Al Tre Fontane è un folle 3-3. Buon primo tempo, gol di Giacinti, Giugliano e Kuhl. Poi errori e poco carattere

(GETTY IMAGES)
Bastava battere una squadra che non aveva più nulla da chiedere al campionato, bastava tenere duro dopo un dominio di 45’ e bastava vincere per prendersi l’obiettivo minimo di questa Serie A, la qualificazione in Champions. E invece no, la Roma ha illuso di essere “vera” ma poi si è spenta e si è fatta rimontare dal Milan nell’ultima gara in casa della stagione. Da 3-0 a 3-3, ai limiti dell’incredibile.
La partita
Nel primo tempo la Roma ha fatto valere la sua superiorità ed è entrata in campo con la determinazione giusta per mettere sotto il Milan e sbloccare subito il risultato. Il primo guizzo decisivo, come spesso capita anche in tempi difficili, l’ha avuto Haavi sulla sinistra, che dopo un’azione personale e aver vinto un rimpallo ha messo in mezzo per Giacinti per l’1-0 dopo appena 5’. Il Milan ha provato a reagire ma la Roma era più precisa e meglio messa in campo, tanto che al 28’ è arrivato il raddoppio: la firma l’ha messa Giugliano su rigore, procurato ancora da Haavi che ha causato un fallo di mano di Koivisto in area. La prima frazione si è chiusa in controllo romanista, così come è ripartita anche la ripresa: approccio giusto, controllo del campo e ancora un gol. La terza gioia per i tifosi del Tre Fontane l’ha siglata Kuhl da dentro l’area di rigore con un destro preciso per battere Giuliani. Al Milan di Bakker va riconosciuto di non aver mai mollato, soprattutto quando la Roma ha abbassato la tensione, problema tutt’altro che raro nell’arco del suo campionato. In 5 minuti è tornato tutto in discussione: al 54’ Mesjasz ha trovato l’1-3 milanista con un colpo di testa su corner e al 59’ Ceasar (alla centesima in giallorosso) ha regalato il pallone ad Arrigoni che ha appoggiato per Ijeh che a porta vuota non ha sbagliato il 2-3. Poi un attimo di “panico” per la Roma e conciliabolo a centrocampo per tentare di riprendere il filo del discorso, gesto che un po’ di concentrazione alle giallorosse l’ha ridato. Solo nel posizionarsi in campo però, perché più passavano i minuti e più cresceva la poca concretezza sotto porta mentre il Milan cercava di ripartire ogni qual volta ne avesse la possibilità. I tifosi del Tre Fontane stavano soffrendo insieme alla squadra e ogni tanto arrivava un «ci vuole la testa!», messaggio più che giusto ma non ben recepito in campo. Con Troelsgaard, Giacinti e la subentrata Pilgrim e infine con Glionna la Roma ha sfiorato il quarto gol, ma col cambio Pandini per Kuhl si è persa ulteriore pressione e precisione in mediana, in una gara in cui anche Giugliano ha sbagliato tantissimo e inciso molto poco oltre a realizzare il rigore del temporaneo 2-0. Poi, al 3’ dei 6’ di recupero della ripresa ha preso forma l’incubo, quando la gara sembrava poter scivolare verso il triplice fischio e le rossonere aver finito le armi a loro disposizione. Non aveva mollato Iljeh, che rientrando dalla sinistra palla al piede ha saltato di netto Linari e calciato sul secondo palo per il 3-3 e il gelo al Tre Fontane.
Gli effetti del crollo
Un “harakiri”, un altro crollo dopo i pessimi ko con Juventus e Inter, un'altra occasione sprecata e una prestazione a metà. Fa malissimo il pareggio col Milan perché obbliga le giallorosse a prendere almeno un punto in casa della Fiorentina il prossimo week-end per non veder sfumare il terzo posto. Poi ci sarà la finale di Coppa Italia a Como contro la Juve prima dell’attesissima fine di questa stagione. Una stagione che però va chiusa con dignità e uscendo, in qualche modo, da un tunnel che non sembra più avere una fine. La Viola è la squadra più in forma del campionato, mentre le bianconere arriveranno a Como ben riposate e già campionesse d’Italia: il terzo posto, quello che a inizio stagione non era nemmeno un obiettivo, oggi ha bisogno di un’impresa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA