Roma Femminile

La rapida ascesa che apre un ciclo

Da un’idea al trionfo in neanche cinque anni. Dalla Roma Femminile arriva un esempio virtuoso destinato a crescere ulteriormente nelle prossime stagioni

Elisa Bartoli festeggia lo Scudetto con le compagne

Elisa Bartoli festeggia lo Scudetto con le compagne (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Leonardo Frenquelli
01 Maggio 2023 - 08:34

Scrivere la storia e disegnare il futuro. Ideare una squadra e renderla in cinque anni la più forte, con tutte le basi per aprire un ciclo di altri trofei, altre sorprese e sempre nuovi obiettivi. Tutto questo è la Roma, da quella straordinaria presentazione a Piazza di Spagna del  7 settembre 2018 fino al pomeriggio di due giorni fa, al minuto 94 e 33 secondi di Roma-Fiorentina, quando il triplice fischio arbitrale ha decretato ufficialmente le giallorosse come campionesse d’Italia.

Più forti, più in alto
Sembra passata un’eternità da quando la squadra che nelle prime tre stagioni era allenata da Bavagnoli non riusciva a raccogliere punti contro le grandi, iniziava a far vedere una discreta idea di gioco ma non riusciva a pareggiare il livello delle grandi del tempo (Juventus, Fiorentina e Milan) e ad andare oltre il quarto posto in Serie A. Sembra passata una vita anche da quando non si trovava una centravanti che riuscisse a capitalizzare le occasioni create o non c’erano alternative tattiche al 4-3-3 o, ancora, da quando la Champions League non risultava essere neanche un obiettivo o qualcosa di raggiungibile, piuttosto solo una chimera cui ispirarsi per un futuro lontano. Invece sono passati meno di cinque anni, un battito di ciglia in cui la Roma stessa ha ribaltato le sue dimensioni e le sue prospettive e oggi è la squadra da battere in Italia e sta costruendo una sua identità europea agli stessi ritmi con cui si è presa l’apice del calcio femminile nostrano.

Basti pensare a un ritornello che fino a due settimane fa (o anche fino alla vittoria della Supercoppa dello scorso novembre al Tardini) “torturava” la testa delle romaniste e degli addetti ai lavori: «c’è da colmare il gap con la Juve». Oggi quel dislivello, quello che rendeva le bianconere l’unica realtà capace di dominare in lungo e in largo in Italia non c’è più, né sul campo, né a livello di organizzazione, pianificazione e idee di crescita. Con grande dispiacere della dirigenza bianconera in questa annata impressionante le giallorosse si sono prese di diritto la palma della “squadra da battere”, interrompendo un’egemonia che durava da cinque anni e che, a dirla tutta, aveva anche un po’ stancato. 

Il tutto è stato possibile grazie a un lavoro costante tra club e squadra, una pianificazione precisa  e specifica che ha presto dato i suoi frutti sotto forma di trofei (già tre) e risultati incredibili come quelli fatti registrare in Champions League. Quei quarti di finale raggiunti alla prima partecipazione alla competizione europea (unicum nella storia) con l’aiuto di una discreta fortuna nei sorteggi sono il manifesto inequivocabile dell’autoaffermazione romanista a un gradino più alto, più internazionale, più da Roma. Oggi la classifica della Serie A vede le giallorosse a 13 punti sopra la squadra di Montemurro e soprattutto tutti i verdetti già definiti quando mancano ancora quattro giornate da giocare ed è soprattutto merito di Spugna e le sue ragazze che hanno “ammazzato” il campionato vincendo praticamente ogni gara. Mentalità, costanza e dedizione, le stesse che a pochi minuti dalla vittoria sulla Viola hanno portato il tecnico Spugna a richiamare le sue all’ordine: «Ora ci godiamo questo momento - ha detto - ma poi ci dovremo concentrare sulla Coppa Italia, c’è un’altra finale e faremo di tutto per vincerla. Qui si può iniziare qualcosa di grande».

Nelle idee dell’allenatore e della società, ma anche nelle prossime indicazioni e scelte di mercato c’è il chiaro obiettivo di crescere ancora e di continuare a vincere, a partire dalla finale con la Juve a Salerno. Il mantra non riguarda più le bianconere e il dislivello, ora è solo «dobbiamo alzare l’asticella», quando è la Roma stessa a tenerla più in alto di tutte con le altre  dietro a rincorrere.
«Tu sei nata grande»: lo dice il nostro inno e lo dimostrano le romaniste da cinque anni o poco meno, scrivendo la storia e disegnando  il futuro.

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