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L’Inchiesta: Il Romanista fra voi. Capitale footing, corri ragazza e corri veloce

In molti parchi si fa sport a proprio rischio e pericolo. In altri carabinieri a cavallo e botanici che censiscono

Valentina Mira
23 Gennaio 2018 - 08:51

Correre è uno sport gratuito. Fa bene e ti tiene in forma. E, diventato una moda, il footing ha fatto breccia nelle gambe di tantissimi romani: tra 25 e 30mila i cittadini che corrono ogni giorno. Il clima poi è mite e, diversi mesi l'anno, incoraggia a infilare le "scarpette". Dove allenarsi se non sulle piste ciclabili, lungo il Tevere e nelle tantissime ville di cui la città è fortunatamente piena?

Il parco più grande è Villa Doria Pamphilj. Con i suoi 184 ettari dovrebbe essere portata in palmo di mano, ma non è così. Oltre alle piccole incurie (sporcizia, panchine di cui è rimasto solo lo scheletro, piste di pattinaggio senza pavimentazione) ce ne sono di grandi.

Vandali e violenti

Il vandalismo e la violenza all'interno delle ville sono all'ordine del giorno, non solo nei confronti degli immobili, spesso pericolanti perché trascurati come a villa Pamphilj, ma anche nei confronti delle persone.
Il parco della Caffarella al mattino presto o la sera al tramonto è a codice rosso. Carolina, che abita a due passi dal parco, ma preferisce prendere la macchina e spostarsi in zone più tranquille per praticare il suo sport preferito, proprio per questo motivo, non ha dubbi: «È da pazzi - dice - entrare lì dentro. Soprattutto per una ragazza. Il quartiere non ha mai dimenticato né mai potrà dimenticare le vicende del 2009». Quell'anno, infatti, una quattordicenne è stata violentata e il suo ragazzo pestato brutalmente a sangue. Impensabile andarci a correre: almeno per Carolina la paura è troppa. E poi per un fatto denunciato quanti sono passati sotto silenzio?

C'è un senso di abbandono e soprusi che parte dai luoghi e si trasferisce tutto intorno.

18 edifici sequestrati

Poco prima del passato Natale è scattata l'operazione di sequestro delle costruzioni per i presunti reati: invasione di terreni o edifici, danneggiamento del patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale, distruzione o deturpamento di bellezze naturali, omissione di lavori in edifici o costruzioni che minacciano rovina. A far partire l'indagine è stato un esposto del principe Andrea Doria, alla cui famiglia apparteneva un tempo la villa e che, evidentemente, ancora la tiene d'occhio. Allegate all'esposto, foto dello stato degli edifici in rovina e di senzatetto che li avevano occupati. Il sequestro è stato emesso dal gip all'interno di una più ampia inchiesta coordinata dal pm Michele Nardi, relativa all'abbandono e al degrado della villa. Un esempio? Il casale di Giovio, di fine Settecento, costruito a sua volta su un tempio del II secolo d.C., è ridotto in uno stato pietoso. Doveva diventare, stando a dichiarazioni del 2013, spazio espositivo e didattico per l'infanzia, collegato con il Museo della villa. Morale: il principe Doria era di certo indignato per la presenza dei barboni, che spesso infastidiscono o corrono dietro a chi fa sport nel parco, ma ha invitato la giustizia a valutare anche le responsabilità singole e collettive di chi deve amministrare i luoghi pubblici. Cosa c'entri questo con la corsa è presto detto. Tra i diciotto immobili, infatti, figura anche il punto jogging, luogo di ritrovo per molti runner: circa ottomila l'anno, secondo le stime dei gestori. Andiamo a disturbare un malcapitato corridore e lo ringraziamo per la disponibilità. Marco c'informa dell'esistenza di una petizione su Change.org intitolata "Mettere in sicurezza e valorizzare villa Pamphili". Le firme sono 4400 alle 18.40 di ieri e puntano ad arrivare a 5000. Il fine è far arrivare alla politica un'unica richiesta: che dopo i sequestri l'amministrazione spezzi il silenzio sulla villa e torni a occuparsene rendendola realmente fruibile. Firmare petizioni è in effetti uno strumento attuale e quasi unico (voto a parte) nelle mani dei cittadini. Anche nel 2015 ci fu una petizione, rimasta però inascoltata: riguardava l'uso di locali abbandonati a villa Lazzaroni e la conversione di uno di essi a biblioteca, data la drammatica carenza di, appunto, biblioteche nel quartiere. L'immobile è stato oggetto più volte di atti di vandalismo. Ci fu per questi atti addirittura un processo nel 2010: il giovane - come chiede la nostra fonte non ne riporteremo il nome - se la cavò perché, al tempo, minorenne. La questione delle ville non è "solo" un discorso di verde, di passeggiate domenicali, di corsette per fissati col fitness. È una questione in primis di ecologia - perché, se è vero che «Le radici profonde non gelano», come dice Tolkien e come è stato ribadito da questa testata, è anche vero che senz'acqua atrofizzano. Non solo: prendersi cura dei luoghi è anche un modo sano per controllarli ed evitare che vi avvengano atti di vandalismo, o peggio, di violenza.

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