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L'inchiesta. Droga Capitale: i punti “caldi”, la rete e i clan

Allerta su Tor Bella Monaca, Pigneto, S.Basilio e Romanina. Ecco come funziona il business del narcotraffico nei quartieri

Marco Battistini
30 Novembre 2017 - 09:14

Il business del traffico di droga a Roma e provincia, secondo gli investigatori, è in mano a tutti i gruppi criminali presenti: le mafie "tradizionali", quelle autoctone e infine le mafie straniere o etniche. Questa molteplicità di interessi criminali dà vita ad un mercato "in fortissima espansione ed estremamente remunerativo" in cui le mafie creano "join-venture per cercare di gestire i traffici e gli enormi proventi che ne derivano".

Molteplici rotte del narcotraffico internazionale puntano sulla Capitale e a vendere le sostanze in arrivo dai diversi Paesi provvedono reti criminali, spesso collegate fra loro. Le organizzazioni stanziate in Spagna e in Olanda, in particolare, trasportano hashish e cocaina, via mare a bordo di container o via terra sui camion.

La cocaina proveniente dal Sud America - come spiegano i magistrati della Dna - giunge prevalentemente via mare, occultata in container o per i quantitativi minori attraverso la rotta aerea con la complicità di personale dello scalo aeroportuale per il recupero.

«Benché Roma - scrivono ancora dalla Dna - sia sede del più grande scalo aeroportuale italiano, crocevia di molti traffici di narcotico e di un importante porto marittimo, non necessariamente la cocaina destinata alla piazza romana giunge attraverso tali scali. Le organizzazioni utilizzano infatti porti e aeroporti a seconda della presenza in loco di soggetti a disposizione che possano agevolarne il transito doganale, ovvero a seconda della maggiore o minore pressione delle forze dell'ordine in un determinato contesto territoriale».

Le piazze dello spaccio

Una volta giunta nella Capitale la droga entra nella pancia della città, nei suoi tanti quartieri, attraverso organizzazioni più o meno strutturate e diversificate.

Le principali "piazze di spaccio" a Roma si trovano a Tor Bella Monaca, San Basilio, la Romanina e il Pigneto. Le prime si presentano come "piazze chiuse" caratterizzate dall'uso di sentinelle, ostacoli mobilie fissi (come inferiate), l'utilizzo di telecamere e l'esistenza di edifici che - da un punto di vista urbanistico - garantiscono un controllo delle aree di spaccio.

Il quartiere del Pigneto, invece, è considerato da tempo il teatro delle cosiddette "piazze aperte" con un commercio degli stupefacenti dislocato nelle strade e nei vicoli. Di particolare interesse, nell'anno preso in esame, è la situazione dell'area di Tor Bella Monaca, compresa nel VI Municipio di Roma Capitale,che fa registrare «il più alto indice di disagio socio-economico, pari a 73,6 su 100. Nel complesso, la popolazione è relativamente giovane, con famiglie numerose, e appartiene a fasce socio-economiche medio-basse, con bassi redditi pro capite e bassi consumi delle famiglie, (nelle zone Borghesiana, Torre Angela, Torrenova e Torre Gaia sono i più bassi nel comune di Roma, circa del 29% inferiori a quelli medi comunali) bassi livelli di istruzione e professionalità ed elevata presenza di precariato lavorativo».

Mafie esterne

A Tor Bella Monaca numerose organizzazioni criminali fanno affari con il narcotraffico. In particolare, le indagini evidenziano la presenza della famiglia Casamonica, di esponenti dei Moccia e dei Gallace della ‘ndrangheta. Nello stesso contesto criminale operano anche le consorterie riconducibili a famiglie locali, storicamente inserite nel narcotraffico romano: si va dal gruppo Damiani-Fabietti, alla famiglia Cordaro, alla famiglia Sparapano (originaria di Tor Bella Monaca ma radicata a Nettuno) al sodalizio guidato da Stefano Crescenzi, sino a quello di Manolo Monterisi e del gruppo Capogna. Dalle carte giudiziarie consultate si evince anche l'operatività del clan Leonardi di Secondigliano «confluito nell'aprile 2011 nel clan denominato Nuova Vanella Grassi, sorto dalla scissione del clan Amato - Pagano». Le indagini della Dda di Roma hanno riscontrato forti collegamenti tra il gruppo Damiani – Fabietti e il clan Gallace mentre l'associazione criminale guidata da Manolo Monterisi è risultata in contatto con la famiglia di Afragola dei Moccia. Monterisi, detto il Pugile e/o il Maestro, in particolare «ha gestito una struttura dedita allo spaccio di stupefacenti e diversi gruppi criminali, attraverso molteplici passaggi di mano da quantitativi limitati fino a grossi quantitativi, dall'ordine di 100 grammi a 100 kg, di tutti i tipi di sostanza: fumo, erba, cocaina, eroina. Monterisi è una figura centrale nello spaccio di stupefacenti di tipo eroina nella zona di Tor Bella Monaca».

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