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X Municipio, due donne al ballottaggio per la presidenza

La sfida finale è fra Di Pillo (M5S) e Picca (Centrodestra). Il Pd di De Luca al 14%, buone performance degli outsider

Marco Battistini
07 Novembre 2017 - 09:48

Il giorno della resa dei conti è arrivato. Saranno Movimento 5 Stelle e centrodestra a contendersi il posto di presidente del X Municipio di Roma, il primo nella storia della Capitale ad essere stato commissariato due anni per mafia, nel ballottaggio del 19 novembre. Con il 100% delle sezioni scrutinate (ci sono volute nove ore dalla chiusura dei seggi), la candidata pentastellata Giuliana Di Pillo è risultata la più votata con il 30,21% delle preferenze, davanti a Monica Picca, responsabile locale di Fratelli d'Italia che corre con una coalizione con Lega e Forza Italia, che ha ottenuto il 26,68% dei voti. Il Partito Democratico, con Athos De Luca, ha raggiunto il 13,61%, davanti al candidato di Casapound Luca Marsella che ha chiuso con un 9,08%. Bene anche l'ex viceparroco Franco De Donno con l'8,61% finale. Seguono Andrea Bozzi, leader delle liste civiche per l'autonomia, al 5,54%; l'ex consigliere municipale di Sel Eugenio Bellomo al 3,61%; il candidato del Popolo della Famiglia Giovanni Fiori con l'1,34% e l'avvocato Marco Lombardi con l'1,32%.

Analisi numerica del voto

Il dato più controverso da analizzare è quello del M5S, passato dai 38.622 voti di giugno del 2016 ai 19.136 di oggi. Nel 2016 Virginia Raggi a Ostia prese addirittura 42.538 preferenze, più del doppio di quelle ottenute da Giuliana di Pillo, candidata pentastellata a presidente, arrivata a 19.777. In termini percentuali il M5s è passato invece dal 43,82 al 30,28%.

Avanza sicuramente il centrodestra. Le liste a sostegno di Giorgia Meloni, candidata a sindaco di Roma nel 2016, arrivarono a 14.869 Voti, rispetto ai 16.815 presi da Monica Picca. Il centrodestra però nel 2016 non andò unito, e Forza Italia sostenne Alfio Marchini ottenendo 4.925 Voti. Oggi, invece, tornando in coalizione passa a 5.355 preferenze, con un balzo in avanti dal 5,59 all'8,47%. Fratelli d'Italia regge in termini percentuali, dal 9,99% al 9,68, ma perde qualcosa in termini assoluti scendendo da 8.809 voti a 6.118. Noi con Salvini cresce dal 2,89 al 4,16% passando da 2.546 voti a 2.632.

Il vero boom è di Casapound: nel 2016 con Simone di Stefano prese 1.750 Voti, pari all'1,99%, mentre oggi schizza a 4.862, Il7,69%. Il candidato a presidente, Luca Marsella, arriva invece al 9,08% grazie anche alle altre due liste collegate per un totale di 5.944 preferenze sul suo nome. Il Pd tiene, ma solo in termini percentuali, passando dal 13,84 al13,74, ma perde se si guarda al numero delle preferenze,che scendono dalle 12.197 del 2016 alle 8.686 di ieri, 3.511 in meno.

Astensionismo

Non c'è dubbio che il vero vincitore resta il fenomeno dell'astensionismo. Come del resto previsto nell'edizione del 4 novembre de Il Romanista. L'affluenza finale è del 36,15%,ben 20 punti percentuali in meno del primo turno delle comunali del 2016 quando la partecipazione era stata del 56,11%. Hanno votato 67.125 persone su 185.661 aventi diritto, a fronte di 231 mila residenti nel territorio: in pratica quasi 2 elettori su tre sono rimasti a casa. Dai primi dati che arrivano dalle 183 sezioni nei comitati elettorali dei 9 sfidanti, la partecipazione sarebbe stata più alta sul lungomare, con punte di affluenza superiori al 40% mentre nell'entroterra ci sarebbero delle sezioni attorno al 30%.

Scenario politico

La conclusione che si può trarre, unendo le elezioni di Ostia e della Sicilia è che il centrodestra unito e il M5S sono i veri sfidanti per le politiche. D'altronde Beppe Grillo da tempo ha toccato temi di centro-destra come per esempio l'ostilità ai migranti aggiungendo di suo certe affermazioni contro intere popolazioni. Lo stesso leader storico del M5S però dovrebbe tenere presente che i voti che ha avuto arrivavano soprattutto dalla destra. Consensi che ora starebbero tornando dopo le ultime performance non entusiasmanti delle amministrazioni locali pentastellate. L'aumento di Casapound era prevedibile e può rientrare nel fenomeno del ritorno dell'elettorato legato alla destra sociale verso i vecchi lidi. Appare evidente che nei quartieri popolari proprio Casapond riesca più facilmente ad essere visto come il movimento maggiormente vicino ai problemi della gente.

Il tonfo del Pd a Ostia dovrebbe adesso accelerare il processo di riunificazione delle forze di centrosinistra. Almeno per quanto concerne l'area progressista. Si guarda con grande attenzione all'appuntamento di domenica. Giuliano Pisapia il 12 novembre terrà la sua iniziativa nazionale. Una manifestazione che si annuncia partecipata visto che si sta pensando di spostarla dal teatro Golden al più capiente Ambra Jovinelli. Marco Furfaro, uomo molto vicino all'ex sindaco di Milano è stato chiaro: «Dovremo fare un passo avanti in una direzione o un'altra. O verso un'alleanza o mantenendo ancora il nostroprofiloautonomo. Emisentirei di dire che, per come stanno le cose, la seconda strada è quella più verosimile». Pisapia e i suoi lavorano a unire attorno ad un'unica lista anche Radicali e Verdi. Pesare di più per contare di più nel confronto conil Pd. «Ma se Renzi vuole fare il Re Sole con i satelliti intorno, anche 'grazie, no'. Non siamo in svendita e niente è scontato», si dice in Campo progressista citando le parole di Emma Bonino al congresso dei Radicali. In chiave regionale è Massimiliano Smeriglio, vicegovernatore del Lazio a ricoprire il ruolo di federatore dei movimenti disinistra vicini a Zingaretti. Con il quadro politico attuale l'allargamento della coalizione attorno al Pd appare inevitabile.

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