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Intervista a Nanni Moretti: «Sono Romanista, ho offerto mignon sugli spalti»

Pier Paolo Mocci ha incontrato il famoso regista di Brunico: «Una curiosa coincidenza»

Pier Paolo Mocci
30 Ottobre 2017 - 11:00

Il cinema di Nanni Moretti può dividere. Il personaggio Nanni ancora di più. L'uomo, estremamente riservato, potrebbe mettere soggezione. Apparentemente snob (ma non è così) è considerato quasi una divinità nell'ambiente del cinema, con ossequi e riverenze eccessive, fin troppo borghesi, che neanche gradisce. Si tratta "semplicemente" di un bravo regista (geniale personaggio con frasi e scene cult inserite nei suoi film), ma soprattutto un grande imprenditore di se stesso (autore, attore, regista, produttore, distributore ed esercente). Una persona di cultura molto piacevole da frequentare con la quale farsi due chiacchiere al bar, magari nel suo di bar in Largo Ascianghi, nel suo quartiere generale. Quel Nuovo Sacher non solo cinema durante l'anno e arena d'estate, ma vero e proprio centro culturale di tanti eventi: corti, poesie, documentari di ogni tipo (compreso i suoi, indimenticabile "L'ultima palombella", la sua ultima giornata di campionato a pallanuoto da cui nacque"Palombella Rossa" che ci fece vedere una domenica mattina) o portavoce di film turchi e coreani altrimenti mai conosciuti (e magari non sarebbe stato neanche un male). Nonché talent scout di opere prime cinematografiche (la sua rassegna "Bimbi Belli" è un must).Incontrarlo è molto più semplice di quanto si possa pensare. Si entra con garbo nella sua sala cinematografica alle spalle di Porta Portese. Si chiede gentilmente di lui (non troverete Ermanno che ora fa il direttore di sala al cinema Eden) e si aspetta nella bellissima sala da té con libreria annessa, proprio nel foyer di fronte al botteghino. Il più delle volte scende quanto meno per salutare, se poi è ispirato e magari lo conosci non c'è motivo per cui lui non debba fare due chiacchiere con te. Ma non chiedetegli un selfie. Eccolo Nanni, che stasera alle ore 21 in Sala Petrassi all'Auditorium sarà l'ospite speciale della Festa del Cinema di Roma, star del duetto "Incontri Ravvicinati" con il direttore Antonio Monda (sabato è stata la volta di Fiorello, e domani invece toccherà a Carlo Verdone raccontarsi). La redazione del "Romanista" dista da casa Moretti (Nuovo Sacher) solo 100 passi. Abbiamo bussato, e lui gentilmente ci ha aperto. Premettendo: «Solo due battute, ho cinque minuti». Assolutamente.

Un commento sull'omaggio che le dedica la Festa del Cinema.
«Non ho potuto rifiutare, non ce n'era il motivo. Di solito non vado alle feste ma questa volta è diverso...».

Di cosa parlerà con il pubblico?
«Di quello che vorranno, mi faranno domande, risponderò. Di cinema, dei miei film,della mia passione per i dolci».

Ecco appunto. L'altra volta quando ci incontrammo sfatammo il mito della Sacher Torte. Tutti pensano sia il suo dolce preferito, in realtà non è così.
«È la verità. Amo molto la Sacher ma il mio dolce preferito è il profitterol, specie quello di una pasticceria di Monteverde dietro casa mia. Molto buono anche il Millefoglie di una pasticceria nel quartiere Africano, vicino Viale Libia».

Vedemmo insieme "Scialla!" a Venezia di Francesco Bruni e mi disse che le fece venire in mente i suoi inizi.
«Davvero dissi così?»

Sì. Cosa ricorda dei suoi primi film?
«Parliamo di 40 anni fa. Nel 1976 esordivo con il mio primo lungometraggio "Io sono un autarchico". Avevo 23 anni, lo avevo autoprodotto e autodistribuito,ogni sera portavo la copia in Super8 al Filmstudio, a Trastevere, assistevo alla proiezione e poi mi riprendevo il film e tornavo a casa. C'era una copia sola, soldi per stamparne altre non ne avevo. Andò bene lo stesso...».

La sua opera prima (dove per altro compare un tizio con un'enorme bandiera giallorossa e il suo Michele Apicella che grida "C'è il derby, c'è Roma–Lazio"...) fu un evento, rimase programmata per circa un anno, e anche più.
«Si sparse la voce. Vennero a vedere il film anche attori e registi, professori universitari. Ricordo Mario Verdone, ricordo Michelangelo Antonioni in sala. Ed io che non credevo ai miei occhi. Fu una grande emozione vedere di sera in sera tanta gente. Iniziò tutto da lì, mi ritengo fortunato…».

Lei è anche un grande tifoso della Roma.
«Grande non saprei. O si è tifosi oppure no. Sì, sono tifoso della Roma».

Per anni la Roma faceva il precampionato a Brunico, dove lei è nato.
«Una curiosa coincidenza. Ogni volta che la Roma sceglieva quel posto per i ritiri precampionato ci pensavo. Sono nato lì anche se mi considero romano, i miei erano in vacanza, nacqui lì per caso».

All'Olimpico era solito presentarsi in loden con un cabaret di paste.
«Sì, a volte capitava, quando andavo allo stadio, altri tempi... Ora il mondo del calcio mi piace molto meno. Mi piace la partita,tutto il resto no. Una volta, per una gara di Coppa Uefa portai un vassoio di pasticcini mignon e li offrii ai miei vicini di gradinata. Ma quando capii che impallavo ci rimasi male e non andai più. Le parlo della fine degli anni 80 o primi 90 credo».

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