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Ricorso Diawara: le mosse della Roma

Il club chiamerà a testimoniare Longo, ex segretario giallorosso, ora dirigente all'Hellas Verona. Il club veneto si è già di nuovo costituito

27 Dicembre 2020 - 06:30

«Chiamiamo a testimoniare il signor (Panta)Leo Longo>. Ovvero l'ex segretario della Roma, dimessosi per il pasticciaccio Diawara, ora da qualche settimana, guarda un po', direttore generale del Verona con un contratto triennale. Sarà questa, chiamare a testimoniare Longo accusato di essere un dilettante allo sbaraglio dagli stessi dirigenti del Verona che poi lo ha assunto (ma la cosa era in piedi già da tempo), la prima mossa dell'avvocato Antonio Conte nell'avvicinamento al nuovo confronto che si terrà davanti al Collegio di Garanzia del Coni. La seconda sarà quella di convocare un altro testimone, Gianluca Gombar, il team manager della Roma, cioè il secondo protagonista della fesseria perpetrata al Bentegodi di Verona in occasione della prima giornata di questo campionato. I due, di fronte alla Corte Federale d'appello, non furono ascoltati, al contrario dell'amministratore delegato romanista dottor Guido Fienga che, peraltro, ebbe pure un vivace (eufemismo) confronto con la dirigenza della squadra allenata da quel tarantolato (vuol essere un complimento) di Juric.

Ed è possibile, peraltro, che pure stavolta non siano convocati per testimoniare. Dovrà deciderlo il Collegio di Garanzia del Coni prima che vada in scena l'udienza da cui scaturirà la definitiva sentenza sul caso Verona-Roma: zero a zero sul campo, tre a zero per i veneti sancito dal giudice sportivo dopo aver preso atto di come la società giallorossa non avesse inserito il nome di Diawara nella lista degli over ventitré (pur avendo quattro caselle vuote e rimaste inutilizzate). Un errore grossolano e colpevole, per carità, ma che rimane un errore e che non può essere paragonabile al dolo che sarebbe stata tutta un'altra storia. C'è da dire che la recente sentenza dello stesso Collegio di Garanzia di Coni che ha tolto al Napoli il punto di penalizzazione sancendo pure la necessità di giocare sul campo la sfida a Torino contro la Juventus, legittimamente può alimentare un po' di più la speranza della Roma e di tutti i suoi tifosi, affinché venga restituito il punto che aveva ottenuto, altrettanto legittimamente, sul campo al Bentegodi. Ci sta, ma la situazione rimane molto complessa e difficile. Per il semplice fatto che la società di De Laurentiis ha fondato la sua difesa sulla richiesta di una diversa interpretazione della norma. Questo la Roma non potrà farlo perché la norma è quella, cioè prevede che l'errore e il dolo siano considerati sullo stesso piano. Come, in sostanza, se uno scippo fosse equiparato a una rapina a mano armata. Quindi per l'avvocato Conte la situazione da affrontare sarà diversa, ovvero dovrà chiedere (e ottenere si spera) che venga accettata una linea difensiva in cui si chiederà la rivisitazione della norma in questione. Cioè: la regola è oggettivamente sbagliata e squilibrata, sarà il caso che venga modificata la norma e, di conseguenza, ci venga restituito il punto conquistato in campo e poi toltoci a tavolino. Un dubbio che coinvolse anche i giudici della Corte d'Appello federale tanto è vero che la sentenza arrivò a maggioranza (minima) e non all'unanimità. Insieme alla richiesta di restituire il punto, sarà proposto che venga comminata una multa per un errore che la Roma ha sempre ammesso con totale trasparenza e sincerità (del resto sarebbe stato colpevole non ammetterlo). C'è anche da dire che il Verona, come di fronte alla Corte d'appello federale, ha già certificato che si costituirà pure davanti al Coni (chissà che ne penserà Longo). Cosa che, per esempio, non ha fatto, né in prima né in seconda battuta, la Juventus nei confronti del doppio ricorso del Napoli.

Detto tutto questo, ora non resta che attendere la data in cui sarà discusso il ricorso. Al momento attuale, il Collegio di Garanzia del Coni ancora non ha comunicato nessuna data ufficiale. E questo fa ritenere, considerando il periodo di festività che stiamo trascorrendo chiusi in casa (ma è giusto così), che difficilmente la data potrà essere fissata prima del prossimo venti gennaio. Per un semplice motivo: la Roma ha diritto fino a dieci giorni prima dell'udienza, di presentare le sue controrepliche a fronte di quello che dirà il Verona nella sua costituzione di parte in causa. Le feste sarà la Befana a portarle via, quindi ci sembra difficile che la data dell'udienza possa essere ufficializzata prima del prossimo undici gennaio (nove e dieci saranno di sabato e domenica). E allora considerando che fino a dieci giorni prima la Roma avrà tempo per presentare le sue controrepliche, l'udienza potrà andare in scena solo dopo il venti. A meno che alla società giallorossa non vogliano dare il tempo necessario per difendere i suoi diritti. Anche se questa cosa francamente ci sentiamo di escluderla.

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