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Inchiesta 'Rinascimento', niente scarcerazione. Il punto sulle verifiche

Una vittoria dei pm. Le accuse tengono, ma la procedura per lo stadio resta pulita. Intanto la Raggi avvia le verifiche di rito

27 Giugno 2018 - 06:38

Nell'inchiesta che vede coinvolta la Eurnova di Luca Parnasi i giudici della Procura di Roma, Barbara Zuin e Paolo Ielo portano a casa un importante risultato. Ieri infatti il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di scarcerazione per i più stretti collaboratori di Parnasi, Gianluca Talone, Simone Contasta, Giulio Mangosi e Nabor Zaffiri (Luca Caporilli invece è ai domiciliari per aver deciso di collaborare fattivamente con i pm). I quattro (con Parnasi, Caporilli, l'ex assessore regionale Michele Civita, il vice presidente del consiglio regionale Adriano Palozzi, e l'avvocato ed ex presidente di Acea Luca Lanzalone) sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, traffico di influenze, frodi fiscali, finanziamenti illeciti. Il tutto per favorire la rete di rapporti personali dell'imprenditore romano, che avrebbe utilizzato (anche) lo stadio come veicolo per promuovere se stesso e la propria credibilità all'interno delle istituzioni. Nello specifico Talone aveva il compito di curare le operazioni contabili delle operazioni, Contasta collaborava nella cura degli interessi dell'associazione in sodalizio con Parnasi, Mangosi si preoccupava dei rapporti con i politici, e Zaffiri degli aspetti legali. Un passaggio chiave quello di ieri, che vede così confermate (da un giudice terzo) le motivazioni con cui il gip Maria Paola Tomaselli aveva disposto i provvedimenti cautelari nei confronti dei nove, e quindi l'impianto accusatorio predisposto dalla Procura di Roma. Un impianto che, occorre sempre ricordarlo, non è assolutamente incentrato sullo stadio della Roma, che anzi è visto come "veicolo" (e quindi non come "fine") per favorire gli interessi di Parnasi. Un modus operandi sistemico, a detta della procura. Così procede la fase istruttoria, con nuovi interrogatori previsti in settimana, e l'analisi del materiale sequestrato durante le perquisizioni della scorsa settimana (compresi computer e telefoni cellulari). Parallelamente procedono anche le indagini e le verifiche disposte dalla sindaca di Roma Virginia Raggi sull'operato dei dipartimenti coinvolti nell'iter di approvazione del progetto stadio.

Le verifiche

I dipartimenti Urbanistica, Trasporti, Ambiente, Patrimonio e Lavori Pubblici, proseguono i lavori senza sosta, nel tentativo di dirimere la matassa (imbrogliata dalle operazioni poco chiare di Luca Parnasi) e sbloccare l'iter in tempi rapidi. Una fase che richiederà la pazienza di tutti: non sono previste novità nei prossimi giorni. Pazienza che dovranno avere soprattutto l'amministrazione capitolina e la dirigenza romanista, vere parti lese in questa vicenda. A garantire la tenuta, per ora, c'è la forte consapevolezza degli attori coinvolti di aver svolto il proprio lavoro nella massima legalità e liceità, oltre che (e non è poco) le continue rassicurazioni che giungono dalla Procura. Finora, anche qui occorre purtroppo ripetersi, non sono emersi fatti o comportamenti che possano mettere in dubbio la bontà dell'iter burocratico-amministrativo sin qui svolto. E poco peso hanno in questo senso le ennesime dichiarazioni dell'ex assessore Paolo Berdini (ascoltato dai pm lo scorso maggio) che ancora una volta ha invitato le parti a pensare ad una nuova area (diversa da Tor di Valle) per la costruzione dello stadio. Per ora si va avanti con il progetto che conosciamo. Con buona pace di quanti da sempre sono, a vario titolo, contrari.

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