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il bambino e il campione

Padre, figlio e idolo di casa: la storia di Giuseppe, Alfredo e Edin

Il piccolo è il figlio dell’infermiere a cui Edin ha donato la sua maglia. Ricevuto il prezioso regalo, ha ringraziato il centravanti e la Roma con entusiasmo e tenerezza

Da sinistra: Giuseppe Albano, l’infermiere anti-Covid che ha marchiato la tuta con il 9 di Dzeko;  il bosniaco dedica la sua maglia al piccolo Alfredo, figlio di Giuseppe; il bambino indossa il prezioso dono nella stessa posa del padre

Da sinistra: Giuseppe Albano, l’infermiere anti-Covid che ha marchiato la tuta con il 9 di Dzeko; il bosniaco dedica la sua maglia al piccolo Alfredo, figlio di Giuseppe; il bambino indossa il prezioso dono nella stessa posa del padre

22 Aprile 2020 - 16:00

Padre, figlio e idolo di casa: Giuseppe, Alfredo, Edin. I protagonisti di un piccolo grande incanto sono loro. Loro e una maglia, quella dell'idolo. Ma basta una lettera in meno per trasformare maglia in magia, se si tratta della Roma. Basta una storia semplice ma bella, come soltanto quelle che si incontrano nella quotidianità sanno essere. E poi le emozioni. Che sanno arricchire ogni storia senza sottrarre purezza. Perché quando ci sono di mezzo i bambini non può essere altrimenti.

E di questa storia l'attore principale quanto inconsapevole è un bambino. Si chiama Alfredo, ha cinque anni appena, ma già tribola per la Roma. Eredità di papà, nonno e bisnonno, tutti tifosissimi. Lui non vuole essere da meno e quando la squadra va sotto nel risultato, abbandona la stanza dove la famiglia guarda la partita perché non riesce a reggere la sofferenza. Altro che questione di età.

Ma al tempo stesso non sopporta di essere distante dall'oggetto di quell'amore così candido e si affaccia in continuazione: «Ancora niente?» è la reiterata domanda al papà. Tocca ovviamente al genitore tenere a bada i tormenti romanisti del piccolo. Giuseppe è abituato a confrontarsi con la sofferenza profonda: è infermiere e lotta ogni giorno contro il Covid-19. Una battaglia durissima che affronta anche con qualche timore, come soltanto chi è autentico sa ammettere. Lui non ha difficoltà a riconoscerlo, nella chiacchierata che fornisce l'immagine alla prima de Il Romanista del 15 aprile: la sua tuta con la scritta "Forza Roma" sulle spalle. «La mia maglia» è il titolo. Quelle due parole gli danno la forza di affrontare le dure giornate in reparto contro un male bastardo. Si carica con la squadra del cuore e la vicinanza della famiglia.

Sintetizzate dalla richiesta di Alfredo, che in Dzeko ha il suo idolo: «Papà, sulla tuta scrivi nome e numero di Edin». Come se il campione gli desse ulteriore forza, come se entrassero in campo assieme. Detto fatto. La storia dell'infermiere e di suo figlio cattura l'attenzione del centravanti, che al suo piccolo tifoso dona subito una maglia: la sua, blu, con tanto di dedica. Quando Alfredo scarta quel pacco è «pazzo di gioia»: parola di papà Giuseppe. La 9 di Dzeko fatta dipingere a mano sulla tuta di lavoro, immaginata e agognata, si materializza.

Il piccolo non sta più nella pelle, la vuole addosso, ovviamente gli calza a mo' di tunica e le maniche corte gli avvolgono interamente le piccole braccia. Ma tanto basta per metterlo davanti a una videocamera e rivolgere l'abbraccio ideale al campione che lo ha fatto felice: «Grazie Edin, grazie Roma». Pochi secondi densi di tenerezza e sincero entusiasmo. Il centravanti ricondivide il breve video sui social con tanto di cuori giallorossi. E quella maglia diventa magia.

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