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L'intervista

De Rossi: "La maglia della Roma è pura dipendenza"

Il centrocampista si racconta: "Futuro da allenatore in giallorosso? Non voglio creare problemi a Fonseca. Non sono mai stato contattato dai Friedkin"

, di LaPresse

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La Redazione
11 Febbraio 2020 - 11:53

Daniele De Rossi torna a parlare per la prima volta dopo il suo ritiro dal calcio giocato e lo fa attraverso una lunga intervista rilasciata a Paolo Condò per il mensile GQ. "Il mio vero ritiro è stato l'ultimo giorno a Trigoria - dice il centrocampista di Ostia - Uscendo dalla mia camera per andare allo stadio Olimpico ho pensato: è l'ultima volta che chiudi questa porta. E lì mi è parso di tremare. Devastante".

Dal quel 26 maggio, data della sua ultima partita con la Roma, le voci sulla sua ultima squadra da calciatore si sono rincorse per tutta l'estate: "Di offerte per continuare a giocare in serie A ne avevo parecchie, ma non ho voluto aggiungere un'altra maglia italiana a quella della Roma, mi pareva di sprecare una storia bellissima. Il Boca è sempre stato un sogno per me è stato un onore".

L'avventura di De Rossi in Argentina è durata poco, fino alla decisione maturata lo scorso dicembre di dire basta: "Quando sto bene sarei ancora in grado di giocare nella Roma, nel Boca, ma non succede quasi mai. Ho 36 anni, il fisico è logoro, di soldi ne ho abbastanza: meglio tornare. Si è parlato di gravi problemi di mia figlia Gaia. Non c'è nulla di particolare. Semplicemente ha 14 anni ed è normale che abbia bisogno di avere il papà vicino. Siccome si sa che il rapporto fra me e sua madre ha vissuto momenti faticosi, qualcuno si è immaginato chissà che".

Inevitabile un passaggio sul rapporto con Francesco Totti, che proprio ieri ha annunciato il lancio della sua nuova attività di procuratore: "Abbiamo giocato vent'anni assieme, ci siamo abbracciati dopo i gol, ci siamo frequentati fuori dal campo, abbiamo avuto anche delle sonore litigate, è capitato di non parlarci per un mese, pure l'anno scorso, ma poi è sempre finita a risate. Vita vera, non recitata».

De Rossi torna anche sul tormentato addio del Dieci: «È un periodo che ricordo come un incubo. Mi sentivo come il bambino che assiste ai litigi tra mamma e papà. Di Totti le ho detto, con Spalletti ho condiviso tanto, ci siamo pure scannati ma conservo grande stima per lui. Mi infastidiva l'assurdità della situazione: la squadra vinceva eppure Spalletti veniva fischiato, dall'altro lato qualcuno si azzardava a dire che Totti non volesse il bene della Roma. Non ho passato bene quel periodo e ho preso nota per evitare che a me succedesse lo stesso. Quando Fienga mi ha convocato per comunicarmi la decisione del club non ho detto mezza parola per provare a fargli cambiare idea. Solo che non condividevo, ma con la massima serenità".

E De Rossi non chiude alla possibilità di una collaborazione con il ct dell'Italia Roberto Mancini: "Abbiamo un rapporto eccellente. il fatto di non aver lavorato assieme non ha diminuito la stima reciproca, anzi. Fra i discorsi che abbiamo fatto tempo fa, non in gennaio intendo, una porta azzurra era socchiusa".

L'attuale commissario tecnico ai tempi in cui era allenatore del City fece di tutto per strapparlo alla Roma: "Fu difficile dirgli di no, e mi resterà per sempre la curiosità di sapere come mi sarei comportato in uno squadrone da Premier League, di quelli che ogni stagione lottano per vincere tutto. Ma la botta di adrenalina che provavo indossando la maglia della Roma non era replicabile altrove, e soprattutto non potevo rinunciarci. Pura dipendenza".

Il futuro di De Rossi sarà in panchina, magari quella della Roma: "Qui il discorso è diverso perché al settore giovanile c'è mio padre, perché i rapporti col club non li ho persi, perché al termine del corso che intendo fare potrò allenare in terza serie oppure una Primavera, vediamo". 

Per DDR la panchina giallorosa è un'opportunità ma anche una responsabilità: "La Roma è un grande club, non puoi pretendere di guidarlo soltanto perché ne sei stato un giocatore, per quanto amato. Devi prima dimostrarlo di saperlo fare, se perdi tre partite di fila la gente si dimentica che eri il suo Capitan Futuro e pretende, aggiungo giustamente, che tu ottenga risultati nel presente. E poi l'ultima cosa che voglio è creare problemi a Fonseca, che è bravo e per me resterà a lungo qui".

La Roma a breve cambierà presidente ma De Rossi ci tiene a chiarire che il suo addio al calcio non è legato ad un possibile rientro in società con la nuova proprietà: "Mettiamo un po' d'ordine. La tempistica della mia uscita dal Boca, unita alla trattativa per la cessione della Roma, ha gatto pensare a molti che il gruppo Friedkin mi avesse contattato. Beh, non è successo, non li ho proprio mai sentiti; ma non è che io sia in attesa di un nuovo proprietario per tornare a Trigoria su un cavallo bianco. Non ho mai avuto problemi con Pallotta, per intenderci. Mi è soltanto spiaciuto per la decisione di non rinnovarmi il contratto, mi è spiaciuto molto. Ma questo mi pare ovvio".

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