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L'analisi

La Roma vince, anzi no

Il vantaggio del Cagliari nasce da una punizione inesistente, mentre l’1-1 arriva su autorete. Alla fine segna Kalinic, fermato per un lieve contatto

, di LaPresse

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07 Ottobre 2019 - 08:39

Quando l'ultima cosa è parlare della partita è segno che qualcuno si è preso il diritto, non riconosciuto, di incidere su di essa più di quanto abbiano potuto fare i protagonisti. Questo ha fatto ieri l'incompetente arbitro Massa, non prendendo sul campo la decisione che nessun Var gli avrebbe potuto far cambiare, e cioè di convalidare il gol di Kalinic al 90' fidandosi della sua prima impressione, e porre dunque rimedio ad una partita contrassegnata da errori piccoli e grandi, ma tutti in un'unica direzione, e cioè a favore del Cagliari e contro la Roma. E quando sfruttando una torre di Dzeko all'ultimo minuto dei tempi regolamentari, il croato ha "forzato" il duello con Pisacane (poi travolto da Olsen) per poi segnare a porta vuota il gol del 2-1, Massa (unico deputato a farlo) non ha trovato rilevante l'entità dell'appoggio del romanista sul cagliaritano. Altrimenti avrebbe chiaramente indicato subito il fallo fischiando l'irregolarità (anzi, secondo il racconto di Fonseca, avrebbe invece chiaramente indicato ai cagliaritani di non aver ravvisato il fallo).

E ha deciso di non decidere, quindi non indicando la metà campo come quando si convalida il gol, né rilevando la scorrettezza. Poi ha atteso che dall'auricolare arrivasse la "dritta" giusta dal Var Nasca (e quindi contravvenendo anche al protocollo stesso), che però dallo schermo non può certo aver percepito l'entità del contatto tra Kalinic e Pisacane, ma può solo aver certificato l'esistenza del contatto. Così mentre le cure a Olsen e Pisacane si esaurivano, in cinque lunghissimi minuti sfruttati ovviamente dai cagliaritani per invitare l'arbitro a rivedere il fallo e non convalidare il gol, Massa ha fatto riprendere il gioco dall'area piccola di Olsen, scatenando a questo punto le proteste romaniste e di tutto lo stadio e anche di Fonseca, esasperato dall'atteggiamento dell'arbitro e espulso a fine partita per doppia ammonizione, mentre anche il preparatore Nuno Romano perdeva la testa fino quasi ad aggredire fisicamente l'arbitro. Deprecabile. Il fatto è che già il rigore del vantaggio del Cagliari, a metà primo tempo, era stato innescato da una decisione singolare su un correttissimo intervento di Diawara e poi è stato assegnato solo col Var. E anche dopo l'immediato pareggio ci sono stati numerosi altri falli interpretati sempre al contrario, tra le sfibranti e plateali perdite di tempo degli ospiti che in 90 minuti si sono affacciati dalle parti di Pau Lopez solo un paio di volte, in occasione del gol grazie all'arbitro e a fine primo tempo con Simeone grazie ad un'iniziativa solitaria di Nandez. Un po' poco e tutto per merito della Roma, che nonostante la gravissima emergenza di uomini (acuita dalla rottura del menisco di Diawara alla mezz'ora e dalla frattura dello zigomo di Dzeko al 40' del secondo tempo, poi rimasto stoicamente in campo fino alla fine), aveva saputo risalire la corrente dopo lo svantaggio e cercato il gol della vittoria per tutto il lunghissimo secondo tempo, ma sbattendo su Olsen e sull'arbitro.

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Avendo in totale a disposizione 19 giocatori (sette gli indisponibili), mai come stavolta Fonseca ha dovuto razionalizzare la gestione dei suoi uomini, scegliendo all'inizio la formazione più logica e inserendo poi i ricambi che la partita sul momento richiedeva, a partire dalla mezz'ora del primo tempo per l'ennesimo guaio, stavolta a Diawara. Giusto dare spazio dal primo minuto a Mancini al fianco di Smalling, con Spinazzola viceFlorenzi e Kolarov restituito alla sua fascia; in mezzo Cristante e Diawara si sono divisi l'onere dell'impostazione (e il guineano è stato tra i migliori in campo finché c'è stato), mentre Veretout è rimasto a sostegno più alto di Dzeko (e si è poi abbassto quando è entrato Antonucci), come aveva fatto nel finale di Lecce, con Zaniolo e Kluivert finti esterni, in realtà trequartisti decentrati, ora a destra, ora a sinistra. Maran aveva qualche alternativa in più, ma alla fine ha scelto la squadra con tutti gli ex romanisti, lo stralunato Nainggolan, il puntuto Luca Pellegrini e Olsen, inevitabilmente migliore in campo, nel geometrico 4312 disegnato per sfruttare dinamismo e gamba di Joao Pedro e Simeone. Però poi s'è vista solo la Roma, tranne quando Massa non ha pensato di rivitalizzare gli avversari, come intorno al 21', quando ha deciso di regalare una punizione più o meno dal limite dell'area (inesistente il fallo di Diawata su Joao Pedro) che ha dato origine a un'azione confusa culminata sul braccio-petto di Mancini: e, dopo tre minuti di consultazioni Var, è stato concesso il rigore che Joao Pedro, ufficialmente al 26', ha trasformato, tra i buu di disapprovazione dell'Olimpico, rivolti più all'arbitro che all'avversario.

Fino a quel momento la Roma con le sue manovre ordinate e profonde ci aveva provato sfiorando il gol due volte, prima con Zaniolo all'8', poi sul relativo calcio d'angolo con un gran tiro di Diawara, entrambi respinti da Olsen. Per far piovere sul bagnato anche nella giornata asciutta e calda di ieri è arrivato, subito dopo il gol del vantaggio, anche l'infortunio di Diawara, con le solite inspiegabili modalità (nessun contrasto: correva da solo), e poi anche quello per Dzeko, che nella ripresa si è scontrato con Mattiello sfiorando pure il gol. Ci sarebbero poi da raccontare le numerose occasioni create dalla Roma tra la fine del primo tempo e quel tumultuoso finale: nove ne abbiamo contate, con protagonisti Zaniolo (in quattro occasioni), Dzeko (un paio), Antonucci, Kolarov, Cristante e Kalinic, entrato nel finale a rilevare il subentrato Antonucci e vicino due volte al gol, ma una volta ha annullato Massa, nell'altro (al 100' e ultimo minuto) ha deviato alto di testa. Tutto inutile. Doveva finire in pareggio e pareggio è stato. In questo senso, Massa è stato il migliore in campo.

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