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verso la stracittadina

Tatticamente: Lazio-Roma, un derby da fascia protetta

Inzaghi il cliente peggiore per i giallorossi in costruzione: margini per attaccare, ma bisognerà fare attenzione ai loro esterni che aprono il campo alle due punte

L’esultanza di Lorenzo Pellegrini dopo il gol nel derby d’andata dello scorso anno, di LaPresse

L’esultanza di Lorenzo Pellegrini dopo il gol nel derby d’andata dello scorso anno, di LaPresse

28 Agosto 2019 - 11:37

Se il calcio fosse una scienza esatta, il tifoso della Roma dovrebbe approcciarsi al derby di domenica con timori ragionati che vanno al di là di qualsiasi considerazione scaramantica. Perché i responsi tattici forniti dalle due partite d'esordio delle due squadre contro le formazioni genovesi hanno fornito indicazioni che fanno pendere la bilancia dei pronostici dalla parte biancoceleste. E sia detto (in questo caso scritto) chiaramente ancora un'altra volta: la Roma col Genoa non ha giocato male, né si può dire che i rossoblù di Andreazzoli abbiano meritato il pareggio per la mole di gioco espressa.

Di più: la Roma ha mostrato innegabili qualità tecniche e un'imponente organizzazione di gioco in fase di possesso che in certi momenti della serata hanno esaltato i tifosi allo stadio e probabilmente anche quelli a casa. Il fatto è che il Genoa ha poi saputo sfruttare i punti deboli mostrati dalla squadra di Fonseca trovando per ben tre volte il pareggio sfruttando un sistema di gioco che ricalca quello laziale (con tre difensori e due attaccanti, con l'unica differenza del vertice dei centrocampisti che Andreazzoli tiene più alto, Lerager, e Inzaghi più basso, Parolo) e che nella versione biancoceleste può essere ancora più letale, vista la grande differenza tecnica che c'è a vantaggio della Lazio rispetto al Genoa.

Le transizioni letali

E si è visto anche a Marassi, per la sfida con la Sampdoria di Di Francesco, un cantiere ancora aperto (con un tasso tecnico non elevatissimo) che ha mostrato tutti i suoi attuali limiti. E ogni volta che la Lazio ha potuto sfruttare qualche transizione positiva (rubando palla nella metà campo della Samp o anche nella fascia di mezzo) le ripartenze sono state letali. E questo è quello che potrà accadere anche domenica se Fonseca non adotterà i correttivi che la gara col Genoa dovrebbe aver suggerito.

Le insidie esterne

Andiamo su alcuni esempi pratici. Il primo: la Lazio tende ad allargare le difese spingendo i due esterni di centrocampo (Lazzari e Lulic) fino ad entrare nelle zone di competenza dei terzini avversari (saranno Florenzi, o Zappacosta, e Kolarov). Questo porta inevitabilmente a creare pericolosi due contro due nella zona "dietro" al terzino puntato o saltato dall'esterno laziale - o magari su spizzata di testa di Milinkovic, spesso cercato anche dal portiere - tra i due attaccanti che sfruttano lo spazio e i due centrali costretti a decentrarsi. Ma quando i tempi delle giocate lo consentono (e in questo i laziali sono bravissimi), la zona calda viene attaccata anche da almeno una mezzala e dall'esterno opposto, fino a creare una superiorità numerica che, come si è visto già con Genoa, per i difensori romanisti può essere letale. Dunque: occhio a farsi attirare troppo lontano dalla propria area.

Il ribaltamento di prima

Inzaghi è stato bravo a chiedere (ed ottenere) ai suoi giocatori anche il rispetto di alcuni comandi fondamentali: ad esempio il gioco di prima, massimo a due tocchi, nelle transizioni. E con l'estro di Luis Alberto e Milinkovic Savic, i veri motori delle ripartenze laziali, il gioco è facile. In più i giocatori sono sempre quelli (di nuovo c'era solo Lazzari) e questo è un vantaggio per la buona riuscita di certe azioni rapide. Così Immobile e Savic sanno cosa devono aspettarsi l'uno dall'altro se al serbo arriva una palla da mandare di prima alle spalle della linea difensiva avversaria, che infatti arriva puntuale e precisa (vedi terzo gol alla Samp).

Dove può far male la Roma?

Nella costruzione dal basso, la Lazio proverà (novità di quest'anno) anche ad alzare le sue pressioni: se l'uscita romanista sarà veloce, alle spalle di Parolo ci sarà spazio per colpire. In più c'è margine per attaccare centralmente anche a difesa schierata con le punte esterne che Fonseca vuole vicine a Dzeko (la Lazio forma una linea a cinque che soffre le imbucate centrali se non si abbassano rapide le mezze ali). Ma occorre muovere la palla verticalmente e velocemente. Il regista che imposta può trovare facili spazi di manovra. Infine sui corner: la Lazio si difende a uomo, con opportuni blocchi (leciti) potrebbe non essere difficile trovare una testa libera di colpire.

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