Maledetto tempo
In panchina come in campo: Daniele è stato leader e guida nel post-Mourinho. Vinto lo scetticismo con una semifinale di EL. Ma ha pagato per scelte dirigenziali avventate
(GETTY IMAGES)
La vena, in fondo, era sempre la stessa: prima come fuoriuscendo dal colletto della divisa giallorossa; poi spiccando in contrasto con una giacca e un maglioncino girocollo neri. Ma la vena, pulsante, era sempre lì: era di nuovo lì, a guidarci, a darci forza e coraggio: la vena di Daniele De Rossi, quella che avevamo già visto gonfiarsi un’infinità di volte nell’arco delle 616 partite in maglia giallorossa. Quella vena che era tornata a gonfiarsi, ma in panchina, dove il biondo di Ostia si era accomodato il 16 gennaio 2024 per sostituire José Mourinho. Un’eredità pesante, che avrebbe fatto vacillare chiunque: non lui, non DDR. Con umiltà, ma anche con grande ambizione, De Rossi ha raccolto l’occasione di una vita. «Tutti sanno cosa sia la Roma per me - le prime parole di Daniele al sito del club - e l’emozione di poter sedere sulla nostra panchina è indescrivibile». La nostra panchina, come se appartenesse a tutti i romanisti; come se la sentisse già un po’ sua ancor prima di sedercisi sopra ufficialmente.
Otto mesi intensi
L’avvio di Daniele è stato fulminante, quasi da fiaba: otto vittorie nelle prime dieci partite, con la vittoria sul Feyenoord ai calci di rigore nei playoff di Europa League e la masterclass al Brighton di De Zerbi (4-0) nell’andata degli ottavi. De Rossi debuttava sulla nostra panchina in quella che è stata l’ultima partita di Agostino in maglia giallorossa: Roma-Verona, quarant’anni dopo. Qualcuno ha ritenuto fosse solo casualità, i più romantici ci hanno letto un segno. E un sogno. Il sogno europeo è arrivato fino alle semifinali, dopo aver fatto fuori anche il Milan: al penultimo atto la Roma si è arresa al Bayer Leverkusen imbattibile di quell’anno, battuto dal solo Gasperini.
Nonostante un calo nel finale di stagione, i giallorossi sono riusciti comunque a centrare la qualificazione all’Europa League. Contestualmente, a Daniele era stato fatto firmare un triennale dai Friedkin: «Non potremmo essere più felici - dicevano i Friedkin nel comunicato del 18 aprile - di costruire un progetto a lungo termine con Daniele». Poi, dopo un mercato da oltre 100 milioni da parte del ds Ghisolfi (con gli arrivi di Soulé, Dovbyk e Koné su tutti), a Daniele non veniva però dato il tempo di plasmare la squadra.
Tre pareggi e una sconfitta nelle prime quattro giornate di campionato spingevano proprietari e dirigenti a esonerare DDR, cacciandolo da quella che era, è e resterà sempre casa sua: Trigoria. Dopo lo 0-0 proprio contro il Genoa, sua attuale squadra, il 18 settembre come un fulmine a ciel sereno arrivava il comunicato: «L’AS Roma comunica di aver sollevato Daniele De Rossi dall’incarico di allenatore responsabile della Prima Squadra». Immediata, nella Capitale scattava la protesta nei confronti della società e in particolar modo della CEO Lina Souloukou, che - dopo aver portato in panchina Juric - decideva di rassegnare le sue dimissioni. L’ultima immagine di Daniele da tecnico romanista è quella sua corsa ad attraversare il campo di Marassi, dopo essere stato espulso contro il Genoa: la stessa squadra con la quale ora tornerà all’Olimpico. Da avversario, ma mai da nemico.
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