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Multato per De Rossi, il giudice accoglie il ricorso: "Tifare non è reato"

Annullato il provvedimento disposto per uno striscione su DDR. L’avvocato del ragazzo coinvolto a Il Romanista: "Punire un comportamento simile non ha alcun senso"

Lo striscione per De Rossi esposto in occasione di Roma-Spal del 1 dicembre 2017, di LaPresse

Lo striscione per De Rossi esposto in occasione di Roma-Spal del 1 dicembre 2017, di LaPresse

18 Maggio 2019 - 13:01

Colpevole di esporre assieme ad altre persone lo striscione per il Capitano della Roma. Questo il motivo per cui avevamo deciso di raccontarvi la storia di "Giovanni" -chiamato così perché preferisce restare anonimo- giovane tifoso giallorosso che, in occasione di Roma-Spal dell'1 dicembre 2017, era stato identificato dalla Polizia ed accusato di aver introdotto ed esposto lo striscione: «Sangue romano... DDR nostro capitano» apparso durante il match in Curva Sud.

Stando al regolamento d'uso dello stadio Olimpico, il ragazzo avrebbe violato la norma secondo cui «è vietato introdurre o esporre striscioni […] diversi da quelli esplicitamente autorizzati dal Gruppo Operativo per la Sicurezza».

Oggi, a distanza di un anno e mezzo, la vicenda ha assunto un risvolto positivo grazie alla volontà del giovane di contestare l'accusa, essendo preoccupato dalle possibili conseguenze connesse all'adozione di un futuro Daspo.

A comunicarci la notizia è stato il tifoso e per questo abbiamo contattato l'Avvocato Federico Puggioni che lo ha assistito, ottenendo l'accoglimento del ricorso. «L'amministrazione costituita ha prodotto numerose foto di persone che reggevano questo striscione lungo 30 metri. Ed il ricorrente si trovava circa a metà. Vi è anche una foto che lo ritrae all'ingresso dello stadio e non ha nulla in mano, per cui è provato che non lo ha introdotto lui. Si ritiene pertanto che non sia emersa la volontarietà della condotta, in quanto non avendo introdotto lui lo striscione, non poteva sapere che non fosse stato autorizzato».

Questa la motivazione con cui il Giudice di Pace, Elvira Basile Giannini, ha annullato il provvedimento amministrativo disposto nei confronti del tifoso.

Parola all'Avvocato

«Sono un penalista e solitamente mi confronto con altri tipi di tematiche, ma non ho esitato ad assumere la difesa di Giovanni, perché mi sarei potuto trovare io stesso al suo posto come qualsiasi altro tifoso. Ed in ogni caso per De Rossi. C'è bisogno di aggiungere altro?». Così ci ha accolto l'Avvocato Federico Puggioni, che abbiamo contattato per saperne di più.

Soddisfatto della sentenza?
«Si, anche perché rappresenta un precedente unico nella Capitale e forse il primo in Italia. Tra l'altro mai prima del dicembre 2017 era stata contestata una sanzione di questo genere ad un tifoso per il semplice fatto di aver contribuito a sorreggere uno striscione per omaggiare le doti umane e sportive di un calciatore».

Ritiene il regolamento severo?
«Tralasciando le disposizioni concernenti il ‘cambio' posto (specialmente in Curva), non lo ritengo eccessivo, anzi. Si tratta di norme comportamentali per garantire a tutti di assistere all'evento e godersi lo spettacolo. Diverso è il discorso sull'impiego delle forze dell'ordine e sull'utilizzo del sistema di video-sorveglianza per accertare ‘bagattellari' violazioni del regolamento interno».

Questione di prevenzione?
«La prevenzione ha un senso ed è giustamente finalizzata a reprimere la commissione di illeciti che siano di natura amministrativa, civile o penale. Punire un comportamento come quello del ragazzo non ha alcun senso, se non quello di creare inutili tensioni e talvolta censurare un pensiero che esalta i valori umani e dello sport nel rispetto di chiunque. Vi sono già delle norme che puniscono tutte quelle condotte lesive dell'onore e del decoro, ma certamente fra queste non rientra l'azione di Giovanni, che ha partecipato solamente ad una forma di incitamento passiva dell'amato Capitano della Roma».

Quali costi affronta un tifoso?
«Dipende dal caso e dal tipo di assistenza che necessita l'interessato, perché spesso le vicende hanno rilevanza sia da un punto di vista amministrativo che penale. Questo è uno dei principali motivi per cui chi viene colpito da una sanzione del genere evita di fare ricorso. Ad esempio il costo del contributo unificato da corrispondere al T.A.R. per proporre un'impugnazione supera i seicento euro. Se a questo aggiungiamo le spese legali la cifra da sostenere inevitabilmente aumenta».

Che idea ha sull'Olimpico?
«Rispetto a quando frequentavo lo stadio da adolescente avverto un grande cambiamento dovuto al susseguirsi di interventi legislativi spesso impulsivi e mossi dal giustizialismo, che non favoriscono la partecipazione del pubblico. Tante persone prima andavano all'Olimpico con grande entusiasmo, mentre ora demordono per diversi fattori di allontanamento: il caro-biglietti e le sempre più restrittive modalità di acquisto e dei canali di vendita, i problemi alla viabilità che comportano la chiusura di numerose strade e la difficoltà di raggiungere con mezzi pubblici lo stadio, le code e gli innumerevoli disagi ai tornelli, il divieto di introdurre persino bottigliette d'acqua e tanti altri. Se si procede in questa direzione si rischia di annichilire il tifo, che nasce dall'unione di persone eterogenee ma unite dallo scopo di sostenere la fede calcistica e che ha reso la nostra Curva grande e invidiata in tutto il mondo. Proprio come aveva intenzione di fare il ragazzo di cui ho assunto la difesa».

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