Dal St. Kevin's all'intesa con De Zerbi: la storia di Ferguson, il primo irlandese della Roma
Gli inizi in Irlanda tra l'Academy e il Bohemians, poi l'interesse del Liverpool e il rifiuto. Fino al Brighton, l'infortunio e il tentativo di rinascita al West Ham

(GETTY IMAGES - BRIGHTON FC)

La gloria non è tutto. La fama, i soldi, la notorietà. C'è un percorso, una scia da seguire, dalla terra al cielo. Dai sassi alle stelle. Ce lo insegna, in mezzo ai grandi della storia, un ragazzo, un calciatore, del 2004. Il suo nome è Evan Ferguson. Il concetto invece sta tutto racchiuso in quelle parole post-rifiuto al Liverpool: "Sono andato lì un paio di volte. Avrei giocato un paio d'anni nell'Under 18, poi nell'Under 23, e da lì?". Succede quando nel 2020 i Reds si interessano a lui. Ma lui non ha voglia di esplodere ed essere, magari, una meteora. C'è di più. Non ha voglia di essere uno fra tanti. C'è di meglio. Ed è forse per questo che nel 2025 la sua strada lo porta dove tutte le strade portano: Roma, la Roma. La maglia giallorossa. L'euforia dei tifosi. Alla ricerca di una pace perduta.
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Diventare grande
Riavvolgendo il nastro, Evan nasce a Bettystown, nella contea di Meath, il 19 ottobre 2004. Sangue irlandese che scorre nelle vene, un futuro nel calcio scritto nelle stelle: figlio di Barry Ferguson, ex calciatore di Coventry e Shamrock Rovers; fratello di Ellie, capitana nel settore giovanile dell’Irlanda, fino alla scelta di volare negli Stati Uniti, dove tutt’ora studia e gioca per l’Università di Ohio. Tutto porta a una sola via, l’amore per il pallone è inevitabile. E ben presto, Evan entra a far parte del St Kevin’s Football Club, famosa Academy di Dublino che vede crescere calcisticamente numerose stelle del calcio nazionale. Su tutte, un certo Robbie Keane. Non un 'brutto anatroccolo'. Così come Ferguson. Lo dice, a Il Romanista, chi ha avuto a che fare con lui sin dalla tenera età: "Il suo potenziale era innato e sapevamo che, se avesse continuato ad allenarsi, sarebbe diventato un ottimo giocatore". Parola di Ken Donohoe, direttore del St. Kevin's.
Evan Ferguson esulta con la maglia del St. Kevin's durante una sfida col Barcellona
"Avevamo creato un torneo, l'Academy Cup - prosegue Donohoe nel racconto - al quale prendevano parte squadre come il Brighton, il Barcellona, il Deportivo La Coruña, il Genk. Lui fu il miglior giocatore del torneo, segnò due gol nella finale contro il Barcellona". Aneddoto non da poco. Quasi da predestinato. Lo ripeterà pure Roberto De Zerbi. Lo pensa pure il suo primo allenatore, Karl Lambe: "Credo che una volta che ricomincerà a giocare regolarmente e acquisirà piena fiducia in sé stesso, l'AS Roma avrà tra le mani un giocatore di altissimo livello... e credo che segnerà tantissimi gol".
Evan Ferguson, al centro, stringe uno dei trofei vinti in tenera età con la maglia del St. Kevin's
Grandi palcoscenici
Sono anni dolci, quelli al St. Kevin's. Fino alla chiamata del Bohemians: i rivali di sempre della squadra di papà Barry. Evan non può rifiutare e, a soli 14 anni, quasi 15, arriva il suo debutto ufficioso in un’amichevole contro il Chelsea nel 2019. Due mesi dopo ecco l’occasione vera e propria: Ferguson diventa il più giovane calciatore esordiente della storia del campionato irlandese nella sfida contro il Derry City. Accade il 20 settembre dello stesso anno quando, all'89' di uno scialbo 0-0, il tecnico Keith Long spulcia la panchina e scorge Ferguson. Il debutto è servito. Una manciata di secondi. Ma tutto fa brodo se poi l'obiettivo è restare in alto. E allora, ecco che si apre un portone.
Perché se da una parte la convocazione dell'Irlanda è già arrivata (a partire dall'Under 15), lo spazio col Bohemians si fa via via più grande. Da ala, sotto punta, centravanti. Poco importa: il talento si vede, pur senza troppo contributo in zona offensiva. D'altronde, non conta solo quello. Il Brighton lo sa bene. Ed è ciò che spinge i Seagulls, nel gennaio del 2021, a prelevarlo per regalarlo al proprio vivaio. Il Liverpool lo osserva attentamente, lui sceglie altro. Non vuole essere 'uno dei tanti'. Scelta lecita. Così si mette all'opera lì, sulla costa, a sud di Londra: con le giovanili e la seconda squadra, dal suo arrivo, colleziona 39 presenze e 18 gol. È un periodo di rodaggio: esperienza utile a diventare grande. Col sogno dell'esordio fisso in testa. Arriva: è il 24 agosto 2021 e i 9 minuti col Cardiff, in Carabao Cup, gli aprono le porte. Piano piano prende spazio. Con Graham Potter prima, con Roberto De Zerbi poi.
Un giovane Evan Ferguson, ai tempi del St. Kevin's, con la divisa numero 10
Fuochi irlandesi
Il 2021-22 è solo un assaggio. Il bello viene qualche mese più tardi; ai nastri di partenza del 2022-23 c'è anche lui. Non è una prima scelta. Però c'è e si fa vedere quando il tecnico lo sceglie: di fatto, va in gol alla prima stagionale, a un anno esatto dal suo esordio. Sempre in Carabao. Stavolta col Forest Green, gol, assist e vittoria. Poi poco altro. Potter passa al Chelsea, arriva De Zerbi e Ferguson resta fuori dalla lista per un po'. Ma ecco il suo momento: tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023 segna contro Arsenal, Everton e Leicester, guadagnandosi qualcosa in più di un posto da jolly. Più un ruolo da protagonista. Chiude con 25 presenze, 10 gol e 3 assist. Pronto per un'altra annata di fuoco, ancora con RDZ. Che intanto lo acclama: "Ricorda Bobo Vieri. È un 2004, non ce ne sono in giro tanti che fanno quei gol". È nata una stella.
Ma il calcio sa essere crudele. Basta poco per passare da fuoco d'artificio a fuoco di paglia: e il 2023-24, dopo una prima parte intensa, lascia spazio a ultimi mesi poco produttivi e per niente felici. Anche (e soprattutto) a causa di un brutto infortunio alla caviglia, ad aprile. "Sarà fuori per il resto della stagione". Doccia fredda. Freddissima. Realizza in tutto 6 reti. Tornerà a settembre. Ma senza dimostrare. Le problematiche post-infortunio lo affliggono, lui pare non rispondere. Lo fa, con poca lucidità. Piccoli stralci di partita, qualità che viene a mancare. Un solo gol, al Wolverhampton, a nove mesi di distanza dall'ultima volta. Nel frattempo è cambiato un mondo: De Zerbi se ne è andato, è arrivato Fabian Hürzeler. Dunque, le strade si separano. Nel mercato di riparazione c'è l'opportunità per rimettersi in gioco al West Ham ed Evan la coglie al balzo. Siamo al 3 febbraio 2025. Nonostante la forza di volontà, mesi trascorsi con la maglia degli Hammers non portano agli effetti sperati: 8 presenze e nessun gol. La stagione finisce, si torna a Brighton tra mille punti interrogativi. Sarà solo un brevissimo pit stop.
L'esame di maturità
Un periodo buio segnato dagli infortuni, quel vortice incubo di ogni calciatore ma che Evan non aveva mai attraversato in carriera. Lo racconta chi lo conosce meglio, il suo primo allenatore al St Kevin's, Karl Lambe: "Non ha mai subito infortuni, fino a quello grave di due anni fa, quindi credo che quando che tornerà a giocare regolarmente, il suo corpo si abituerà alle esigenze del calcio professionistico. Deve tornare ad acquisire piena fiducia in se stesso, dopodiché tornerà ai suoi altissimi livelli". Cambiare non è mai facile, ma Ferguson sa come adattarsi: partito dall'Irlanda giovanissimo, sperimentando già diversi allenatori. Diverse idee, conoscenze, richieste. È tempo, quindi, di una nuova avventura. Zaino in spalla, saluta l'Inghilterra verso la città in cui convergono tutte le strade.
La Roma chiude in prestito oneroso con diritto di riscatto e a Ciampino è estasi: quasi 100 tifosi, grandi e piccini, lo accolgono festanti. Tra autografi e selfie, l'irlandese (il primo nella storia della Roma) assapora l'aria capitolina. Quello che ci accomuna. Con la possibilità di lavorare con Gasperini. Pronti, via: subito un poker all'UniPomezia, dopodiché va in gol con Kaiserslautern e Cannes. Il tecnico piemontese è (e sarà) il secondo allenatore italiano sulla strada di Evan. "A mio modo di vedere, Evan ha giocato il suo miglior calcio sotto la guida di De Zerbi", spiega Lambe. "Ha bisogno di essere coinvolto nella costruzione del gioco e può giocare di prima o di seconda con le spalle alla porta, ma dove è più forte è nell'area di rigore avversaria, in spazi ristretti". Ora l'esame di maturità, in cerca della notte giusta. Un piccolo bivio davanti a una carriera in rampa di lancio, ma col peso delle aspettative di una nazione intera. La fiamma di Ferguson è sempre lì, pronta ad accendersi definitivamente da un momento all'altro. E magari il fuoco ardente sarà proprio a tinte giallorosse. In bocca al lupo, Evan.
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