Luci e ombre per Tommy: il racconto della stagione di Baldanzi
La partenza col 1º gol in giallorosso, il momento di stallo, la risalita da jolly dalla panchina. Un’encomiabile tenacia caratterizza la difficile stagione del numero 35. Sommariamente positiva

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Prezioso a modo suo, a volte in ombra, mai rinunciatario. Tommaso Baldanzi è stato spesso il jolly della Roma nel corso della stagione 2024-25. L’undicesimo uomo, verrebbe da dire. A evidenziarlo, per prima cosa, c’è il dato sui subentri in Serie A: ben ventisei, che fanno di lui il calciatore con più ingressi a gara in corso del campionato appena trascorso. Dato simbolico, in parte incarnazione dell’anno del 35. Non prima scelta. Neanche ultima. Una via di mezzo. Condizione che, malgrado i pochissimi contributi di fronte alla porta avversaria (due gol e due assist), gli ha permesso di mettersi in mostra. Certo, forse non con la continuità auspicata inizialmente: in A ha dato prova delle sue qualità sfruttando sol il 24% dei minuti a disposizione. E i 1.366 minuti (suddivisi in 41 presenze tra le tre competizioni), vale a dire circa 33’ per gara, rincarano la dose. Negativamente.
Eppure, le prestazioni non scendono di qualità col passare delle giornate. O meglio, in alcuni casi accade, ma senza abbassare troppo l’asticella. Un caso isolato, quello di Firenze (4,5); per il resto, la stagione si apre alla grande. C’è subito l’assist per Shomurodov nel ko della seconda giornata e alla quinta, in un Olimpico tutto giallorosso, il primo gol con la Roma. Quello del 3-0 all’Udinese e della prima vittoria stagionale. Il che gli vale un 7, stesso voto raccattato nell’1-1 con l’Athletic, dopo tre 6 e un 6,5. Il tocco c’è e si vede: tanta comunicazione a centrocampo e a trequarti, repentinità nelle decisioni. Autoritarietà. Un elemento fondamentale in un periodo dalle mille difficoltà. Due 5,5, con Elfsborg e Inter, abbassano la media, così come la debacle con la Viola. Ma torna a far bene subito.
Con DDR e Juric è quasi centrale, Baldanzi. Sembra essere destinato a una stagione da simil-protagonista. Magari non davanti alla porta: uno di quei personaggi spesso laterali e imprescindibili. Che fanno del lavoro sporco e al contempo prezioso. Poi, con Ranieri, calano le apparizioni. Dal Tottenham al Milan, colleziona sette panchine e una buona performance (condita dalla sua seconda rete) con la Samp. Nel derby, vinto 2-0, si prende un 7 e torna a mostrarsi “autonomo”. Tant’è che mostra ancora fame e tenacia collezionando altre presenze e guadagnandosi la fiducia di Sir Claudio. Gioca alla grande col Venezia, fa benissimo nelle due gare col Porto e si ripropone successivamente, tra Athletic (andata e ritorno) ed Empoli. Il tutto, anticipa un finale di stagione ancora da seconda linea nelle scelte, in prima quando c’è da combattere. E non è un caso che, insieme a Soulé, sia tra i giallorossi con più dribbling riusciti (1,9) nei novanta minuti e tra quelli con più palloni recuperati (1,1) a trequarti di campo.
Dalla gara del Castellani, gioca sempre. Titolare (due volte) e dalla panchina, in dodici sfide. Fa discretamente col Lecce e si ripropone con Lazio, Verona e Inter, fino al 7 dato da Il Romanista con la Fiorentina. Una gara sofferta e portatrice di altri tre punti in bacheca. L’ultimo 6, col Milan, chiude una stagione sufficiente e a sprazzi anche esaltante. Condita dalla speranza. Quella di Baldanzi, di poter ergersi tra i beniamini dei tifosi. E, appunto, quella dei tifosi. Speranzosi di poter abbracciare un nuovo idolo. La chance è rimandata. Il tempo, comunque sia, è tutto dalla sua parte. Ventidue anni compiuti, carne al fuoco da servire in tavola e un’identità non ancora chiara. La sinergia con la Roma e Gasperini, da poco sbarcato al comando della Lupa, sarà fondamentale. In attesa di scoprire che cosa riserverà il futuro.
(4/Continua. Precedenti uscite: Svilar: 4 giugno 2025; Celik: 5 giugno 2025; Hummels: 9 giugno 2025)
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