Ovunque proteggici: il racconto della stagione di Svilar
Una sola assenza in 52 gare, sulle spalle il premio di MVP e 16 clean sheets in Serie A. Mile risulta sempre tra i migliori, imprescindibile in campo e leader carismatico nello spogliatoio

(MANCINI)
Milestone. Come la sua stagione, una pietra miliare. Mile Svilar non è solo il miglior portiere della Serie A (come certificato peraltro dai premi di fine campionato), ma anche l’MVP dell’annata giallorossa. Consapevolezza, leadership dentro e fuori dal campo, parate pesanti che sono valse alla Roma una buona fetta dei punti ottenuti in classifica, alla prima vera stagione da titolare e protagonista con i colori giallorossi. Onnipresente in Serie A (letteralmente sempre in campo, in 38 gare su 38 a disposizione e nessun minuto perso), Europa League e Coppa Italia (una sola assenza in stagione proprio agli ottavi di finale contro la Sampdoria): sono 51 presenze e 19 clean sheets (16 in A e 3 in UEL) complessivi per il portiere giallorosso, secondo solo a Meret in campionato. Oltre a un’altissima percentuale di parate (78%) e ad almeno 6 gol prevenuti (su 35 subiti in campionato), Mile ha anche ottenuto in 4 diverse occasioni il premio di migliore in campo: nel derby pareggiato con la Lazio, nel pareggio a San Siro col Milan e soprattutto nelle due vittorie di misura con Cagliari e Fiorentina. Ma negli occhi dei tifosi romanisti rimangono impresse diverse altre parate bellissime e decisive: dal miracolo su Nico Gonzalez contro la Juventus agli interventi da top player in Europa League contro Tottenham e Athletic Club.
Continuità e affidabilità, gran parte dei successi stagionali della Roma portano la firma dei guantoni di Svilar. In una stagione decisamente rocambolesca, segnata da un prima e un dopo Ranieri, è proprio Mile ad assumere le vesti di trascinatore della squadra. Seppur obbligato tra i pali, la presenza del numero 99 in campo è fondamentale, anche e soprattutto per i compagni di reparto. Prima il fulmine a ciel sereno rappresentato dall’esonero della persona che, come detto proprio da Svilar al momento del saluto sui social, ha cambiato la sua vita: Daniele De Rossi. Poi i 53 giorni da incubo con Ivan Juric sulla panchina romanista e, infine, finalmente la risalita con il terzo mandato giallorosso di Ranieri: tre fasi in una singola stagione che non hanno scalfito minimamente la resa delle prestazioni in campo di Mile. Al contrario, la tempesta di inizio stagione e il fondo toccato intorno a fine novembre sembrano aver responsabilizzato e legato ancor di più il numero 99, che ha dichiarato più volte amore ai colori giallorossi nel corso della stagione. Poi i mesi più caldi del campionato: l’opportunità inaspettata ma sempre più reale di combattere per un posto in Champions League dopo un cammino nel 2025 che ha battuto ogni record. Il rischio di cadere e rovinare un’impresa, il peso specifico di ogni singola partita con la Roma quasi costretta a vincerle tutte per rincorrere un sogno. Eppure, Svilar non ha mai tradito. Quanti interventi fondamentali a difendere la propria porta: lampante il ricordo del miracolo su Romagnoli al derby di ritorno, o la battaglia ingaggiata e vinta contro Kean nella vittoria casalinga con la Fiorentina, la grande muraglia giallorossa alzata davanti alla porta nel successo all’Olimpico contro il Cagliari.
Intanto, le 100 presenze con la maglia giallorossa si avvicinano e il rinnovo del contratto del portiere classe 1999 è tra le richieste giornaliere dei tifosi. La volontà della società è sempre stata quella di costruire la Roma del futuro a partire da Svilar, come affermato più volte nell’arco della stagione. Dal canto suo, Mile ha sempre predicato calma sul tema: l’amore nei confronti del club, dei tifosi e della città non sono in discussione. Lo ha confermato a parole, ma soprattutto sul campo. Ovunque proteggici.
(1/Continua)
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