AS Roma

Così simili ma così diversi: i destini incrociati di Bove e Zaniolo nella serata dell’Olimpico

Al di là della triste circostanza in cui è arrivata, non c'erano dubbi sull'accoglienza della Sud per Edoardo, diametralmente opposta rispetto al trattamento per il compagno

Edoardo Bove e Nicolò Zaniolo all'Olimpico dopo Roma-Fiorentina

Edoardo Bove e Nicolò Zaniolo all'Olimpico dopo Roma-Fiorentina (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Pietro Laporta
05 Maggio 2025 - 14:30

Si erano incrociati a Roma, prima di ritrovarsi a Firenze, i destini di Nicolò Zaniolo ed Edoardo Bove. Così simili eppure così diversi, per aspetto e percorso: entrambi affacciatisi al calcio dei grandi con tante aspettative e  - soprattutto - la maglia giallorossa indosso. Edoardo un figlio di Roma ci è nato, cresciuto nella Capitale e nel settore giovanile della sua squadra del cuore; Zaniolo, non ancora diciannovenne, lo era pure diventato, ed era diventato pure semplicemente Nicolò, per quella piazza e quei tifosi che avevano deciso di accogliere e proteggere nel 2018 un ragazzino, arrivato nell’affare che aveva portato via da Roma Radja Nainggolan, uno dei simboli degli ultimi anni.

Dal canto suo, Zaniolo aveva avuto il merito di farsi voler bene, con giocate fuori dal comune per un ragazzo così giovane, e una personalità che aveva messo al servizio della piazza, di cui si era attirato la simpatia con frasi d’amore e baci sulla maglia. Nel 2020, durante la seconda stagione con la Roma, in cui si stava consacrando come il talento più puro del calcio italiano della sua generazione, il doppio infortunio al legamento crociato, che lo ha tenuto lontano dal campo per un anno e mezzo (salve un breve periodo tra una lesione e l’altra, in cui era tornato): in questo periodo la Roma giallorossa cullò il suo pupillo, difendendolo dalla stampa e - una volta rientrato in campo - dagli arbitri che non gliene lasciavano passare una, almeno a sentire quanto detto all’epoca da José Mourinho. “Se vuole migliorare, forse gli conviene andare a giocare all’estero, qui per lui è dura” aveva detto provocando tutti lo Special One, che tra i tanti bambini lanciati e cresciuti nella sua esperienza sulla panchina giallorossa aveva trovato in Bove un giocatore perfetto per la sua idea di calcio, quel “cane malato” che dava il giusto dinamismo in mezzo al campo.

Nel suo post di addio dopo l’esonero di un anno fa, il portoghese scelse uno scatto che lo ritraeva mano nella mano con il numero 52, in lacrime dopo la finale persa a Budapest. Quella finale, che se vinta sarebbe stata la seconda di fila dopo quella regalata proprio da un gol di Zaniolo. Una coppa vinta e una persa, è proprio qui la prima discrepanza tra i due percorsi. La seconda riguarda i due addii: nel silenzio quello dell’ex Inter, che nel gennaio 2023 rifiutò di scendere in campo con la squadra in corsa su tre competizioni, dopo aver chiesto la cessione concretizzata a fine mese al Galatasaray. Neanche lì, salvo un primo periodo, Zaniolo è riuscito a lasciare il segno. E allora via, in un continuo pellegrinaggio tra Aston Villa, Atalanta e infine Fiorentina. Per rilanciarsi è tornato nel posto dove è cresciuto, Firenze, calcisticamente parlando casa sua, che nel frattempo aveva accolto - guarda tu un po’ il caso - anche Bove. Il suo di addio sì che aveva fatto rumore, con la partenza in lacrime nelle ultime ore del mercato estivo 2024 che avevano fatto breccia nel cuore dei tifosi.

Così simili eppure così diverse, anche le loro prime volte contro la loro ex squadra. Entrambi avevano segnato a quella Roma tremendamente in difficoltà vista in autunno: nella notte di Firenze la mancata esultanza di Edoardo era stato il gesto più romanista di una squadra in cui i romanisti non si rispecchiavano più ormai. Il malore del 2 dicembre accorso a Edoardo ha senza dubbio attirato sul ragazzo gli occhi e l’empatia del mondo del calcio, vuoi anche per quella faccia pulita e il comportamento sempre impeccabile in campo; non c’è però dubbio che, anche senza questa tremenda circostanza, l’accoglienza da parte della Sud per il ritorno di Bove all’Olimpico sarebbe stata in egual modo carica di affetto, diametralmente opposta rispetto al trattamento riservato a chi, esultando senza maglia e dirigendosi verso il settore ospiti dopo il più classico dei gol dell’ex, aveva voltato le spalle a quella Curva che lo aveva accolto e protetto contro tutto e tutti. Edo la Sud ieri l’ha abbracciata e la Sud ha abbracciato lui, mentre il compagno di squadra era riuscito a farsi espellere pur essendo in panchina. Nei pochi anni di una carriera che è ora appesa ad un filo Bove non avrà vinto una coppa da protagonista (anche se ufficialmente figura nella rosa vincitrice della Conference League), ma è riuscito a guadagnarsi il rispetto del mondo del calcio e l’amore della sua gente. Scusate se è poco.

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