AS Roma

Di Francesco e Ranieri ricordano la Roma

I due tecnici alla presentazione del libro di Chiodi “Dalla Curva Sud al Paradiso”. Il testaccino: "Mou top, diamo tempo al club". Eusebio: "Sarei andato via anche passando col Porto"

Eusebio Di Francesco e Ranieri all'evento

Eusebio Di Francesco e Ranieri all'evento (Flaminia Nobili)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
16 Novembre 2022 - 11:00

Metti un procuratore e due allenatori, lontani dai tavoli delle trattative, insieme in una sala gremita di cronisti, fotografi e appassionati. Tutti e tre legati da un comune denominatore: l’appartenenza emotiva alla Roma, che nel corso delle rispettive carriere si è miscelata anche a quella professionale. Ne verrà fuori un racconto a triplo filo sugli episodi del passato - recente e un po’ più lontano - che li hanno visti coinvolti in prima persona nelle vicende giallorosse. L’occasione è stata fornita dalla presentazione del libro di Pietro Chiodi, “Dalla Curva Sud al Paradiso”, andata in scena ieri a Palazzo Morgagni, alla presenza dei due ex allenatori romanisti Eusebio Di Francesco e Claudio Ranieri (che ha firmato la prefazione) e di Riccardo Masetti, direttore del Centro Integrato di Senologia dell’Università Cattolica Policlinico Gemelli e fondatore dell’Associazione Susan G. Komen Italia (l’organizzazione di volontariato che opera dal 2000 nella lotta ai tumori del seno, alla quale saranno devoluti i proventi della vendita del volume).

Chiodi ha raccontato la sua attività di agente sportivo, partendo dalle origini, da quando era un semplice tifoso (della Roma ovviamente) e sognava di lavorare nel mondo del calcio, fino ai primi approcci professionali col club del suo cuore, nel corso della complessa trattativa per portare Christian Chivu a Trigoria. Fra i suoi assistiti anche Federico Di Francesco (presente ieri in sala in mezzo al pubblico), figlio di Eusebio, che sarebbe poi tornato in giallorosso dopo le esperienze da giocatore prima e team manager poi, proprio grazie alla mediazione di Chiodi: "La mia trattativa più difficile", l’ammissione del procuratore. Che ha anche svelato un retroscena sulla fine del rapporto fra il tecnico e il club della Capitale: "Il giorno dell’esonero mi sono presentato a casa sua con una bottiglia di champagne per fargli sentire la mia vicinanza".

 È toccato poi allo stesso Difra raccontare il suo rapporto con l’agente e il difficile momento del commiato: "Non ho mai preso giocatori alla Roma dietro sua indicazione e lo ringrazio, perché dal punto di vista professionale, oltre che dell’amicizia, con me è stato impeccabile. A lui confidai la scelta delle difesa a tre contro il Barcellona". Poi sull’addio: "Ero “arrivato” dal punto di vista psicologico, ma per colpa mia, non degli altri. Sapevo che stavano già cercando un altro allenatore. Contesto che mi ha spinto in quella direzione, perché in realtà non eravamo in una situazione disperata. Sarei andato via ugualmente, anche se avessimo eliminato il Porto. Ma in realtà già all’inizio della seconda stagione il mercato non fu all’altezza di quello dell’anno precedente". Il gancio con l’attualità lo fornisce la vicenda Karsdorp, finito in tribuna anche durante la sua esperienza sulla panchina romanista: "Io non ho avuto una discussione con lui, ma l’ho lasciato fuori per scelta tecnica. L’ho fatto anche con altri giocatori alla Roma, con lui era per fargli capire che doveva lavorare in maniera differente". Di quel gruppo è rimasto anche Pellegrini: "È cresciuto tantissimo, acquistando grande personalità. Il senso di appartenenza l’ha sempre avuto, ma qualche volta dovrebbe fermarsi per evitare problemi fisici: meglio perderlo per mezza partita che per tre o quattro".

A sostituire Di Francesco all’epoca arrivò Ranieri, che sulla fase attuale si è limitato a ribadire concetti già espressi: "L’ho detto, la società è una grande società, Mourinho è un grande allenatore. Roma non è stata fatta in una notte: diamo tempo a questo club, appena potrà fare il mercato che vuole crescerà ancora". Il tecnico testaccino ha poi lasciato spazio all’amarcord: "Ho pianto in due momenti che non mi aspettavo. Alla festa per Daniele (De Rossi, ndr), ma io non c’entravo. A Roma-Leicester non mi ero accorto di nulla perché ero concentrato sulla partita. Candela lì vicino mi ha detto “Mister è per te”, ma non sapevo cosa fare. Mia moglie mi ha suggerito di alzarmi quantomeno in piedi. Due emozioni che non potevo gestire".

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