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La partita

Roma-Shakhtar 5-0: il profumo di una grande squadra

Goleada nell’esordio all’Olimpico. Apre Pellegrini, poi Mancini, un autogol, Zaniolo e Bove. La trequarti dipinge calcio delizioso, Matic è una diga

La squadra titolare contro lo Shakhtar

La squadra titolare contro lo Shakhtar (As Roma via Getty Images)

08 Agosto 2022 - 10:30

Cinque baci dopo gli abbracci. La Roma saluta il proprio pubblico come meglio non potrebbe, regalando spettacolo, gol a grappoli e sprazzi di squadra importante. Certo, di fronte trova uno Shakhtar impoverito dalle partenze dei brasiliani e soprattutto dalla tragica situazione bellica: la squadra ucraina è lontana parente di quella che qualche anno fa fece sudare i giallorossi nella corsa verso la leggendaria sfida di Champions col Barcellona. Ma i quattro tenori che accendono la fantasia dalla cintola in su sembrano poter coesistere, grazie al lavoro di Pellegrini (apparso già in forma araldica), elastico di altissima qualità fra centrocampo e trequarti, dove si aggirano due del livello di Dybala e Zaniolo alle spalle di Abraham. A garantire l’equilibrio ci pensa Matic, in attesa dell’inserimento di Wijnaldum. Ma le premesse sono più che buone.

Dopo la presentazione in grande stile dei giallorossi, gli ucraini si presentano in campo avvolti dalle bandiere del proprio Paese nel rituale saluto d’inizio gara. Lo stadio dedica un lungo applauso, loro ricambiano: il clima è più amichevole che mai, fino al fischio d’inizio. E fin dalle prime battute si ha la sensazione che lo Shakhtar rivesta il ruolo di vittima sacrificale. Pronti via, Celik ara la fascia di competenza guadagnando un corner che manda Pelle sotto una Tevere in delirio. Pochi istanti dopo tocca a Dybala andare sulla bandierina dal lato opposto, a ricevere l’ovazione della Monte Mario. Il manto dell’Olimpico non aiuta e decisamente non sembra degno di quegli spalti, che trasudano passione.

Il primo a infiammare il pubblico è Zaniolo con un assolo dei suoi, concluso dalla Joya debolmente. Ancora Nicolò da sinistra crea il panico nella difesa ucraina, partendo dal lato in cui può sfruttare il piede migliore senza rientrare. Sul centro-destra si aggira Dybala, mentre Pelle è libero di sganciarsi e sfruttare le proprie capacità d’inserimento. E sono proprio gli uomini di maggiore fantasia a confezionare la splendida azione del vantaggio, al minuto 19. La comincia il Capitano, poi Zaniolo, Dybala e Tammy rifiniscono per il 7, che si ritrova in piena area e fulmina il portiere ucraino con sinistro sotto la traversa.

Dybala si accende nell’ultimo quarto d’ora: prima con una sterzata in area di tacco con mancino sul primo palo (ma respinto). Poi un paio di numeri da capogiro in mezzo al campo: il primo che costringe Bondar a un fallo che in gara vera meriterebbe il giallo; il secondo che avvia l’azione conclusa da una bordata di Zaniolo che si stampa sul palo. Anche il 22 mette la propria classe al servizio dei compagni quando fa velo in area sull’assist di Abraham (dopo palla rubata al limite del lato corto dell’area), mettendo Mancini in condizione di siglare il raddoppio. Il 3-0 arriva allo scadere ed è marchiato Matic, anche se sul tabellino ci finisce Konoplya col suo autogol ad anticipare Spinazzola in agguato. Il serbo è un vero e proprio mastino che ruba palloni dall’inizio alla fine e con la sua insistenza costruisce ancora da destra l’azione che mette il match in ghiaccio già a fine primo tempo.

Nell’intervallo girandola di cambi, a partire dalla difesa ridisegnata. Poi tocca a El Shaarawy, che impiega poco più di un minuto a incidere sulla partita. Corsa senza freni a sinistra impreziosita da assist al bacio per Zaniolo, che scarta il regalo e ringrazia con un diagonale che vale il poker sotto la Sud. Poco dopo risalgono i decibel sul cambio fra Nicolò e l’acclamatissimo Wijnaldum. Intanto entra anche Bove e si sistema prima fra i tre dietro, poi a trequarti, firmando il 5-0 e fornendo un’altra ragione ai veti di Mou su una sua possibile partenza. Risultato tondo, festa completa e numeri da grande squadra. In attesa che si faccia sul serio, fra appena una settimana.

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